martedì 3 luglio 2007

Slava Mogutin - Interview (italian/english)


Giornalista gay, poeta maledetto dell'ultima generazione. Le sue parole hanno sconvolto una nazione intera tanto da costringerlo a fuggire nel 1995 dalla Russia, la sua patria natia, per evitare l'incarcerazione. Ottenuto asilo politico in America a New York, dove vive, diventa modello e attore porno. Oggi continua a scrivere e fare il fotografo, questa è la sua rivincita su coloro che hanno cercato di chiudergli la bocca.

Mi racconti come ti sei sentito ad essere il primo giornalista e scrittore gay in Russia, in quegli anni in cui l’omosessualità era ancora considerata un crimine?
Arrivai a Mosca adolescente e allora la scena gay era completamente underground. Tuttavia era una scena davvero affascinante, piena di violenza, storie melodrammatiche e personaggi come se fossero scaturiti da un film di Fassbinder o dai libri di Jan Genet. Iniziai a scrivere intervistando persone e descrivendo le mie esperienze. Ho sempre vissuto in modo aperto la mia sessualità, nella vita, in quello che scrivo e in tutto ciò che ho fatto, anche se è stato un grande problema con la mia famiglia e con alcune case editrici e editori per cui ho lavorato in Russia. La vecchia legge di Stalin contro i gay è stata abolita circa dieci anni fa, ma l’unico modo per avere successo come gay in Russia è vivere nell’ombra come fanno molti comici, politici e businessmen. Sono stato il primo ad infrangere le regole. Dopo aver incontrato molti personaggi gay che vivevano nell'ombra a volte sposati con figli, mi sembrò ingiusto e conformista che nessuno di loro avesse i coglioni per usare la propria fama o autorità e i propri soldi e potere per aiutare i finocchi russi che venivano molestati, emarginati e perseguitati. Così ho iniziato a svelare cantanti, star della tv e del cinema , comici e politici, non sapevo in che casino mi sarei messo! Ho anche intervistato alcuni ragazzi gay vittime di persecuzioni, tra cui un ragazzo contorto che diceva di aver fatto il miglior sesso durante i suoi cinque anni di detenzione nei campi correttivi. Ovviamente era un pesante masochista, perchè nelle vecchie prigioni sovietiche i finocchi erano considerati inumani, come nella Germania nazista.

E’ stato duro per te lasciare la tua terra a 21 anni alla ricerca d’asilo politico in America?
E’ stata dura, ma non avevo molte scelte. C’erano tre casi contro di me, tutti per quello che avevo scritto. Le accuse erano assurde: “ malizioso hooliganismo con straordinario cinismo ed estrema insolenza,” “ che infiamma la divisione sociale e religiosa,” “ propaganda di violenza brutale, perversioni sessuali e patologie psichiche...” quasi le stesse citazioni prese da Georges Orwell o Kafka. Il consiglio di censura di Yeltsin fece chiudere 2 gironali per i quali pubblicavo regolarmente e rilasciarono un ordine al resto dei media: “ La scrittura di Mogutin rappresenta un grave pericolo per i minori...” non avrei mai più potuto pubblicare niente. Il KGB mi ha interrogato, sono stato tormentato dai media e continuavo a ricevere minacce anonime. Mi stavano dietro, il mio avvocato Genrikh Padva, per anni il miglior avvocato dissidente in Russia , mi suggerì di lasciare lo stato per non finire in prigione, perché sommando tutte le accuse avrei dovuto scontare sette anni. Così, sono andato all’ambasciata americana a Mosca con l’invito che avevo ricevuto dalla Columbia University e gli ho raccontato la mia storia.. Subito dopo il mio arrivo a New York chiesi asilo politico e l'Amercian PEN e Amnesty Intenational fecero delle petizioni al governo per appoggiare il mio caso e malvolentieri divenni l’ultimo dissidente russo. Odio i politici, non voglio una carriera come attivista gay o avvocato per i diritti umani, anche se ho avuto delle ottime chance per esserlo. Mi sono sempre considerato un’artista, uno scrittore, usando il mio esilio come opportunità creativa. E’ stata una sfida perchè virtualmente avevo perso tutto: la lingua in cui io scrivevo, il mio pubblico, la mia cerchia di amici, la mia famiglia, il mio stato di enfant terrible. Ho dovuto ricominciare da capo la mia vita e la mia carriera. Questo è il momento in cui ho iniziato ad usare la mia scrittura e la mia arte come una forma di terapia, descrivendo le mie esperienze, fantasie e complessi, non importa quanto personali, grafici o violenti fossero. Il mio esilio mi ha aiutato a diventare un vero artista.

Ed ora che la Russia è più liberale loro ti guardano come una “star”?
Sono tornato recentemente per la prima volta dopo cinque anni come ospite al più grande talk show in tv. Non mi sarei mai aspettato niente di simile, per anni ho solo avuto incubi riguardo alla Russia. Ero tornato anche per presentare due mie mostre fotografiche e per promuovere gli ultimi miei due libri e tutto si è trasformato in materiale da prima pagina. Ero sulle copertine di giornali e di riviste patinate che sembravano tutte brutte copie di The Face o Arena. Dopo tutti quegli anni d’assenza ero diventato il “bad boy”della così detta “Nuova Russia”, con tutti i miei tatuaggi i piercing e i libri di sesso, pornografia e droghe. Alcuni cantanti rap e rock hanno usato alcuni miei racconti come testi per le loro canzoni. Hanno già fatto tre documentari su di me in Russia, e prima di lasciare la mia terra ero stato in televisione solo per difendermi in tribunale.

Ho letto alcune storie e ciò che mi piace è la combinazione di sporco realismo e allucinazione che emerge quando tu parli di sesso e violenza. Le tue poesie e le tue storie nascono dalla tue esperienze personali?
La maggior parte di quello che scrivo è autobiografico, il meglio o il peggio è che non ho mai dovuto cercare le trame per le mie storie, sono le trame che mi hanno trovato. Il sesso e la violenza mi hanno sempre affascinato ed ispirato, sono cresciuto in una famiglia disadattata con un padre violento e alcolizzato, in un piccolo paesino dove le risse tra ubriachi erano l’unico divertimento. A quattordici anni ho lasciato la mia famiglia e sono andato a Mosca per andare a scuola ma invece bevevo pesantemente e mi mettevo sempre nei guai. Sono stato espulso da tre scuole diverse e arrestato per schiamazzi e risse, in quel periodo ero un homeless, completamente anti-sociale e autodistruttivo. Facevo parte di una rock band e avevo l’atteggiamento punk: FUCK YOU ALL. Ciò che scrivevo erano poesie molto dark e suicide ispirate a Rimbaud ed Hermann Hesse. La prima volta che ho fatto sesso con un altro uomo è stata quando sono svenuto ubriaco sul divano di qualcuno e sono stato violentato. E poi sono finito a vivere con il ragazzo che mi aveva violenato e ovviamente è stata una fottuta relazione sadomasochista. Ho dovuto scrivere di un sacco di merda che mi è accaduta quando ero un teenager in modo da togliermelo dalla mente.

In una tua poesia hai scritto: “ Il sesso con una donna è una cosa divertente. Ogni vero uomo dovrebbe provarlo almeno una volta nella sua vita.” Sei ancora della stessa opinione?
Credo che cose diverse abbiano sapore diverso. E odore. La figa, il culo e il cazzo hanno tutti sapore ed odore differenti, ma se tu vuoi decidere oggettivamente quale’è il migliore per te, devi provarli tutti. Solo se tu vuoi essere oggettivo o avventuroso. La figa mi piace meno del culo ma mi piace lo stesso. In passato uscivo con le ragazze, così suppongo di essere sempre stato bisessuale, inoltre preferisco guardare la pornografia eterosessuale, mi sembra più reale.

Leggi ancora i tuoi scritti nei bar downtown di New York?
Di solito leggevo in diversi bar, club e gallerie intorno a downtown. C’era questo fantastico e strano club, il Mother all’angolo con la quattordicesima strada e la Washington nel quartiere dei mattatoi, che una volta al mese organizzava serate di performance parlate chiamata “Verbal Abuse”. Qui è dove ho incontrato Bruce LaBruce e dove ho iniziato le mie performance. Per me è sempre stato molto più divertente fare questo genere di letture che leggere al college o all’università. L’atmosfera del club o della galleria è in definitiva molto più stimolante, mi piace mettere a confornto il mio pubblico, i loro sentimenti, i loro credo e stereotipi.

Andrew Cunanan è ancora un eroe per te?
Al tempo in cui ha ucciso Versace, Andrew Cunanan mi ha ispirato a scrivere “After All, The Endless Poem od Disintegration Discord Debauchery”. E’ una fantasia dark e violenta sulla mia unione a Cunanan a far baldoria per l’uccisione di una celebrità finocchia, con molti nomi reali e commenti sulla cultura pop americana, con i suoi giornali spazzatura e la sua ipocrisia e la sua ossessione per i marchi e le celebrità. Cunanan è stato ritratto nei media come un cattivo cartone gay, Cunanan il frocio cattivo contro Versace il frocio buono. Penso che l’intera storia e il modo in cui è stata riportata dalla stampa è un perfetto esempio di quanto possa essere fottuto e perverso il mondo delle celebrità. Nella mia poesia io ed Andrew diventiamo amanti, fuggiamo polizziotti e FBI, e finiamo la nostra storica missione: "bersagliare i nascosti succhiacazzi di Hollywood, gli attivisti della chiesa di Scientology, gli squali della Velvet Mafia dal puzzolente mondo della moda e dello spettacolo...” Avevamo una lunga lista di persone a cui sparare. E’ in definitiva una dei miei testi più provocatori. Persone diverse reagiscono in maniera diversa a questo testo, sopratutto a New York dove alcune regine politicamente corrette vestite Versace si sentono sempre offese e iniziano a protestare.

Come’è stato intervistare persone come Allen Ginsberg e Dennis Cooper?
Allen Ginsberg e Dennis Cooper sono tra i miei eroi, i loro lavori mi hanno ispirato moltissimo. Ho pubblicato alcune tra le prime traduzioni dei loro lavori in Russia e sono stato abbastanza fortunato di averli incontrati di persona, siamo diventati amici. Ginsberg è sempre stato censurato nell’Unione Sovietica, sopratutto le sue poesie piene di riferimenti omo ed ebraici, era molto entusiasta del fatto che io stessi finalmente traducendo America, Please, Master e alcune delle sue migliori poesie d’amore. Ha sostenuto molto anche il mio lavoro, due anni fa ho pubblicato una raccolta di mie interviste, 30 Interviews, che si è rivelato il mio più grande best-seller. E’ come una mia retrospettiva di dieci lunghi anni come giornalista. Sono interviste a scrittori ed artisti sia Russi che dell’ovest, tra cui Bruce LaBruce, Gus Van Sant, Joe Dallesandro, Francoise Ozon, Wolfgang Tillmans e molti altri, mai stati intervistati prima dalla stampa russa.

Hai recitato nel film di Bruce LaBruce “Skin Flick”. Come hai ottentuo la parte?
Quando io e Bruce ci siamo incontrati, sembravo un skinhead. Ero un grande fan di “No Skin of My Ass”, ne avevo visto in Russia una brutta copia pirata. Poi Bruce è venuto ad una delle mie letture a Soho e uno dei testi che ho letto quella sera era “Story of a Betrayal”, dove descrivevo cosa avrei fatto se fossi stato adottato dal reggimento militare sovietico durante la seconda Guerra Mondiale. Esisteva questa tradizione nell’Unione Sovietica che molti bambini orfani durante la guerra erano considerti “figli dei reggimenti”, ovvero vivevano con i soldati. Per prima cosa sarei stato scopato da tutta la mia camerata e poi li avrei traditi fuggendo dai nazisti, lasciando che venissero carneficati solo perchè ero stanco delle loro mutande sporche di merda e delle loro sigarette puzzolenti. E’ la mia satira sulla propaganda della vecchia guerra sovietica dove l’ideologia incontra la fisiologia. Quando Bruce mi ha sentito leggere questa storia mi ha chiesto se poteva usarla in un suo film così io e Bruce siamo diventati amici e alla fine ha usato un pò del mio linguaggio nello script, diventando uno dei personaggi.
La mia scena preferita di Skin Flick è quando fai sesso in cucina con Nikki Uberti, modella ed ex moglie di Terry Richardson.

E’ stata divertente girarla?
E’ anche la mia scena preferita, anche se è stata fisicamente estenuante. Abbiamo scopato su tutta la cucina, spaccando piatti e distruggendo oggetti. Abbiamo fatto cinque o sei riprese portando Nikky in giro tutto il tempo, con le sue gambe intorno alla mia vita, cantando l’inno nazionale russo. Alla fine sia io che Nikky eravamo ricoperti di lividi e tagli. E’ stata la mia prima esperienza come attore, ed anche il mio primo film porno, è stato abbastanza strano fare sesso e mantenere l’erezione di fronte a tutte quelle persone, incluse Terry Richardson, al tempo marito di Nikki, anche lui ha recitato una piccola parte nel film - un fotografo amatoriale ossessionato dal sesso che cerca di usare la macchia fotografica per sedurre la mia ragazza. Mi hanno dato del viagra e la crew di 5 persone stavano aspettando il momento in cui sarei venuto, mentre Bruce e Terry scattavano foto.

Hai lavorato come modello e hai girato film porno, pensi che tutto questo abbia a che fare con le tue tendenze esibizioniste?
Suppongo, che tu possa dire così. Mi piace spogliarmi davanti alla macchina fotografica, in un certo senso, era una forma di protesta e di ribellione. A molto a che fare col mio problema personale. Sono stato cresciuto sapendo di essere brutto. Mio padre continuava a dire ai suoi amici ubriachi, difronte a me e a mia sorella: “Guardate ho una figlia bella ma stupida e un filgio intelligente ma brutto!” è stato un enorme complesso nei miei anni da teenager. C’è voluto parecchio tempo prima di accettare il mio corpo. Più tardi a New york quando ho iniziato a fare il modello, è stata la mia rivincita personale, è stato il mio modo per dire a mio padre “Papà, guarda, non sono così brutto! Sono il tuo fottuto figlio!”

Mi racconti qualcosa della tua carriera fotografica? Come e quando hai iniziato a fare foto?
Ho sempre fatto foto, documentato la mia vita, fotografato la gente che ho intervistato, i miei amici ed amanti. ma la mia esperienza come modello è stata la mia migliore scuola, perchè ho imparato qualcosa da tutti i grandi fotografi. Ho lavorato con Jack Pierson, Terry Richardson, David Armstrong e Albert Watson. Ho iniziato a lavorare di più sulla mia fotografia, rendendomi conto che mi piaceva davvero e che ero bravo a farlo. L’editore del giornale gay Honcho era mio amico, in principio ho fatto foto pornografiche, ma mi sono subito annoiato, così ho iniziato fotografare altro come autoritratti, paesaggi, e cose più astratte e commerciali. Odio la maggior parte della fotografia gay. La mie idee di bellezza sono diverse dagli standards della pornografia e della moda commerciale americana. In questo momento è difficile dire che differenza c’è tra moda e pornografia. Sono un voyeur, mi piace fotografare persone in momenti vulnerabili ed intimi, come un ragazzo disteso sul divano con un cetriolo nel culo o un ragazzo che annusa l’ascella di un altro ragazzo, o la mia ex ragazza che se la depila. Per me questo è di gran lunga più interessante del sesso.


ENGLISH

Gay journalist, cursed poet of the last generation. His words have shocked a whole nation that he was forced to leave in 1995 Russia, his homeland, to avoid prison. Obtaining political asylum in the States in New York, where he lives, he became a model and a porno star. Today he's still writing and he's a photographer and this is his revenge agianst all whose who have tryed to shut his mouth.

Can you tell what was it like for you to become the first gay journalist and writer in Russia, in those years when homosexuality was still considered a crime?
When I first came to Moscow as a teenager, gay scene there was totally underground. It was really fascinating scene though, full of violent and melodramatic stories, full of characters like out of Fassbinder movies or Jean Genet books. So I started writing about that, interviewing people, and describing my own experiences. I’ve been always open about my sexuality, both in my life and writing and whatever else I do. Even though it was a big issue with my family and some of the publishers and editors who I’ve worked for in Russia. The old Stalin’s anti-gay law was abolished almost 10 years ago, but still the only way to succeed in Russia as a gay person is to be in the closet. Like many famous entertainers, politicians and businessmen. I was the first one to break that rule. At some point, after meeting all those big gay shuts who were classic closet cases, sometimes married with kids, I felt that it was so unjust and conformist that none of them had the guts to use their celebrity or authority, their money and power to do something for the ordinary Russian queers who were harassed, persecuted and marginalized for years. So I started outing them -- pop-stars, TV- and movie stars, comedians, politicians. I didn’t know what a mess I was getting myself into! I also interviewed a few gay guys who were among the victims of the anti-gay prosecution. There was one really twisted guy who claimed he had the best sex while serving his 5-year sentence in the corrective camps. Obviously he was a hard-core masochist, because according to old Soviet prison mentality faggots were subhuman, just like in Nazi Germany.

Was it hard for you to leave your homeland at the age 21 and seek political asylum in the States?
It was hard, but I didn’t have much choice. There were 3 criminal cases against me, all because of my writing. The charges were absurd: “malicious hooliganism with exceptional sinicism and extreme insolence,” “inflaming social and religious division,” “propaganda of brutal violence, sexual perversions and physic pathology…” – almost like quotes from Georges Orwell or Kafka. Yeltsin’s censorship board shut down 2 newspapers that I was regularly published in and issued a warrant to the rest of the media: “Mogutin’s writing represents especial danger to the minors…” I could no longer publish my stuff. I was interrogated by the KGB. I was harassed in the media and regularly receiving anonymous threats. It was obvious that they were after me. And then my lawyer Genrikh Padva, who has been for years the best dissident lawyer in Russia, advised me to leave the country if I didn’t want to end up in prison. Summing all the charges I could spend there up to 7 years. So I went to the American Embassy in Moscow with the invitation that I got from Columbia University and told them my story. Right after my arrival in New York I filed my political asylum. American PEN and Amnesty International were among those who petitioned the government in support of my case. Unwillingly I became the last dissident from Russia. But it’s not who I am. I hate politics. I didn’t want a career of a gay activist or a human rights advocate, even though I had a perfect chance. I was always considering myself an artist, a writer, and I used my exile as a creative opportunity. It was a challenging experience because I lost virtually everything: the language that I was writing in, my audience, my circle of friends, my family, my enfant terrible status. I had to start my life and career all over again. That’s when I started using my writing and art as a form of therapy, describing my experiences, fantasies and complexes, no matter how personal, graphic or violent they were. In a way, my exile helped me to become a real artist.

Now that Russia is more liberal do they look at you as a “star”?
When I recently went back there for the first time in over 5 years, I was invited to all major TV talk shows. I couldn’t expect anything like that, because for years I only had nightmares about Russia, and very little news about my friends and family. I went there with two photo exhibits and I was promoting my two new books, and it all became a subject of prime-time news. I was on the covers of tabloids and new glossy magazines which all look like rip-offs of the Face or Arena or something else. I guess, after all those years of absence I’ve became a poster “bad boy” for the so-called “New Russians,” with all my tattoos, nipple piercings and books about hard-core sex, porn, and drugs. Some Russian rap and rock stars have been using my texts as lyrics for their records. I was just approached by a filmmaker who wants to make a movie based on one of my short stories. They did already 3 documentaries on me in Russia. And before I left my country I was only on TV when I had to defend myself in court!

I’ve read some of your English translations and what I really like is the combination of dirty realism and hallucination that comes out when you talk about sex and violence. Are all your poems and stories coming from your personal experience?
Most of my writing is autobiographical. For better or worse, I never had to look for plots for my stories, the plots were finding me. Sex and violence were always effecting and inspiring me in one way or another. I grew up in a dysfunctional family with a violent and abusive alcoholic-father, in a tiny village where drunken fights were the only kind of entertainment. When I was 14 I left my family and came to Moscow to go to school but instead was drinking heavily and getting myself into all kinds of troubles. I was expelled from 3 different schools, arrested a few times for drunken brawls and fights, was homeless for months at the time, totally anti-social and self-destructive. I was in a rock band and had a FUCK YOU ALL punk attitude. I was writing very dark and suicidal poetry inspired by Rimbaud, Hermann Hesse’s Steppenwolf and Heavy Metal. The first real sex with another man I had was when I passed out drunk on someone’s couch and got raped. And then I ended up living with the guy who raped me. It was obviously a totally fucked-up sadomasochistic relationship. I had to write about a lot of the shit that happened to me as a teenager in order to get it off my mind. It’s easier for me to write about stuff like that than to talk about it, especially in interviews.

In one of your poems you wrote: “Sex with a woman is a funny thing. Every real man should try it at least once in his life.” Do you still believe this?
I believe that different things have different taste. And smell. Pussy, ass and dick all taste and smell differently. But if you want to decide objectively which one is best for you, you have to try all of them. Only if you want to be objective. Or if you are adventurous enough. I like pussy less than ass but I still like it. In the past I was dating girls, so I guess I was always bisexual. And I prefer to watch straight porn. It seems more real to me somehow.

Are you still doing readings in downtown New York bars? What do you enjoy most in those performances?
I used to read at different bars and clubs and galleries around downtown. There was this great freak club Mother on the corner of 14th Street and Washington in the Meat Packing district, and once a month they had really cool spoken word/performance night series “Verbal Abuse”. That’s where I met Bruce LaBruce and where I started performing. After that I was invited to read at other places. For me it was always more fun than doing readings or lectures in colleges and universities. The atmosphere of a club or a gallery is definitely more inviting and confronting. I like confronting my audience, their feelings, believes, and stereotypes.

Is Andrew Cunanan still a hero for you?
At the time when he killed Versace, Andrew Cunanan inspired me to write “After All, The Endless Poem of Disintegration Discord Debauchery.” It’s a dark and violent fantasy about me joining Cunanan on his celebrity-fag murder spree, with lots of real names and comments on American pop culture, with it’s trashy tabloids and hypocrisy, and it’s obsession with brands and celebrity. Cunanan was portrait in the media as an evil gay cartoon, evil fag Cunanan versus good fag Versace. I think that whole story and the way it was covered in the press was such a good example of how fucked-up and crooked celebrity world can be. In my poem Andrew and I become lovers, escape the cops and FBI, and finish our historic mission, targeting “closeted Hollywood cocksuckers, activists of the Church of Scientology, the Velvet Mafia sharks from the stinking world of fashion and showbiz…” We had a long shooting list. It’s definitely one of my most provocative texts. Different people react on it in a different way, especially in New York. Some politically correct Versace-wearing queens always take offense and start protesting.

What was it like interviewing people like Allen Ginsberg and Dennis Cooper?
Allen Ginsberg and Dennis Cooper were among my heroes whose work really inspired me. I published some of the first translations of their work in Russian. And then, I was lucky enough to meet them in person, and even become friends. Ginsberg was always heavily censored in the Soviet Union, especially his signature poems, full of homo and Jewish references. So he was really excited when he found out that I was finally translating America, Please, Master and some of his best love poems. He was also very supportive of my own work. A couple of years ago I published a collection of my best interviews, 30 Interviews, which turned out to be my first bestseller in Russia. It’s kind of like a retrospective of my 10-year-long journalistic career. And there are interviews with both Russian and Western writers and artists, including Bruce LaBruce, Gus Van Sant, Joe Dallesandro, Francoise Ozon, Wolfgang Tillmans and many others, who were never before interviewed by the Russian press. It was a fun project.

You were one of the stars of Bruce LaBruce’s “Skin Flick.” How did you get that role?
When Bruce and I first met, I looked like a skinhead. I was a big fan of “No Skin of My Ass.” I saw it back in Russia, some really bad bootleg copy. Then Bruce came to one of my readings in Soho. One of the texts I was reading that night was “Story of a Betrayal,” where I described what I would do if I were adopted by a Soviet military regiment during the World War II. There was this tradition in the Soviet Union, and a lot of orphan kids during the war were considered “sons of regiments,” meaning that they actually lived with the solders. First I would get fucked by all my comrades, and then betray them by running away to the Nazis. Letting them all be slaughtered just because I’m tired of their shit-stained underwear and stinky cigarettes. It’s my satire on the old Soviet war propaganda. Ideology meets physiology. And that’s what a lot of Bruce’s work is also about. When Bruce heard me reading that story he asked if he could use it in his movie. Bruce and I became good friends and he ended up using some of my language in the script, so I’ve kind of naturally become one of the characters. There are 2 versions of the movie – the art-version, Skin Flick, which was a director’s cut, and Skin Gang – the hard-core version for video distribution. Skin Flick was released in the movie theaters first in Europe, then in the States, and it was shown at film festivals all over the world. And Skin Gang was nominated for 11 Gay Adult Video Awards – it’s kind of like Gay Porn Oscars based in Las Vegas – but it didn’t won any. It was too much for the mainstream American gay porn. But the movie has become a cult classic, especially in Germany.

My favorite scene in Skin Flick is your fuck in the kitchen with Nikki Uberti, the fashion model and Terry Richardson’s ex-wife. Was it fun to do?
It’s my favorite scene too, even though it was physically exhausting. We were fucking all over the kitchen, using every piece of furniture, smashing dishes on the floor and destroying things. We did 5 or 6 takes, and I had to carry Nikki around the whole time, with her legs around my waist, while signing The International in Russian. By the time when we were done shooting that scene both Nikki and I were covered with bruises and cuts. It was my first acting experience, and my first porn at the same time. It was pretty weird to have sex and keep a hard-on in front of all those people, including Terry Richardson, Nikki’s husband at the time. Terry was also playing a little part in the movie – a sexually obsessed amateur photographer who’s trying to use his disposable camera to seduce my girlfriend. They gave me viagra and a fluffer, and the crew of 5 people was waiting for my cum shot while Bruce and Terry were snapping pictures of Nikki and me. Nikki is definitely one of the most beautiful models ever, and she is amazing actress. I’m happy that we played that part together, especially in the gay movie.

I know you’ve worked both as a fashion and porn model. You even did some porno videos. Does it have to do with your exhibitionistic tendencies?
I guess, you can say so. I like taking my close off in front of the camera. In a way, it was a form of protest, rebellion against the idea of what a Russian dissident writer should be and do. It has a lot to do with my personal issues. I was raised knowing that I was ugly. My father used to say to his drunken friends in front of my sister and me: “Look, I have beautiful but stupid daughter and smart but ugly son!” So it was my huge complex throughout my teenage years. It took me a long time to become comfortable with my own body. Later on, when I came to New York and started modeling, it was my personal revenge. It was my way of saying, “Dad, look, I’m not so ugly! I’m your fucking son!”

Tell me about your photography career. How and when did you get into it?
I’ve always been taking pictures, documenting my life, photographing people who I’ve interviewed, my friends and lovers. But my modeling experience was the best school for me, because I learned something from all the great photographers who I’ve worked for, like Jack Pierson and Terry Richardson and David Armstrong and Albert Watson. Eventually I started working more on my own photography, and at some point I realized that this is something that I really like to do, and something that I can be good at. That was the point when I had enough confidence to start publishing my photos. The editor of Honcho magazine was a friend of mine, and first I started as a porn photographer. But very soon I got bored doing only dick shots and ass shots and I started shooting other things— self-portraits, landscapes, more abstract and conceptual stuff. I really hate most of gay photography. My ideas of beauty are very different from the standards of the mainstream American porn or fashion. Especially now, when it’s hard to tell the difference between porn and fashion. I’m a voyeur, I like photographing people in vulnerable, intimate situations, like a boy on a couch with a cucumber up his ass, or a guy sniffing another guy’s under pit, or making out with a dog, or my ex-girlfriend shaving her pussy. For me this is more exciting than sex. As long as it’s not posed or forced.

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