mercoledì 29 dicembre 2010

Yannis FOALS - Photography




Release Da Boar - Styling






Terence Koh - Interview


Era il 2003 la prima volta che ho intervistato Terence Koh, all’epoca era conosciuto sotto il nome di Asian Punk Boy. Ciò che mi colpì sette anni fa, quando stava emergendo come artista, era il suo modo di vedere le cose, i suoi lavori a volte estremi e forti erano proposti con la più delicata semplicità e naturalezza. La nostra conversazione si era incentrata sul sesso e sulla pornografia, argomenti per nulla sfiorati questa volta. Oggi Terence è l’incarnazione perfetta dell’artista contemporaneo di fama mondiale, che ha già al suo attivo personali al Whitney Museum di New York e alla Tate Gallery di Londra. Fortunatamente la fama non ha spento la sua spontaneità e continua ad essere il fanciullo spensierato che cammina in questo “bianco” mondo.

Come artista ti ricordi il momento in cui il nome “Terence Koh” si stava cristallizzando in uno dei più grandi nomi nell’arte contemporanea?

Spero che il mio nome non diventi solo grande nell’arte, vorrei che Terence Koh fosse più che il nome, la persona che rende gli altri esseri umani felici e speranzosi. Spoero inoltre di poter avere l’abilità di rendere il mondo un posto meraviglioso, più pacifico e mostrare che l’amore è possibile in ogni cosa.

Che differenza c’è nella tua vita da quando sei diventato famoso?
Continuo a non riuscire mai ad addormentarmi, continuo ad amare i miei gattini e faccio ancora sogni bianchi, amo rannicchiarmi nel letto la mattina con i miei gatti e con Garrick. Insieme siamo una famiglia e per noi siamo famosi, siamo devoti l’un l’altro in quel letto. Questa è per me la miglior forma di fama.

Ti piace l’attenzione del mondo dell’arte?

Il mondo dell’arte è crudelmente tranquillo, pazzo e altre volte dolce. Non sono sicuro che mi piaccia poi così tanto essere guardato da quel mondo, è come una grande sorella che pensa di essere troppo foo foo la maggior parte del tempo.

Sei ancora agitato prima di fare una performance?
Sì, sopratutto ora che sono sobrio.

Hai fatto una performance con Lady GaGa. Ho adorato voi due insieme, perchè per me è stata l’unione di due tra le più grandi icone, una dell’arte e l’altra della musica pop. Che ricordi hai di quella esperienza? Cosa pensi di Lady GaGa?
Credo che noi due siamo come bambini che giocano, come se facessimo dei castelli di sabbia. Lei per me è come una sorella e una fata. Lei ha le scintille, è ricca di energia positiva e di vitalità. Insieme creiamo arcobaleni e spero che questi arcobaleni illuminino l’arte della gente con cura e magia.

Nel luglio del 2009 ti sei sposato con il tuo storico fidanzato Garrick Gott. È stato il matrimonio dei tuoi sogni? Che ricordo hai di quel giorno?

Mi sono sposato sia perchè volevo indossare un’enorme spumoso abito bianco nuziale ed anche perchè volevo dimostrare che due persone che si amano possono sposarsi sia che sia legale o non. Quando credi davvero in qualcosa, quando fai vedere che c’è un amore forte nel mondo, devi farlo perchè aiuti le generazioni successive. L’umanità consiste nel far diventare i nostri figli ed i figli dei loro figli sempre più l’essenza del puro amore. Naturalmente parte di questo amore può essere segreto, i ricordi amorosi possono essere segreti, così in questo giorno di nozze ne ho imbottigliati un pò nella mia testa come un profumo. Forse esiste un’essenza che viaggia per tutto il mondo e che fa sì che due persone possano unirsi e dare amore.

Su internet in alcuni siti e blog fashion si dice che tu sia interessato alla moda, cosa ti piace di questo mondo?
È soltanto un gossip. Indosso gli stessi vestiti più o meno tutti i giorni. Alcuni mesi fa ho deciso di indossare solo il bianco per il resto della mia vita, semplifica davvero le cose, inoltre tendo a non voler dire il mondo della moda, il mondo della musica, il mondo dell’opera, il mondo dell’arte, il mondo dell’ingegneria, o il mondo della cucina. Il mondo è uno e noi siamo i suoi figli.

Credo tu sia l’unico uomo che possa indossare look total white e stare sempre bene, mi dici com’è nata la tua passione per il bianco?
Mi piace il bianco perchè su di esso puoi vedere chiaramente le cose non bianche, non m’interessa che si sporchi facilmente, è la vita. Per me è come un sentimento d’innocenza vedere il bianco che si sporca. Puoi sempre candeggiarlo, ovviamente con una candeggina ed un detergente che rispetta l’ambiente. Non lavate troppo spesso, risparmiamo l’acqua!

Come artista concettuale, la tua arte si basa su idee. Quante idee hai al giorno?

Sai che posso rispondere a questa domanda Alex. Anche se concettualmente è concettualmente impossibile rispondere concettualmente ad una domanda concettuale.

Ok allora rigiro la domanda, hai mai paura che le tue idee possano esaurirsi?
Sono felice perchè so che avrò sempre delle idee.

Credi esista un modo per evitare la banalità?

Cercare di rendere te stesso davvero felice. La tua felicità dovrebbe galleggiare nel mondo, è l’anti-banalità, come la banana split è il fantasma di un’orchidea.

Brandon Herman - Interview


Quanto è cambiata la tua vita dall’ultima volta che ti ho intervistato, un paio di anni fa?
Tanto? Haha, non so. Per quanto riguarda il mio lavoro, credo che la mia attitudine sia diventata molto meno contenuta. C’è sempre stato un elemento esperienziale nel quale mi piace usare l’arte come un catalizzatore per avere esperienze, ma l’ho spinto molto più in là. In ogni progetto confondo sempre di più le righe tra quando e dove il lavoro inizia e finisce. Per il progetto intitolato “My Vacation With A Kidnapper," una parte del concetto era che andassi in vacanza con un perfetto sconosciuto. Così ero a Los Angeles con questo ragazzino che avevo scelto, che conoscevo appena e che era partito da New York con me, ed ero stressato perché prima di allora avevo sempre fotografato amici stretti ed ora mi ritrovavo senza quell’intimità e confidenza ed ero preoccupato per tutti i soldi che stavo spendendo per quel viaggio chiedendomi se avevo sbagliato. Avevo poi chiesto al produttore di trovare dei posti e coordinare tutto e lui aveva una personalità volatile e litigavamo continuamente. Prendevo anche degli antidepressivi ed ho deciso a metà strada che non stavano funzionando, così ho smesso di botto, senza diminuirli gradualmente come si dovrebbe fare, e ciò mi ha fatto realmente impazzire, mi capitava di essere maniaco per due ore e poi aver voglia di piangere per 45 minuti. E’ stato intenso. E carico di emozioni. Ed anche se all’epoca era orribile, mi sono reso conto di aver in realtà semplicemente aumentato l’intensità ed il senso del viaggio delle esperienze che potevo creare. E ho attribuito ciò principalmente al fatto che vi era stata una struttura con la quale mi ero avvicinato al progetto (ossia il mio concetto, i miei interessi, la mia ricerca, il materiale d’ispirazione che avevo raccolto, i posti nei quali volevo andare, le richieste che avevo fatto del produttore) che erano tutti gli elementi che stavo controllando, e poi c’erano i fattori confusionali che ho citato prima (l’abbandono degli antidepressivi, le liti con il produttore –oh l’ho anche licenziato a metà lavoro, il che ha reso il tutto ancora più caotico, e prendevo molto Vicodin). Così quello è stato un punto di svolta per me e da lì in poi ho iniziato a vedere il lavoro come un gioco con un certo numero di elementi controllati e di fattori caotici. Ed è così che lavoro da allora.

I tuoi nuovi lavori evocano le atmosfere più tangibili di ambienti e luoghi. Quanto è stato influenzato il tuo lavoro da set familiari a te, come Hollywood e i sobborghi di Los Angeles?

Hollywood e Los Angeles in generale hanno avuto una grande influenza. Sono sempre stato interessato al modo in cui la fantasia colora la percezione del mondo reale. Vi è lì una tale relazione difficile da spiegare. Quando si pensa alla fantasia, si pensa alla creazione dell’immaginario all’interno dello spazio mentale, e ciò sembra caratteristicamente contraddittorio nei confronti di un’esperienza sensoriale del mondo fisico che ci circonda. Ma obietterei che qualsiasi informazione sensoriale che si ha è sempre fatta in questo modo attraverso il filtro delle fantasie di ognuno, anche originariamente formate tramite informazioni sensoriali originariamente ricevute dal mondo esterno. Direi che è impossibile separare del tutto il reale dall’immaginario. C’è così tanto qui a Los Angeles da far esplodere la mia fantasia che nella mia testa vivo costantemente in un mondo da film. Questo posto ha questo potere. Leggo anche libri ambientanti a Los Angeles, per far sì che diventi nuovamente esotico questo posto che sta diventando invece per me molto familiare. Ma non ho necessariamente bisogno di far ciò. Ironicamente, la maggior parte dei lavori più recenti non è stata in realtà fatta qui. Ma proprio come in un film di Hollywood, a volte devi andare sul posto e portare Hollywood altrove.

Ieri sera leggevo un articolo sul nuovo libro di Bret Easton Ellis Imperial Bedrooms, lui ha lasciato NY perché non era stimolante, mentre Jay McInerney diceva che non avrebbe mai lasciato NYC. E’ vero che ti sei trasferito a Los Angeles a causa della mancanza di ispirazione che sentivi a NYC?
Sembrerà strano, ma Bret Easton Ellis è il mio autore preferito anche se non ho mai letto uno dei suoi libri. Li ho tutti, ma non riesco a leggerli. Credo di non voler rovinare la piena comprensione che ho di lui e del suo lavoro. Guardo le sue foto e l’ho visto ad una inaugurazione ed ero totalmente ipnotizzato e conosco esattamente l’emozione che si prova nel leggere i suoi libri. Ho avuto la stessa esperienza con Sharon Tate. Ho deciso di realizzare un intero progetto intorno a lei ma non ho mai visto nessuno dei suoi film. Conoscevo solo la storia del suo assassinio e poi ho fatto delle ricerche sulla sua vita e sulle vite delle persone a lei collegate come Polanski ed ho trovato dettagli intimi su molte cose che ruotavano attorno a lei, ma non ho mai voluto realmente vivere quell’esperienza che sono sicuro molti direbbero che è il dettaglio più importante che la riguarda, i suoi film. Ritengo però di avere una piena comprensione di chi sia lei e di come potrebbero essere i suoi lavori cinematografici.Forse mi piace semplicemente avere quei buchi da riempire con la mia fantasia. Forse troppi dettagli possono essere limitativi.

Cos’è che ti ispira a Los Angeles?

Sembra come se ci fosse sempre al tramonto. Il cielo è bellissimo.È drammatico. Ed il paesaggio è drammatico. Un panorama a Los Angeles va avanti per un tempo illimitato. Fuori dalla finestra della mia camera proprio ora vedo questa nebbia fitta ed una coltre di nubi su tutte le colline di Hollywood e mi sento come se stessi guardando la foschia che copre una città in collina nel Congo. Ma la mia strada sembra Miami. L’altro giorno andavo in bicicletta qui vicino ed avrei giurato di essere in Inghilterra. A New York ti sembra fondamentalmente sempre di essere a New York. New York è grande, ma ti dà anche quella sensazione di finito e contenuto, impilato su se stesso. Los Angeles è una distesa. Sembra infinita. Credo che questo richiami la mia idea dei panorami.

Ci sono tempi in cui una città t’ispira più di un’altra, come dicevamo mesi fa, è dal 1993 che non vengo a Los Angeles. Non so, ma sento che ora mi potrebbe stimolare, come invece non lo ha fatto quando sono venuto lì per la prima volta. Se venissi a trovarti, dove mi porteresti per farmi amare questa grande città?
Se fossi totalmente incaricato di creare una “Los Angeles experience” per te e la posta in gioco fosse quella di insegnarti ad amare L.A. altrimenti moriresti, chiederei di farti invertire i tuoi ritmi del sonno, ti farei svegliare al tramonto ed andare a dormire all’alba. In quel modo apriresti gli occhi avendo davanti la bellezza sporca, viva e un pò brilla che si trova nel tramonto di Los Angeles. E poi vivresti L.A. di notte, che è a mio avviso, la Los Angeles più entusiasmante. Qualcosa nella geografia di questa città implica l’esistenza di un ventre oscuro molto diverso da qualsiasi altra grande città in cui sono stato. L’espansività qui ti permette la privacy. E la privacy permette l’esistenza di un lato più oscuro e sporco. E al di sopra, intorno e in cima a questo lato oscuro risplendono i neon del Sunset Strip, i fari degli stop sulla superstrada, le luci degli elicotteri della polizia, i riflettori delle prime dei film, i fari che attraversano Laurel Canyon nella vallata. Delle notti andremmo in bicicletta, sfrecciando tra le strade per vedere tutto da vicino, alla ricerca di strani ristoranti, bar nascosti, feste private e club di striptease. Altre notti invece andremmo in macchina per andare oltre e vedere da più lontano, prenderemmo del cibo da asporto in macchina, parcheggeremmo l’auto e ci ubriacheremmo, sfrecceremmo per le curve di Mulholland con le gomme stridenti e prenderemmo la superstrada fino al deserto e fino all’oceano.

Ok Brandon, mi hai convinto! Tornado al tuo lavoro quando vedi la foto nella sua forma finale, quanto si avvicina a quella che avevi concepito nella tua testa, che avevi visto nella tua testa prima che il tutto prendesse forma? Esiste già nella tua mente, forse per lungo tempo, o semplicemente accade?

Prima avevo immagini molto specifiche nella mia testa e cercavo di ricrearle. Ma ora sono più per l’esperienza e la confusione e per l’essere travolto dal gioco che ho creato fino al punto in cui mi perdo nella mia stessa fantasia. E poi voglio che il lavoro siano piccoli souvenir di questo. Fotogrammi di un film in cui vivo con i protagonisti.

Una volta mi hai detto : “Rubo da ogni artista, film, rivista, da tutto”. Da dove hai rubato questa volta per queste nuove serie?

David Lynch. Sempre David Lynch. Kenneth Anger. Gregg Araki.

C’è un’atmosfera noir nei tuoi nuovi lavori. Me ne parli?
C’è qualcosa di liberatorio nell’oscurità. Quando faccio un lavoro, tutte le persone coinvolte (anche quelle che non sono nelle foto) hanno dei personaggi che ho creato per loro e facciamo molti giochi di ruolo. L’oscurità rende tutto ciò più pericoloso. La luce del sole rivela troppo. Al buio, c’è molto da riempire con la fantasia ed io trovo tutto ciò molto eccitante.

Mi dici qualcosa sulla ragazza bionda?
È un’attrice di Los Angeles. L’accordo che ho fatto con lei consisteva nel darle un viaggio gratuito di due settimane per l’Europa in cambio di una falsa identità da me pensata per lei per tutto il tempo. Così abbiamo fatto fare su misura tutto il guardaroba e le parrucche ed inventato nome e storia. In realtà c’è più di una ragazza bionda. E la seconda ragazza faceva anche la parte del produttore e contemporaneamente le è stato chiesto di osservare la prima ragazza per la prima settimana e poi di assumere la sua falsa identità per la seconda settimana. Avevamo dei doppioni di ogni parrucca e vestito, quindi abbiamo potuto farlo. Avere poi il produttore che aveva un ruolo ha favorito la confusione ed il caos.

Molte di queste foto sono state scattate durante la notte. Che tipo di pensieri hai solitamente al buio?

Pensieri sporchi che fanno paura. Penso di aver bisogno d’aiuto. Ah Ah

Paul Smith - Photography




Jonathan Hobin - Interview


Le fotografie di Jonathan Hobin navigano nel lato più dark dell’infanzia, dove vecchie filastrocche celano capricci di bambini non poi così innocenti quanto potremmo pensare o dove eventi terribili, che hanno segnato i nostri decenni, si sono trasformati in giochi infantili. Immagini facilmente fraintendibili e scomode a molti, un modo differente di vedere l’infanzia ed il mondo ludico che la caratterizza, dove i bambini sono forti. The Kids Are Still Alright.

Il lato oscuro dell’infanzia è qualcosa che mi ha sempre affascinato, che cosa pensi di questo tema? Che infanzia hai avuto?

L’infanzia non è stata per me un periodo piacevole. Nonostante sia cresciuto in un ambiente molto amorevole e solidale, spesso ero confuso e solitario. A causa di un continuo senso di colpa sono sempre stato un bambino introspettivo e tutto ciò ovviamente è stato per me problematico. Sostanzialmente, se pensavo a lungo a qualcosa, la mia mente era solita vagare all'interno di tutte le possibilità oscure che ppotevano presentarsi. Probabilmente tutto è successo per una serie d’esperienze che mi sono capitate durante la mia prima infanzia. Puoi chiamarla perdita d’innocenza, ma credo che la maggior parte delle persone vivano un’esperienza che li sveglia dalle realtà più dark del nostro mondo. Il cambiamento può avvenire in qualsiasi momento e credo che il mio forse sia avvenuto un pochino prima del solito. Questo cambiamento nella mia mentalità è ciò che mi ha permesso di sperimentare sia l’euforica gioia dell’infanzia, sia la paura che ne deriva dalla totale assenza di esperienza e di abilità nel risolvere il problema. L’ignoto era terrificante per me ed ho cominciato ad essere molto conscio del mondo che mi stava attorno fin da piccolo. Credo che tutto ciò fosse un modo inconscio di proteggermi. Questa mentalità è ciò che mi ha permesso di riconoscere il lato più oscuro delle filastrocche fin da bambino, che poi sono diventate la mia ispirazione per la mia prima serie di lavori, Mother Goose.

Le tue foto mi piacciono molto, credo sia difficile passargli accanto senza provare nulla, per esempio nella serie Mother Goose c’è un sentimento macabro e le espressioni dei bambini sono di apatia ed impassibilità, me ne parli?
La serie Mother Goose si riferisce alla conoscenza sia del lato oscuro che di quello capriccioso della natura dell’infanzia. La maggior parte di noi sono soliti dimenticare velocemente i momenti più scomodi della nostra giovinezza. Tendiamo a creare una fantasia su ciò che è stata la nostra esperienza. Le immagini di Mother Goose sono anche la creazione di una fantasia infantile attraverso la metafora, riflettono sia l’oscurità che la luce. La conoscenza dell’oscurità è qualcosa che ho dovuto accettare come uno dei temi principali del mio lavoro. Le immagini di questa serie all’inizio sembrano innocenti, ma sotto la superficie appare una storia differente, così la morale, che è la chiave di lettura della filastrocca, diventa più chiara. Spero che chi osserva le mie immagini possa quindi rendersi conto che queste tematiche orribili stanno sagomando le esperienze infantili di innumervoli giovani.

Chi sono i bambini che hai usato nelle tue foto? Dove li hai trovati?

I bambini della serie Mother Goose sono tre fratelli a cui mi sono avvicinato dopo la morte del padre. La morte è diventato un tema ricorrente nella loro vita avendo dovuto affrontare la perdita di quattro membri della loro famiglia, tra cui i due nonni nello stesso giorno. Hanno sperimentato un numero di grandi prove nella loro giovane vita e stranamente sono diventati la perfetta rappresentazione e le muse per quel lavoro.

Ricordo che anni fa ho curato lo styling per un servizio con dei bambini e per me è stato un’incubo, non tanto per i bambini quanto per i genitori che erano sul set, hai avuto gli stessi miei problemi?
Adoro lavorare con i bambini. Sono così pazzi che spesso quando li fotografo creano un senso di leggerezza. Sono difficili da gestire, ma devo ammettere che ne vale la pena. Anche per quanto riguarda i loro genitori, la maggior parte di loro sono stati fantastici. Solitamente spiego ciò che farò nel mio lavoro il giorno prima dello shooting per far sì che tutti siano d’accordo sulla direzione artistica. I genitori che sono d’accordo solitamente sono attenti e solidali.

Credo che i bambini si divertano un sacco mentre fanno le tue fotografie, probabilmente sono gli adulti quelli che si posso sentire più infastiditi dalle situazioni in cui ritrai i bambini. Ho ragione?
Per me i bambini capiscono molto più di quanto noi crediamo... Hai ragione, I bambini si divertono mentre scatto le mie fotografie. Si devono vestire ed essere al centro dell’attenzione per un pò. Dopo che tutto è finito si possono rivedere sulle riviste o sulle pareti di una galleria ed anche questo a loro piace un sacco. Alcuni bambini capisco esattamente il contesto di alcune mie immagini e sopratutto a cosa alludono, loro giocano già con le pistole o con le figurine di guerra, per loro non c’è differenza. Molti dei miei critici pensano che l’uso dei bambini nelle mie fotografie sia un abuso, che cosa che per me è ridicola per me è ridicolo. Queste immagini rivelano ciò che i bambini vedono della nostra società e come sia riflessa nei media. Tutto questo mette le persone a disagio e credo che la critica sia solo una reazione sbagliata al loro disagio. I bambini si divertono, ma sono gli adulti che sono complessati.

Mi colpisce il fatto, che le tue fotografie stiano raccontando una storia e sopratutto che siano così colme di dettagli, quanto hai chiara nella tua mente l’idea ed il set in cui vuoi collocare i bambini?
Il soggetto dell’argomento dell’immagine sembra che mi si riveli da solo. I ricordi della mia infanzia mi sono molto vicini così, quando vedo qualcosa nei media, è semplice per me immaginare come questa cosa possa essere percepita da un bambino. Da quel momento inizio a ricreare un set nella mia mente e a riempirlo con cose che erano magiche per me quando ero bambino. Il passo successivo è lo schizzo e poi la raccolta di vestiti e di props. Il set si evolve durante il tempo finché non sento che è finalmente completo nel momento in cui ho deciso di creare la fotografia. Lo vedo quasi più come un quadro foto-realistico che una semplice fotografia. Non so, ma mettere quei bambini in quelle situazioni drammatiche e tragiche, danno a quei momenti che noi tutti conosciamo un senso di bellezza, che dici? Ci può essere bellezza nella tragedia e c’è fragilità in noi come umani. Quella vulnerabilità è ciò ci incoraggia a difenderci l’un l’altro ed è attraverso questo desiderio di proteggerci che riconosciamo il nostro amore l’uno per l’altro. A volte vedere un’immagine scomoda può portarci verso concetti romantici di protezione e amore, che è nascosto sotto forma d’immagine narrativa.

Come mai hai deciso di trattare temi quali gravidanze inattese, abbandono, depressione, solitudine, disordini alimentari?
Sono tutti temi forti... Il fatto è che questi temi pesanti sono le realtà del nostro mondo. Faresti davvero fatica a trovare una sola persona che non abbia dovuto fronteggiare almeno uno di questi soggetti. Non riesco ad esprimere pienamente perchè io sia attratto dall’esplorare queste tematiche ma so che discuterne mi ricorda la nostra determinazione come persone.

Che cosa pensi delle filastrocche?

Credo che abbiano un loro fascino! Adoro il fatto che molte di esse si basino su eventi reali e mi piace come alcuni significati si siano persi col tempo, mi diverte come le stesse filastrocche siano lentamente cambiate per riflettere la società odierna che le racconta. Mi piace come il ritmo delle rime si basi senza dubbio su ritmi tribali che risuonano come molte culture intorno al mondo. Sicuramente c’è un mistero e una sorta di archivio della nostra storia orale. Le trovo molto affascinanti sotto molti livelli.

Nella serie In The Playroom, invece interpreti alcuni traumatici eventi dei nostri passati decenni come l’attacco al World Trade Center dell'11 settembre o la morte della Principessa Diana e ci mostri come i bambini potrebbero reagire a tali eventi. Me ne parli?
Ho preso spunto da eventi che sono accaduti durante la mia vita e li ho riflessi nei giochi dei bambini. Non è un concetto nuovo vedere riferimenti della nostra cultura riflessa nei giochi dei bambini; questo è ciò che caratterizza il gioco, che è uno strumento necessario e che i bambini usano per trattare e capire il mondo intorno a loro, una sorta di prova costumi. Quello che ho fatto è stato esagerare la riflessione di alcuni eventi che sono successi e di come sono stati trattati dai media. Le persone si sentono a disagio quando capiscono che anche i bambini hanno visto queste immagini. I bambini vedono le immagini in tv e nei giornali. La domanda che faccio in queste immagini è “Ci siamo evoluti oltre le favole di Mamma Oca? Sono forse questi nuovi avvenimenti? È la fiaba moderna che mette in guardia l’odierna gioventù?”

Credo che tu sapessi prima di iniziare con questa raccolta d’immagini che avresti potuto essere frainteso, giusto? Qual è la peggior critica che ti è stata mossa?
Ho sentito moltissime critiche da quando ho iniziato ad esporre questo lavoro. Molte delle quali, come puoi immaginarti, sono atroci. Mi hanno detto di tutto, da pervertito a razzista, non posso prendere questi commenti troppo seriamente ma ci sono stati commenti molto più positivi dalla maggioranza delle persone che hanno visto il lavoro in persona. L’unica cosa che trovo dolorosa è quando a una persona che non apprezza il mio lavoro, coglie l’opportunità di insultare i genitori dei bambini che hanno preso parte alle fotografie. Dovrei dire che tutti questi commenti non sono mai stati fatti in nessun incontro sull’arte ma bensì nel mondo dei blog dove l’anonimato protegge le persone dal dover difendere i propri commenti.

Jimmy Gnecco - Photography



Pulled Apart By Horses - Photography



Chapel Club - Photography







Polly Morgan - Interview


Dal momento in cui ho deciso di intervistare Polly Morgan, sapevo che alcune persone avrebbero potuto provare uno strano disagio davanti alle sue opere, anche fastidio, ma io volevo sapere chi è Polly e sentire con le sue parole come opera e cosa pensa. Il fatto che venga collezionata da Charles Saatchi, Damien Hirst, Kate Moss, Courtney Love e che Bansky sia stato uno dei sui primi scopritori, non ha rafforzato l’idea che già mi ero fatto delle sue opere, ovvero che sono arte con la A maiuscola. La sua arte può risultare scomoda, incomprensibile, forte, fastidiosa, ma è importante capire con che occhi la si sta guardando; io percepisco semplicemente bellezza e fragilità forse perchè Polly, a differenza di altri imbalsamatori, usa piccole creature nei suoi lavori, ma soprattutto si percepisce una certa sensibilità femminile che li caratterizza. La Tassidermia per anni è stata considerata qualcosa di strano e molti non la considerano tutt’ora una forma d’arte, tutt’al più qualcosa di macabro o kitsch. La tassidermia di Polly Morgan è assolutamente diversa da quella a cui siamo stati abituati, non mima la realtà bensì ne offre una sua libera interpretazione.

Cosa pensi degli animali imbalsamati conservati nei musei?

Sono polverosi e male conservati, e mi infastidisce che molti di questi musei continuino a esporre questi vecchi pezzi. Non credo che il fatto che siano rovinati gli aggiunga un valore storico, anzi non capisco perchè non possano essere sostituiti da altri moderni con una rappresentazione più accurata, ora abbiamo i mezzi e l’abilità per migliorare tali rappresentazioni.

Cosa pensi della tassidermia tradizionale?

Credo che gli animali siano meravigliosi e penso che si possa perdere la loro bellezza perdere la loro bellezza con la tassidermia tradizionale che, se non eseguita alla perfezione, può addirittura risultare comica. Anche se io non sono la migliore imbalsamatrice del mondo spero che la bellezza degli animali sia conservata nelle posizioni e nei setting in cui li colloco, usando proprio questa tecnica.

Ma perchè hai scelto proprio la tassidermia?

Ho sempre amato la tassidermia e non ne sono mai stata inquietata, inoltre mi da la possibilità di potermi avvicinare ad animali che in vita scapperebbero da me.

Ma quindi com’è cominciato il tutto?

Niente era pianificato. Ho semplicemente voluto imparare la tassidermia, che ho iniziato e praticato dal 2004. Poi un giorno un mio amico, proprietario di un ristorante, mi chiese di eseguire la tassidermia su alcuni animali per riempire delle campane di vetro. Senza alcuna istruzione, ho usato la mia immaginazione ed è venuto fuori ciò che mi piaceva e poi da lì sono stata incoraggiata a proseguire. È successo in maniera organica, ho avuto la mia stella fortunata.

Una delle opere che mi ha colpito particolarmente è quella in cui tanti piccoli uccellini escono da un feretro, me ne parli?

In quei buchi ho infilato pulcini di quaglia nati da un giorno. Sembra che stiano lottando per uscire o che siano affamati, mentre se li si guarda da una certa distanza potrebbero addirittura sembrare muschio o dei cirripedi che crescono sul lato del legno. Ho cercato di sovvertire la naturale reazione di tenerezza, in quest’opera, infatti, lo spettatore osserva dei pulcini che sembrano vermi, che a loro volta si moltiplicano ferocemente uno sull’altro. Ho inoltre voluto creare un lieve senso di panico alla vista di tutte quelle facce in cerca di nutrimento.

Immagino che ciò che fai sia sovente oggetto di critiche morali...
Nonostante ci sia una dichiarazione sul mio sito in cui chiarisco che nessuno dei miei animali è stato ucciso per mio uso, non ferma alcuni dall’essere offensivi. Ci sono state persone che hanno detto che è irresponsabile far vedere le mie opere ai bambini, il tutto è per me assurdo perchè non ho mai visto un bambino che non ne fosse intrigato. Un’altra critica che mi muovono è che vado in giro ad uccidere animali per il mio lavoro, questo per me, significherebbe fallire nel mio obiettivo, che non è uccidere bensì fare in modo che l’animale sembri ancora vivo. È perverso. Non lo farei. Non uccidete niente, ci sono un sacco di animali che muoiono per altre ragioni, si trovano ai lati della strada, nei campi o portati a casa dai gatti degli amici.

Cosa credi rappresentino le tue opere?

La bellezza del decadimento mi ha sempre affascinato, non è molto semplice fermarla e la tassidermia è un modo per ingannarla.

Aitor Saraiba - Interview


Giovane artista spagnolo nato nel Patrocinio de San José, nella sua vita ha viaggiato moltissimo con il suo quaderno degli schizzi sotto braccio. Armato di matite, disegna il suo mondo, ciò che vive, chi incontra e chi desidera. Quello che colpisce subito nelle sue opere sono la semplicità dei tratti che mantiene puliti, ingenui come quelli di un bambino, mentre i temi ed i soggetti sono filtrati attraverso l’esperienza di un occhio adulto che rende il duplice aspetto interessante. La spontaneità del suo mondo è quella che solitamente un adulto abbandona, mentre Aitor ha saputo conservarla; onesta come quella che ci caratterizza nella nostra infanzia, ma che crescendo affievolisce.

Hai trascorso una bella estate?
Ho passato un’estate meravigliosa, ho trascorso gli ultimi mesi in una baita in Colorado, nel bel mezzo di una foresta con renne ed orsi.

Mi racconti qualcosa del tuo background?

Ho 27 anni e vengo da un piccolo paesino spagnolo dove non succede mai niente. Quando avevo 12 anni ho iniziato ad ascoltare i Metallica e i Nirvana. Ho lasciato la casa dei miei genitori circa dieci anni fa e non ho ancora un posto fisso in cui vivere. Ho viaggiato tanto tra L.A., il Messico, la Spagna e l’Inghilterra, cercando un posto in cui fermarmi.

Vai sempre in giro con il tuo quaderno degli schizzi o devi trovarti in un posto particolare per disegnare?

Viaggio sempre con il mio quaderno degli schizzi e disegno ovunque.

Guardando i tuoi disegni ti ho immaginato come uno di quei bambini che a scuola disegnavano sempre durante le lezioni, ho ragione?
Sì. Un giorno farò una mostra con tutti i disegni che ho fatto durante le ore di lezione a scuola e credo la chiamerò “ Math Class”.

Che tipo eri alle elementari?
Ovviamente ero lo strano, che ascoltava Heavy Metal e indossava le magliette di Hello Kitty. Era difficile trovare amici.

La tua arte è semplice e forte allo stesso modo, come decidi i soggetti dei tuoi disegni?

Rappresentano la mia vita, sono semplice e provo ad essere forte.

C’è molto sangue e morte nei tuoi disegni...

C’è molto sangue e morte nel mondo ed io non ho paura a parlarne.

I tratti dei tuoi disegni si sono evoluti con gli anni, quando hai deciso che volevi disegnare con questa tecnica?

I miei disegni cambiano, perchè anche la mia vita cambia e spero che sia qualcosa che non si fermerà mai. Non ho deciso di usare questa tecnica, è successo, non saprei disegnare in nessun altro modo se non questo, è l’unica tecnica che possiedo.

Orsi (animali) e orsi (uomini) sono spesso rappresentati nei tuoi disegni, cosa ti piace di questo scenario?
I peli.

Nella tua prima raccolta di lavori hai disegnato cantanti come Bjork, Michael Jackson, Madonna e alcuni soggetti chiave degli anni ’80 come Teenwolf e i Greemlins, me ne parli?

Ho fatto quei disegni quando stavo preparando il mio libro sulle generazioni “Un Pony Muerto” ed ho pensato a cose che erano specifiche per la mia generazione nella cultura occidentale. È stato di sicuro il mio lavoro più pop.

Cosa ti eccita?
Russel Crowe, i racconti di Roberto Bolaño e le persone dal cuore coraggioso.

Trovo interessante che i tuoi lavori siano realizzati in piccolo formato, hai presente quelli che una persona potrebbe fare sui quaderni degli schizzi, pezzi di carta...

Ho viaggiato tanto con pochi soldi, tutto ciò che ho è un quaderno e matite. Non ho mai voluto che i soldi o lo spazio diventassero un ostacolo al mio lavoro.

La tua giornata classica?

Ogni giorno provo a lavorare, mangiare buon cibo, leggere e creare qualcosa.

Qual è il lato che preferisci dell’essere un artista?

Esprimere me stesso nella mia lingua.

Il tuo progetto futuro?

Finire il documentario sul mio vicinato in Spagna e formare una hardcore punk band.

Jamaica - Photography



giovedì 16 dicembre 2010

Jaimie Warren - Interview


I like to imagine Jaimie as that big talented girl from Kansas City, Missouri with the word “fun” carved in her heart. The first time I’ve seen her photographs I started smiling, because she’s making art from pictures that people just take of themselves when they want to have fun, but most of the time they don’t show them to anyone, but Jaimie shows them to us. In her pictures and in what she does, as a performer we can see her extraordinary human comedy of the world she plays in or where she and her friends prefer to live. Never serious is her point of view of the world she stalks, having the rare ability to walk the thin line between gross and beautiful but always being real and impulsively unique.

How are things in Kansas City?
Things are just the way I like them – Slow! Ha ha. Slow and boring!! It’s quiet, there is tons of space, I can go to the free pool on top of the grocery store and drink a mai tai while Lil Jon is blasting, I can make garbage outfits with my roommate (who is an amazing fashion designer- Peggy Noland (www.peggynoland.com)), or I can tip cows and make mudpies in my spare time.
Why do you love Kansas City?
I think I love it because it is super cheap, I have amazing friends to make super fun projects with all the time, and I have the support to do pretty much anything I want. Plus, I have been working with the same friends for so long that we have developed this very weird sense of humor that really helps my work. And we aren’t bombarded with insignificant things like parties and art and fashion!! Hee hee
The instinctive part is the great thing about making art. The surprises you find are what's interesting. Do you think you're an intuitive artist?
It’s hard for me to tell! Often times, I think the things that I find funny are not funny to other people at all. I have this very strong desire to always have this awkward, “wtf??” sort of aspect to my work. Like the more awkward or embarrassing it is, the more successful it is. But I think people often walk away with a very confused and maybe even ashamed sort of feeling with what I do – at least with my performance work. I find that to be when the work is the most successful, but I think I’m the only one that feels that way.
Do you think your work has more humour than it gets credit for?
I’d like to think my work is funny… I know I think it’s funny! I’m really not into serious stuff. It makes me want to barf.
If you could animate one of your photographs and turn it into a movie, which one would you choose, and why?
This new one of the Garbage Heap from Fraggle Rock. It’s super inspired by Peggy’s garbage clothes, but also by a show that I grew up watching as a kid. This is a new piece I finished very recently for a show at Steven Kasher Gallery in New York called “Inspired”, curated by Beth Rudin DeWoody. It’s paired with a Lady GaGa image where she is wearing the frog outfit by Jean Charles de Castelbajac. The two images were paired up on totallylookslike.com because some weirdo thought they looked the same – which I loved! So I re-made it for the show. I would turn the two images into a movie about Lady GaGa and the Trash Heap’s awkward and sexual relationship.
Is there some kind of message you hope will come through your work?
Not really a message, I think I would just like people to be happy looking at my images, and to be able to relate to them, and maybe have the images inspire them to do something weird or silly or fun of their own. That would be rad.
You are a performance artist, when did you decide to be an actress in your photographs? Do you consider it acting?
I don’t really consider it acting, I guess, because I’m just being my silly ol’ self. It’s just spontaneous bursts of acting like a child, which I know is maybe both funny and disgusting.
How did Whoop Dee Doo get its start?
Whoop Dee Doo (www.whoopdeedoo.tv) started as a traveling art exhibition from Kansas City to a gallery in Miami called Rocket Projects, and so many performers came out from KC to Miami for the opening, that the performances ended up being the best part of the show! There is such a super weirdo range of performers in Kansas City, that it sort of inspired what the show came to be. Plus, it was mega-inspired by a public access television show in Chicago called Chic-a-go-go, a show where anyone from the public can come on the show and dance. It is so amazing! So we started our own, and added a bunch of twists. It’s sort of like a kids show for adults. Kids help make costumes, sets, props, etc., and the acts are an amazing range – from Celtic Bagpipers and Christian Mimes and Civil War Re-enactors to punk bands and drag queens and tons of other amazing people. It’s so much fun! Now we have about 22 volunteers. Matt Roche and I are the Co-Directors, and other big bosses are Leone Anne Reeves, Natalie Myers, Megan Mantia, Flannery Cashill, Chris Beer, Roger Link, Peggy Noland, Stuart Smith, Lee Heinemann, and others. Our crew is totally amazing. And we have traveled the show to lots of amazing places like the Bemis Center in Omaha, Deitch Projects in New York, the Smart Museum in Chicago, Loyal Gallery in Malmo, Sweden, and other rad places!
I think that you are perfect to act in a John Waters’ movie, would like to be part of?
Oh My Gosh Duh! I love John Waters! But I think maybe I’m hoping to be a little more David Lynch? Maybe not. I might not be smart enough for that. I would die to be in a John Waters film, or to hang out next to him and stare at him or something. But I think I’m also a little too innocent for his films. I can’t handle any gross sex stuff – it freaks me out. I’m always collaborating with the Ssion, and on lots of their videos. The Ssion is the brainchild of Cody Critcheloe, an amazing artist and one of my bestest buddies who is also based in Kansas City. Here are some videos I’m in if you haven’t seen them:
How important is in your work the balance between gross and beautiful at the same time. How can you manage it?
The balance is super important to me. I try to make all of the photos super harmless, but at the same time always reference something gross or sexual. Also, any photos of people are always of people I know well. I hate exploiting people because I think that’s dorky.
Shamlessly exhibit yourself while revealing nothing, or shamlessly exhibit yourself while revealing most of it?
I think I’m revealing a lot. There’s not much more than what’s being revealed. I’m not going to act like there is much more to me than what you see.
In your images your life seems chaotic, impetuous, fast are those snapshots of that life or are they a recration of moments you had in mind?
They are all totally real moments. I never really set anything up. I simply am someone who gets bored easily and I like to find weird ways to entertain myself – like dressing up goth and going to the local cowboy bar, or crashing a wedding dressed like a fish, etc. But it’s all real – real fun!
There’s a democratic sense in your pics they are all similar in the size and format all horizontal, why this decision?
I know this is a boring answer, but it’s just because I like to stick with what I’m comfortable with. Maybe this is my OCD side? It’s weird! I can’t handle a vertical photo! What is wrong with me?!
Can you tell me the story behind your book Don’t you feel better?
Of course. About six years ago Tim Barber, the ex-photo director of Vice Magazine, asked me to submit images for an article called “An Ode to the Fat Friend”. I ended up submitting an image of myself for the article. Tim started asking me to submit more self-portraits, and I told him I didn’t take self-portraits. But when I looked through all of my old images, I realized I actually had hundreds, and was taking them all the time for fun. So Tim pretty much took me under his wing, like he does for a ton of photographers, and featured me on his amazing website and I was flooded with interviews and opportunities, and through a show he curated I gained representation with Higher Pictures in New York I owe Tim so much! Don’t You Feel Better is a book Tim made of my work as part of a series of 5 artist books in the Tiny Vices series published by Aperture Press.
Usually your pictures are the kind of one you do when you are surrounded by good friends, that can see the real funny part of yourself when you’re together, is it almost like that when you are shooting?
Yes, it is totally always like that. I think that’s the real reason I love being in Kansas City so much. I have the best community of friends here that collaborate all of the time, and everyone helps each other with their amazing and fun projects. Everyone is up for anything, and they have the best sense of humor. It’s perfect for the work I do.
I love the way you show yourself it’s like if you really comfortable with your face, body and who you are, do you love yourself?
Actually no, I’m totally grossed out by myself. But I’m also totally comfortable with the fact that I’m grossed out by myself, so therefore I never really care what people think, and I’m able to do whatever I want. Plus it’s more fun to be disgusting than to look good.
I know your world is 100% in colour, can you describe me Jaimie’s world?
Yes! Jaimie’s world starts off with me going to the gym (if you can believe it), then getting a giant Diet Dr. Pepper, then working on the computer while watching VH1 reality shows on the internet, then working at the Whoop Dee Doo space with kids, then dressing up like a moron with my roommates and making plans to go out, but instead choosing to run around the neighborhood to continually scare the neighbors.
Who’s your biggest influence?
Well, Tons of cool stuff!! Let’s see… Roseanne Barr is my #1 inspiration, and yes, mostly because of who she was on the show “Roseanne,” and her infamous singing of the national anthem at the San Diego Padres game in 1990! And my dream would be to be famous enough one day so that people followed my weight loss and gain like they do with Roseanne and Oprah Winfrey. But also—John Waters, Diet Dr. Pepper, Halloween pranks, Professional eaters, watching the video for “we are the world”, and the video for “man in the mirror”, actually anything Michael Jackson has done, random goth youtube videos like the “stay” video by Shakespears Sister, this incredible public access tv show in Chicago called CHIC-A-GO-GO, Metallica, the “It’s Raining Men” video by the Weather Girls, all the VH1 reality shows, in particular- Rock of Love and Rock of Love Bus, Flavor of Love, and I Love New York, Stevie Wonder, Dolly Parton’s book: My Life and Other Unfinished Business, Roseanne Barr’s book: My Life as a Woman, Joan Rivers, Carol Channing, Carol Burnett in the movie Annie, the Circle of Life video from the “Lion King”, the movie “Aladdin”, Grace Jones, Tim Curry, Bobcat Goldthwait, Leigh Bowery, Klaus Nomi, ravers, Bollywood, Dollywood, Gallagher, Pink Floyd, Elvira, and Elvira’s new show “The Search for the Next Elvira“, and the Nightmare on Elm Street movies (I have the 8 disc series with the original 3D glasses) .
How does it feel to be related to photographers like Cindy Sherman, Wolfgang Tillmans and Juergen Teller?
Well, I totally and completely respect their work and can understand why I am compared to them or noted as being influenced by them, but I have always admitted that I am totally awful at and unknowledgeable of art history and my main influences are really what I just listed. I hope people can really see the Roseanne influence in my work. But Wolfgang Tillmans’ photographic installations are incredible, Cindy Sherman’s work is so original and has such an amazing range, and Juergen Teller’s photos are absolutely phenomenal – the color and the way he gets models and actors to pose is so fantastic.
Did you like clowns as a kid?
Yes and no – I know I was thrilled by and scared to death of Killer Clowns from Outer Space, but there is also this new “drag queen” at the drag show I go to on sunday nights – but he is sooooo not a drag queen! He is a boy dressed in tiny outfits and roller skates and a red nose and he goes by “Astro the Clown” and lip synchs to songs like “Fireflies” by Owl City, and it is the absolute freakiest, most disgusting thing I’ve ever seen. It gives me nightmares!!
What keeps you up at night?
This insane bartender lady who owns a bar where I throw dance parties. She is so insane. Oh My Gosh! She is totally on crack and repeats everything about 50 times and she is always angry and has a whole new staff every time I go there. Every time we have a party she fixates on the most insignificant thing you could possibly think of and yells at you for it 50 times in a slightly different way. I know that is not a very exciting story, but I am totally serious when I say she gives me nightmares – I dream of her repeating herself for hours and hours. Aaahhhh!!!
Do you collect something?
Friendship bracelets, clothes from thrift stores I never wear, autographs from death metal bands, fancy antique plates, plastic colored containers, Styrofoam blocks, and cool sunglasses that I also never wear.
Thinking about an old Hole’s song there’s a sentence that makes me think about you: “ I wanna be the girl with the most cake...” Do you like it?
Why because I'm Fat?!?!? Ughh!!! But I think that’s a compliment because I’m proud of being greedy and I love Courtney Love.

mercoledì 13 ottobre 2010