Dopo la fine degli Suede ed un album con i The Tears concepito con il tanto amato ed odiato Bernard Butler, oggi Brett Anderson torna da solo con un album che vedrà la luce l’anno prossimo. In un assolato pomeriggio alla Rotonda della Besana di Milano, disteso sul prato con in mano Hangover Square, libro di Patrick Hamilton, Brett mi parla degli Suede, dei The Tears e del suo primo lavoro da solista.
Londra è sempre stata per te un’inesauribile fonte d’inspirazione, sia con gli Suede che con i The Tears. Credi che questa città continuerà a ispirarti come in passato?
Londra è la mia inesauribile fonte d’ispirazione, lo è sempre stata e credo che lo sarà sempre. C’è una canzone che ho scritto con gli Suede, He’s Dead, che parla dell’amore e del veleno di Londra: questa canzone rispecchia in pieno quello che penso di questa città, perché è piena di bellezza ma al tempo stesso anche di dolore, un aspetto comune a ogni grande città. Pur vivendo da sempre a Londra il mio amore per lei non è mai venuto meno, anzi, negli anni si è alimentato perché è sempre stata in grado di stupirmi ed ispirarmi. Molti dei miei testi rispecchiano la vita in questa città.
Con i The Tears hai scritto una canzone intitolata Autograph. Ma Brett Anderson ha mai desiderato avere l’autografo di qualcuno?
No. E a dire il vero non ho mai capito cosa può significare per qualcuno possedere un autografo di un cantante e che cosa si possa provare ad avere lo scarabocchio di qualcuno su una qualsiasi cosa. Non l’ho mai chiesto a nessuno e
credo che non lo farò mai.
E’ dai tempi del brit pop che la scena rock inglese non attraversa un periodo florido come quello di oggi. Hai avuto la possibilità di vivere entrambi i periodi, che differenze noti?
Ora, a differenza di dieci anni fa, si pensa di più alla carriera che una nuova band può avere. Quando iniziai con gli Suede tutta l’attenzione era rivolta a quello che avremmo fatto sul prossimo album. Molte nuove band raggiungono il successo col primo album, ma poi non hanno il co-raggio di osare qualcosa di nuovo e inaspettato col secondo, e percorrono la stessa strada facendo dischi carini ma non d’impatto. Credo che non ci sia stata nessuna band che abbia fatto come secondo disco un album inconsueto come gli Suede hanno fatto con Dog Man Star. Non sto dicendo che non ci sono gruppi validi in giro in questo momento, anzi, mi piacciono The Arcade Fire, e i Bloc Party ma ora aspetto di sentire cosa faranno con il loro secondo album. Mi piacciono molto anche gli Yeah Yeah Yeahs, Cold War Kids e The Young Knives.
E’ vero che hai terminato il tuo primo album solista?
L’ho fatto ed è pronto. Credo che uscirà all’inizio del 2007. Il viaggio sulle montagne russe inizierà ora. Solo il tempo mi saprà dire come questo disco verrà accolto ma tutto ciò che so è che non sono mai stato così entusiasta di un disco dai tempi di “Coming Up”.
Ha già un titolo L’album?
Credo s’intitolerà Brett Anderson, alla fine è il mio nome… Il lavoro di Scott Walker è stata una grossa fonte d’ispirazione, sarà un album molto orchestrato ricco di archi in loop . Per la prima volta ho suonato più strumenti scrivendo da solo molte parti di chitarra elettrica. Ne sono fiero ed ossessionato. Tutte le canzoni sono state co-scritte con il mio amico Fred Bull meglio conosciuto con lo pseudonimo Pleasure. Nel complesso è un album triste e dark concepito in modo spontaneo.
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