sabato 22 settembre 2007
Kris Knight - Interview (italian/english)
Kris Knight è nato nel 1980 in Canada, vive e lavora a Toronto, i suoi quadri hanno un sapore dark di chi l’adolescenza l’ha vissuta in mezzo ai boschi. Guardandoli si provano sensazioni inquiete come il piacevole senso di pericolo per qualcosa che sta per accadere o l’ansia di essere scoperti durante un incontro clandestino. Questo è lo scenario che Kris Knight offre ai nostri occhi facendoci ricordare sensazioni famigliari che quasi ogni adolescente ha provato per lo meno una volta.
Quando hai capito che la pittura sarebbe diventata il mezzo per esprimere il tuo talento artistico?
Sono sempre stato uno bambino creativo. Tutti i miei regali di compleanno sono sempre stati forniture artistiche è forse per questo che mi sono sempre sentito sposato all’arte. Ho capito di essere interessato alla pittura fin da teenager, quando mi sono accorto di osservare la faccia delle persone come un rapporto tra ombre e volumi e di come le avrei dipinte. E’ come quando un musicista diventa ossessionato dal decostruire in note una canzone e non l’ascolta in realtà per ciò che è.
Mi parli del tuo background?
Sono cresciuto in tanti piccoli paesi nella provincia canadese dell’Ontario. Ho sempre sognato le grandi metropoli ( Ho iniziato a risparmiare per il mio primo appartamento all’età di tredici anni) ma ora non posso immaginare come sarebbe stato se non fossi cresciuto tra i boschi. Il mio amore/odio per la campagna ha definitivamente determinato chi sono ed i miei tentativi artistici.
Com’è vivere a Toronto?
Toronto è una città meravigliosa, è molto umile e siamo tutti più o meno eguali qui. Come artista è una città del: “Crea il tuo destino”, devi veramente lavorare sodo.
L’ultima tua serie di lavori è concentrata sull’adolescenza, come mai hai deciso di analizzare questo particolare tema?
La mia è stata un’adolescenza elettrizzante e rischiosa, sempre in costante bilanciamento tra due personalità ed il capire se ci fosse una via di mezzo. Crescere come gay in campagna fa schifo, ma la rabbia può portare alla motivazione. Come teenager apparivo come un ragazzo d’oro con i voti migliori, eletto re del ballo di fine anno, ma allo stesso tempo mi stavo incasinando parecchio e avevo un sacco di storie. Il mio nuovo lavoro ruota proprio attorno agli incontri degli adolescenti gay in queste province. Questi approcci sono solo più complicati e nascosti, caratterizzati da constanti menzogne e paure di essere scoperti.
Ciò che mi colpisce, osservando questi ragazzi che ritrai, è la tensione tra la loro innocenza perduta e la minaccia che qualcosa di brutto stia per accadere. Come fai a fermare proprio questo momento?
Da adolescente non ero dichiarato ma ho avuto le mie storie in posti remoti, come i boschi e i campi. Questi posti erano sicuri per me perché erano isolati dagli altri la cui bigotteria sarebbe stata letale. Avevo sempre i pugni nelle mie tasche perché ero sempre in guardia. I miei quadri tendono ad avere la stessa tensione ed i protagonisti sono sulle difensive e vigili, anche se la loro giovinezza li percepisce come vulnerabili.
Ci sono molte emozioni dark e gotiche hai preso inspirazione da alcune delle tue ansie adolescenziali?
Adoro la dicotomia tra bellezza/minaccia, credo sia la caratteristica che unisce i differenti temi del mio lavoro. Le cose non sono buone o cattive al 100%. Credo che tutti abbiano un piccolo lato oscuro. I miei quadri hanno sempre avuto l’angoscia come caratteristica e i miei personaggi sembrano sempre essere sospettosi.
Cosa ricordi dei tuoi anni da adolescente?
Ero angosciato per il fatto di mentire sempre, cercavo di non essere pestato e sentivo la pressione per la scuola. Non provengo da una famiglia abbiente quindi l’ottenere una borsa di studio era la mia più grande ispirazione. Mi sono anche divertito molto, se qualcuno definisce divertente bere nei fossati.
Dove prendi ispirazione per i tuoi lavori? Qual è la fonte della tua creatività?
Inizio ogni serie con un tema e poi ci lavoro sopra. Tutto ciò che dipingo è in qualche modo autobiografico anche se uso altri modelli. Faccio molto riferimento alla storia, ai racconti ed alla musica. Vorrei che i miei lavori fossero letti come capitoli di un buon libro, c’é un inizio ed una fine. Odio gli artisti che continuano a fare la stessa cosa. Se faccio una serie ed è ben recepita, voglio fare qualcosa di completamente differente per la prossima mostra.
Quando inizi un quadro hai in mente fin dall’inizio il volto di chi vuoi dipingere oppure scaturisce naturalmente lavorando?
Potrei iniziare prendendo spunto da una foto o da un modello ma non mi affido mai totalmente a questo. Non mi piace la pressione di dovere rendere il look di una persona troppo accurata. Mi piace la pittura perché adoro creare immagini; non mi piace riprodurre ciò che esiste già realmente. Molte persone mi dicono che i miei quadri mi assomiglino e in qualche modo è vero perché la faccia che conosci meglio è la tua, o forse è soltanto pigrizia.
In un paio di tuoi lavori si percepisce la presenza dei vampiri attraverso dettagli come un morso sul collo o una collana d’aglio, me ne parli?
Quei quadri sono della serie “Night Boys”, che è il mio tentativo di fare gay art. Odio con tutto me stesso l’arte gay commerciale; i toraci, i muscoli e lo sfruttamento della sessualità. La trovo noiosa e ridondante. I miei nuovi lavori hanno questi riferimenti ai vampiri e agli zombi perché la cultura gay è ossessionata dalla giovinezza: ho incontrato un sacco di uomini maturi che volevano solo prosciugare la mia giovinezza. Quando ero più giovane ero angosciato dal fatto di dover mentire e coprire le mie tracce, mi sentivo veramente morto ecco da dove è derivata l’idea degli zombi.
Titoli di alcuni tuoi quadri come works like wooden & alone, the lost & found, lucky charm and night breaker sarebbero perfetti anche titoli di canzoni, ascolti molta musica quando dipingi?
Spendo più soldi in musica che in forniture artistiche, è sempre stata la mia ispirazione. Prendo piccoli pezzetti dalle canzoni e le trasporto nel mio lavoro, consciamente e non. Quando m’innamoro di una canzone sogno come la costruirei visivamente, quelle immagini appaiono spesso nei miei quadri. In questo momento sto ascoltando molto i Girl In A Coma, Emily Haines, Malora Creager e Stevie Nicks quando ho nostalgia di casa (sono cresciuto con i Fleetwood Mac).
Perché dipingi ragazzi con la felpa col cappuccio?
E’ un elemento specifico della cultura giovanile. Mi piace l’anonimia ed il mistero che si avverte nell’indossarlo, è minaccioso e protettivo allo stesso tempo.
Ti ricordi i sogni quando ti svegli?
A volte ma sono più un sognatore ad occhi aperti. Sono una di quelle persone che appare molto tranquilla, ma in realtà sto solo cercando di ordinare ciò che esce dalla mia mente.
Qual è la tua fiaba preferita?
Ero molto affezionato alla fiaba tedesca di Hansel e Gretel, ho trascorso molto tempo da bambino nei boschi, ho sempre pensato che mi sarei perso. Il concetto di abbandonare i tuoi figli nei boschi è così folle. Mia madre era solita farlo con i nostri gatti, perché erano randagi e quindi avremmo avuto un sacco di gattini. Ho sempre pensato che avrebbero trovato la loro strada verso casa come Hansel e Gretel e a volte alcuni ci sono riusciti. Non posso credere di averti appena raccontato questa storia, suona così bizzarra, penserai che avrò seri problemi d’abbandono.
English
Kris Knight was born in 1980 in Canada, he lives and works in Toronto, his paintings have a dark flavour of whom has lived his adolescence in the woods. Looking at his works you feel restless feelings like the pleasant sense of danger for something that is going to happen or like the anxiety to be discovered during an undercover date. This is the scenario that Kris Knight offers to our eyes making us remember familiar feelings that almost every adolescent has at least tried once in a lifetime.
When did you realize painting was your way to express your artistic talent?
I was always one of those creative kids. All of my birthday presents were always art supplies so maybe I was groomed to be artistic. I think I realized I had a passion for painting as a teenager when I became conscious that I was looking at someone’s face in relation to shades and values of how I would paint them. It’s like when a musician becomes obsessed with deconstructing the notes of a song and not really listening to the song for what it is.
Can you tell me something about your background?
I grew up in many small towns in the Canadian province of Ontario. I used to long for big cities (I started saving for my first apartment at the age of thirteen) but now I couldn’t imagine what I would be like if I hadn’t grown up in the sticks. My love/hate for the country has definitely informed who I am and my artistic endeavors.
How’s living in Toronto?
Toronto is an amazing city. It’s very humble and we’re pretty much all equal here. As an artist it’s a make your own fate kind of city, you really have to do the work.
In your last series of work you are focusing your attention on adolescence, why do you concentrate on this particular subject?
I had a thrilling and risky adolescence, a constant balancing act of having two personas and figuring out if there was a middle ground. Prep versus punk, victor versus train wreck. Growing up gay in the country sucks, but anger can drive motivation. As a teen I appeared quite golden, got top marks, was prom king etc, but I was also getting messed up a lot and having a lot of affairs. My new work revolves around the notion that gay adolescents in the country do date; it’s just more complicated and hidden, with a lot lying and a constant fear of getting found out.
What I enjoy most about your last series of work is the tension I perceive looking at those boys, a tension between their innocence lost and the menace that something bad or sad is going to happen. How did you stop that moment?
As an adolescent, I wasn’t out of the closet but I was having relationships with guys in remote places, like the woods or fields. These were safe places to me because they were isolated from others whose bigotry could be deadly. I always had fists in my pockets because I was always on guard. My paintings tend to have that tension; the characters are quite defensive and aware, even though their youth perceives them as vulnerable.
There are a lot of dark and gothic emotions did you take inspirations from any of your teenage anxieties?
I love the whole pretty/menace dichotomy and I think it’s the thing that unifies the various themes to my work. I don’t believe that things are 100% good or bad. I think everyone has a little darkness in them. My paintings have always had a lot of angst and my characters seem to always have something eerily suspicious about them too.
What do you remember about your years as a teenager?
Being burnt out from lying all the time, trying not to get beat up and the pressure of school. I didn’t come from wealth so getting a scholarship to go to school was my main aspiration, however I did have a lot of fun too, if one would calls drinking in ditches “fun”.
Where do you take inspirations for your figurative works? What’s the source of your creativity?
I start each series with a theme and build from that. Everything I paint is somewhat autobiographical even though I use other models. I reference a lot of history, story telling and music too. I want my works to read like chapters in a good book, there is a beginning and an end. I hate artists who do the same thing over and over. If I do one series and it’s well received, I want to do something totally different with the next exhibition. It keeps my practice exciting.
When you start a portrait do you have in mind from the very start the face you want to paint it just come out naturally?
I may start with a reference from a photo or a model but I rarely ever rely on it. I don’t like the pressure of having to make a person look too accurate. I like painting because I like to make up images; I am not setting out to reproduce what already is real. A lot of people tell me that my paintings tend to resemble me in some way, which is probably true because the face you know best is yours, or maybe I am just really lazy.
In a couple of your works it perceive the vampire’s presence like a bite on a neck or the garlic necklace, can you tell me something about it?
Those paintings are from the “Night Boys” series, which is my attempt at making “gay art”. I really hate commercial gay art; you know torsos, muscles, and the exploitation of sexuality. I just find it boring and redundant. My new work has this vampire/zombie reference in it because gay culture is so youth obsessed; I’ve met a lot of chicken hawks that wanted to suck my youth dry. When I was younger I was burnt out from lying all the time and covering my tracks, I felt really dead - that’s where the zombie idea comes from.
The titles of your works like wooden & alone, the lost & found, Lucky charm and night breaker could be even perfect for song titles too, do you listen to music when you paint?
I spend more money on music than on art supplies; it has always been my inspiration. I take little bits and pieces out of songs and weave them into my work, consciously or not. When I fall in love with a song I dream about how I would construct it visually, those images often appear in my paintings.
Right now I am listening to a lot of Girl in a Coma, Emily Haines, Melora Creager and Stevie Nicks when I get homesick (I was raised on Fleetwood Mac).
Why did you paint boys with the hoody?
The hoody is quite specific to youth culture and I like the anonymity and mystery of being cloaked. There’s something both threatening and protective about wearing a hood.
Do you remember your dreams when you wake?
Sometimes but I get more out daydreaming. I’m one of those people who appear really quiet, but really I am just mapping things out in my head.
What’s your most loved children fairytale?
I was really affected by the German tale of Hansel and Gretel; I spent a lot time as a child in the woods so I always thought I would get lost. The notion of abandoning your children in the woods is so messed up. My mom used to do that to my cats because we never had them fixed so there would be a lot kittens one day and then not so much the next. I always thought they would find their way home like Hansel and Gretel and sometimes they actually did. I can’t believe I just told that story, it sounds so bizarre, you’d think I would have major abandonment issues.
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