giovedì 27 ottobre 2011

BLAKE LITTLE - Interview



Il fotografo Blake Little è conosciuto per aver fotografato la maggior parte delle star di Hollywood quali Tom Cruise, Anne Hathaway, Jeff Bridges, Julianne Moore Kevin Spacey, Vince Vaughn, Renée Zellweger, Glenn Close, Jack Black ed Adrien Brody. Col suo ultimo libro The Company of Men, Blake celebra ed esplora il rapporto visivo che sussiste tra la mascolinità e l’omosessualità fotografando uomini gay con cui si identifica ma che hai suoi occhi non fanno parte del modello gay mainstream. Le fotografie ritraggono soggetti singoli ma la loro intensità viene percepita maggiormente quando si ha l’opportunità di vederle in gruppo. The Company of Men può essere letta come una celebrazione della bellezza maschile, quella meno patinata e rude, che va a contrapporsi con quella dei modelli di Abercrombie, fatta di uomini che abitano in piccole comunità nelle campagne o in piccole città degli States.

Ricordi la prima volta che hai preso in mano una macchina fotografica cosa volevi immortalare?
A 17 anni mi sono scocciato la macchina fotografica alla gamba sotto i miei jeans così da poter passare inosservato dalla sicurezza e fotografare il concerto dei Led Zepplin.

Nel 2008 a Brooklyn alla Wessel + O’Connor gallery mi sono inaspettatamente imbattuto nella tua mostra The Company Of Men e me ne sono subito innamorato, pensa che ho ancora la cartolina della mostra sul mio frigorifero. Quando è nata l’idea di questa serie? Quanto tempo hai impiegato a finire questa collezione?
Ho iniziato The Company of Men nel 2006, ma ci ho messo un anno a concludere e rifinire quello che avevo iniziato. Ho chiuso la serie nel 2010.

Ora sei uscito con un libro di The Company of Men, una raccolta di fotografie che raffigurano la mascolinità gay bear, che hai scattato durante gli anni. Ritengo che il look bear, si sia spropositamente allargato tanto da contaminare anche il mondo eterosessuale, mi riferisco alle camicie a scacchi, i capelli rasati, le barbe, la pancia ... che ne pensi?
Credo che si sia chiuso il cerchio. Alcuni uomini, gay o etero si relazionano agli archetipi della mascolinità, e queste qualità maschili influenzano l’apparenza, il modo di vestire e lo stile di vita. Per me è andato anche oltre il look e la comunità bear. Gli uomini guardano gli uomini e s’influenzano tra di loro. I gay copiano gli eterosessuali e gli eterosessuali copiano i gay. È tutto mescolato. Questa è la cosa migliore del mondo moderno.

Amo la naturale mascolinità ed il lato sexy degli uomini che hai fotografato senza svelare tutto come se fossero stati nudi, inizi così a fantasticare su di loro, chiedendoti chi siano, cosa gli piace, dove vivono e cosa li eccita...
Era esattamente questa la mia intenzione. Devo essere connesso con chi sto fotografando, connesso con la macchina fotografica per essere poi connesso con chi guarda. Ho intenzionalmente eliminato ogni forma di posa. Il soggetto presente e immortalato in quel preciso momento. È una cosa molto sottile e potente. Non c’è niente di più sexy che avere qualcuno aperto, connesso e che sta rivelando se stesso.

Ricordo che, guardando tutte quelle immagini nella galleria, circondato da tutti quegli uomini, ho percepito lo stesso una sensazione d’individualità dei soggetti, nonostante fossero parte di uno stesso gruppo o branco. Come li hai scelti?
Credo sia importante vedere il lavoro come una serie. Molto dell’impatto del progetto viene dal fatto di vedere un grande gruppo d’immagini tutte insieme. All’inizio, ho cominciato fotografando gli amici e poi persone che mi sono state suggerite da fotografare, ma circa dopo un anno ho trovato molti dei miei soggetti su internet basandomi sulle loro foto. Puoi capire molto delle qualità di una persona dalle fotografie.

Parlando di location hai scattato questi uomini nel loro ambiente?
L’ambiente e il senso del luogo sono molto importanti nelle mie fotografie. Ho fotografato gli uomini vicino o intorno a dove si trovavano nel momento del servizio. Volevo che il luogo aiutasse a definire il soggetto ed aumentare l’immagine.

Possiamo dire che questi uomini rappresentano la nuova bellezza maschile?
Con The Company of Men credo di aver mostrato un tipo di bellezza maschile che non è rappresentata nella cultura mainstream. È la mia idea di bellezza maschile

Quanto credi sia cambiato lo stereotipo gay negli anni dal tuo primo libro Dichotomy?
Credo che stia migliorando in alcuni posti ma credo che gli stereotipi gay siano norma nella cultura mainstream. The Company of Men rappresenta un’alternativa all’uomo gay.

T’identifichi con questi uomini?
Sì. M’identifico con loro fisicamente, mentalmente e spiritualmente.

Henry Rollins ha scritto l’introduzione al tuo libro, mi racconti com’è andata?
Ho lavorato cone Henry Rollins nel 2000. Henry ha una grande talento e forza da uomo alpha. È sempre stato pro uomini e pro gay senza tante cazzate. Ho pensato che la sua prospettiva sarebbe stata perfetta per l’introduzione al libro.

Credi che qualcuno che non sia gay potrebbe riconoscere questi uomini come uomini gay o no?
Non necessariamente.

Stai iniziando qualche nuovo progetto?
Sto lavorando al mio nuovo libro. Spero di pubblicarlo nell’autunno del 2013 la prossima estate seguirò un progetto in Alberta Canada dove fotograferò rancher e cowboy. E continuo a fare shooting per editoriali e campagne pubblicitarie per vari clienti.

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