lunedì 16 luglio 2007
mercoledì 4 luglio 2007
Christophe Chemin - Interview (italian/english)
Chritophe Chemin è un artista che viene da Parigi, al momento non vive da nessuna parte e non appartiene a nessun luogo, non ha un appartamento, tanto meno un indirizzo. E’ un vagabondo. Si sposta molto e sempre con poche cose, ora è ospite nell’appartamento di alcuni amici. In futuro ha intenzione di trasferirsi a New York. Lavora costantemente a nuovi progetti, al momento sta ultimando un nuovo racconto, sta proseguendo il suo lavoro sulle illustrazioni con protagonisti ragazzi non vedenti e contemporaneamente cerca di avere una vita migliore e più felice.
A che età hai iniziato a disegnare?
Ho iniziato a quattro anni come strumento terapeutico perché mi rifiutavo di parlare con le persone che mi stava intorno.
C’è un pezzo che preferisci tra i tuoi lavori?
In realtà No. Non sono ancora completamente soddisfatto delle cose che faccio. Sono felice di farle questo è innegabile, perché sono uno sfogo e il fatto che creo più che posso è perché non sono soddisfatto del risultato. Non al punto di distruggere ciò che ho creato, ma di continuare ad andare avanti osservando ciò che mi sta innanzi e non dietro.
Hai mai guardato uno dei tuoi lavori e ti sei chiesto: “A cosa stavo pensando?”.
Mai. Non mi chiedo mai troppo dopo che creo qualcosa. Nel momento in cui la sto facendo mi faccio delle domande ma non alla fine. Ciò che faccio scaturisce da me in maniera molto naturale, non so come, ma succede e questo per me non è un problema. Quando è fatto è fatto e non m’interessa più.
Che cosa provi quando ti trovi davanti ad una pagina bianca?
Voglio, in modo tranquillamente isterico, ricoprire l’intero foglio in nero. All’inizio consiste più nel coprire uno spazio vergine, sono molto ansioso di far apparire o scomparire qualcosa su quella pagina. E’ sempre una sensazione nervosa ed ossessiva quella che provo. La maggior parte delle volte mi vergogno un po’ di quello che ho fatto, qualsiasi cosa sia e qualsiasi cosa sembri provoca in me una sensazione orribile come se avessi deturpato il foglio buttandone via la purezza con il disegno o con la scrittura, è molto degenerante. L’arte come degenerazione. Questo è ciò che provo.
So che parli con gli animali, gli alberi e le montagne. Di quali cose parlate? Perché hai questo forte legame con la natura?
Mi sento naturalmente tranquillo a contatto con la natura. Mia nonna che vive da sola in campagna, quando ero molto piccolo mi ha insegnato a comunicare con gli alberi, gli animali e le montagne. C’è sempre stato qualcosa di sorprendentemente potente nella natura per me e sempre ci sarà. Il fatto che la natura sia qui da molto tempo prima di noi, mi fa pensare che noi esseri umani non siamo nulla. Questo è ciò di cui la maggior parte delle volte parlo con la natura sul fatto che io non sia nessuno, non sono niente.
C’è qualche messaggio che cerchi di trasmettere attraverso la tua arte?
Ho iniziato come scrittore. Ho scritto quattro racconti che sono stati pubblicati in Francia più alcune poesie e sceneggiature per il teatro. I disegni, i libri ed i video sono tutti collegati; fanno parte dello stesso lavoro. Sono una cosa sola. Sono me. Ed io non so realmente chi sono ma ho la consapevolezza di non essere nessuno. Non ho alcun messaggio in particolare. Suppongo che l’arte sia l’unico modo per arrestare la morte.
Tra i tuoi video mi ha particolarmente colpito quello in cui continui a saltare, me ne parli?
Il video a cui ti riferisci si chiama “ The Gold Room” è tratto da un particolare momento del film “The Shining” di Stanley Kubrick che mi ossessiona. Quella “Gold Room” è una grande sala da ballo dorata piena di vecchi fantasmi. Quando ho girato questo video era per me un modo per fuggire il suicidio contemplato in maniera molto seria. Saltando in questo modo esaurisci la tua mente e se tu sei in questo particolare stato che in francese chiamiamo “cafard” fa si che tutte queste idee di suicidio svaniscano, con me ha funzionato e sono ancora vivo. Continuo a farlo. Il risultato è che nel video sembra che sia appeso al soffitto.
Cosa t’inspira maggiormente?
L’urgenza. E’ fondamentale e dovrebbe esserlo per ogni artista il creare in premura. Se non ci fosse urgenza, tutto andrebbe bene e si rimarrebbe nel proprio piccolo angolo stando zitti. Amo la parola italiana “ la rabbia”. Sì. La rabbia. Sono un ragazzo molto “ossessionato”, in modo generico. Non trovo idee, sono più loro a venire da me e finché non le materializzo non mi sento in pace. Non posso dormire. Trovare idee non è la mia forza, non ho niente a che farci il che mi porta a pensare di dover essere il più umile possibile. Forse il fatto che ogni giorno sia in uno stato mentale tormentato crea un semplice background affinché le idee vengano semplicemente da me.
ENGLISH
Christophe Chemin is an artist that comes from Paris, but at the moment he doesn’t live anywhere, he doesn’t belong to any place. He has no appartment, no adress. He’s a vagabond. He moves a lot always with few things. At the moment he’s a guest at some friends appartment. He has the plan to move to New York City. He’s constantly working on new things; a new book, a novel, new drawings of blind boys, and more other stuff, like trying to work on having a better life, and beeing happy with it.
When did you start making illustrations?
I begun to draw at the age of 4, as a therapycal thing becoz I was refusing to speak with the people around me.
Do you have a favorite piece of your own work?
Not really. I’m not yet very satisfied with things I made. I’m happy I made them, it’s undeniable, because it is a relieve ; but the reason I create as much as possible is because I am not satisfied with the result. It’s not about destroying what I created, but it’s just trying to go on and on, to look at what is ahead of me and not behind.
Do you ever look at one of your pieces and ask yourself, "What was I thinking?"
Never. I don't ask myself too many questions after I make things. While I make them, yes, but not after. Things come to me naturally I believe. I don’t know how, but they come ; and it’s not my problem. When it's made it's made, it doesn't really interest me anymore.
Which is the first thing you feel when you are infront of a white page?
I want, in a quite hysterical way, to completly cover the paper into black. It's much more about covering a virgin space first, I'm very anxious about that white virgin space. To make something appearing, or disappearing on the page. Something. It's always kind of a nervous feeling, and obsessive. And then most of the time, I feel a bit ashamed of what I did when it's finished, whatever it is, whatever it looks like : because I have the horrible feeling I trashed the paper, that any white page didn't deseved it. I trashed the purity of the white page by drawing or writing. It’s very degenerating. Art as degenerazione. That’s the way I feel about it.
You speak to animals tree and mountains what do you tell them? Why are you so related with nature?
I feel naturally at ease with the nature. My grand mother that is living alone in the countryside learned me how to communicate with trees animals and moutains when I was very young. There is something about the nature that will always be amazingly powerfull for me, which is that they were here long before us. And that in a way we human beeing are nothing. That’s most of the time what I speak about with animals trees and moutains : that I am nothing, nobody.
Is there any message you are trying to reach throught your art or is just a way to express yourself?
I begun as a writer. I wrote four novels that has been published in France, plus some poetry and theater. For me the drawings, the books, and the videos are directly linked : it’s the same work. It’s one thing. It’s just me. And I don’t really know who I am, and I said I have the notion I am nobody. There is no difference, it’s a continuity. It’s just using one other medium, changing, but doing the same thing. I don’t have any particular message. I just guess art and creation are the only way to apprehend death.
You make videos too, my favorite is the one where you keep on jumping can you tell me something about it?
That video you are speaking about is called «The Gold Room». It’s based on one particular moment from the movie « The Shining » by Stanley Kubrick that obsesses me. That « Gold Room » is a huge goldish Ballroom Dancing full of old ghosts. When I made it, it was a way to escape suicide in a very serious way. Jumping like that exhaust your mind, and if you are in that kind of very specific state we call in french « cafard », it fades a bit all those suicide ideas away. It works for me, and I’m still alive. I keep doing it. The result is that in the video it looks like if I was hanging from the ceiling.
Which is the most inspiring thing for you and why?
Urgency. It’s fundamental or it should be for every « artist » to work in the urgency. If there is no urgency, everything is fine and you stay in your own little corner, and shut up. I love the italian word which is « La Rabbia ». Yes, La Rabbia.
I’m a very « obsessed » guy, in a very general way. I don’t find the ideas, it’s more that the ideas come to me. And as long as I don’t materialize them, I don’t feel myself in peace. And I can’t sleep. Finding ideas is not in my power. I have nothing to do with it. Which makes me think I have to try to be the most humble with that as much as possible. But maybe I’m everyday in such a trouble of mind, tormented, that it creates an easy background for things and ideas to come quickly to me.
martedì 3 luglio 2007
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