mercoledì 23 marzo 2011
Josh McNey - Interview
Josh è un giovane artista cresciuto nella periferia californiana che trasferitosi a NY, dove ha studiato sociologia alla Columbia, da 8 anni realizza fotografie di wrestlers, cowboys, amici, amanti e sconosciuti. Quello che mi ha colpito del suo lavoro è il suo modo di fotografare il genere maschile, senza cadere nello scontato o in cliché, rivelando una spontaneità ed un’apertura all’estetica maschile, al rapporto con la natura e al sesso dominate o sommissivo.
Che ricordi hai della tua vita a Westlake Village?
Ho molti ricordi e molti legami di cuore in California in generale, è dove sono cresciuto, dove ho trascorso del tempo quando ero militare ed entrambi i miei genitori sono andati alla high school nel sud della California. Come ogni città natale ha degli aspetti buoni ed aspetti cattivi. A New York è stato difficile trovare qualcuno che fosse fan della California, di Los Angeles in particolare. Le persone pensano che sia tutta facciata e superficiale. Non sono d’accordo. L.A. e la Bay Area sono le capsule di Petri, della buona arte visiva, della musica e delle performance.
Com’è stato trascorre sette anni della tua vita nel corpo dei marines americani? Non credi sia stata una decisione dura da prendere per un bambino?
Al tempo, mi sentivo come se fossi pienamente cresciuto. Con il senno di poi intravedo una certa avventatezza infantile o per lo meno una certa ossessività dietro tale decisione. Non ero alla ricerca dell’opinione o del permesso di nessuno. Sono giunto presto alla decisione, dopo una o due settimane dall’incontro con un reclutatore, ma il desiderio di far parte dei Marines è iniziato da piccolissimo. Mio padre ha fatto parte dei Marines ed era trattato con enorme rispetto nella nostra famiglia, è semplice quindi vedere come io aspirassi al modello di mascolinità militare.
A che età quindi ti sei accettato ed hai fatto il coming out?
Da giovane ero profondamente a disagio riguardo la mia sessualità e per questo ho mantenuto molti segreti nei confronti della mia famiglia e dei miei amici. A vent’anni ho cominciato ad uscire allo scoperto con loro ed è stata un’esperienza positiva anche se alcune vecchie insicurezze persistono. Per me il coming out è un’esperienza che continua ancora. È più il fatto di essere allo scoperto che quello di uscire allo scoperto. Il primo è un evento, l’ultimo è qualcosa che tutti possono praticare ogni giorno, si tratta soltanto di fare uno sforzo per essere autenticamente se stessi.
Quando ti sei trasferito a NY quale é stata la tua prima impressione? Avevi qualche aspettativa?
Mi sono trasferito a NY circa 8 anni fa, c’ero stato una volta con il mio ragazzo che sapeva muoversi in città. Poi quando mi sono trasferito ho cominciato ad esplorarla da solo, ho impiegato sei mesi per conoscerne la maggior parte e ad un certo punto mi sono accorto che NY non è uno scherzo. Mi sono concentrato, ho finito i miei studi ed ho fatto lavori d’ufficio, è solo nell’ultimo paio d’anni che sono stato in grado di mettere tutta la mia attenzione sul mio lavoro creativo.
E in quel momento hai capito che avresti voluto fare il fotografo?
Sin da bambino sono stato affascinato dalla fotografia, mio fratello maggiore era bravissimo a surfare e ad andare in skate, io no, così ho iniziato a scattare delle foto. Col tempo mi è stato affidato il compito di eseguire ritratti di famiglia durante le vacanze e poi ho cominciato a fare moltissime foto per conto mio. Ho ricevuto molti incoraggiamenti da parte dei miei, anche finanziariamente, soprattutto quando ho iniziato. Tutti quei vantaggi erano gli ingredienti chiave da cui dipendeva il mio interesse nella fotografia, ho fatto anche altri lavori artistici con altri supporti, ma la fotografia è sempre stato per me quello fondamentale.
Mi piace molto il tuo approccio nel fotografare gli uomini, è semplice ma non ovvio, come lo descriveresti? Hai già la foto in mente nel momento in cui scatti o ti metti in una determinata condizione, e quando la situazione ti stimola e vedi qualcosa che ti piace, inizi a scattare? Come funziona?
Quando vedo le cose in anticipo si tratta di dare forma al contesto in cui lavorare, dipende, ma generalmente tendo a creare un palco su cui improvvisare, mi piace avere una direzione da seguire ma anche lasciare al valore della spontaneità un ruolo importante in cui giocare. Solitamente non vado in giro a cercare la foto, bensì ho in mente location, o modelli, o schizzi di un’immagine che mi piacerebbe creare. Inizio da lì a costruire una narrativa libera o a scegliere una tecnica o uno strumento che penso possa funzionare. Fortunatamente per quanto si cerchi di pianificare, il mondo continua a produrre l’imprevedibile, così quando è il momento di scattare, cerco di accettare la sorpresa.
Il modo che hai di comunicare attraverso le immagini lascia a chi le guarda la possibilità d’immedesimarsi attraverso le proprie esperienze, è questa la tua intenzione?
Ogni volta che qualcuno ritrova se stesso nelle mie foto mi sento lusingato. Provo in ogni modo a produrre un lavoro che riveli una mia storia personale e cerco di farlo all’interno del mio contesto giornaliero. I lavori di still life che faccio di solito li scatto nella mia casa o durante i miei viaggi. Molti dei modelli che uso sono amici e familiari, i miei fratelli sono stati tra i miei primi modelli. Ho più paesaggi californiani di qualsiasi altro posto. Non so se possa esistere una stretta relazione tra i miei rapporti personali con quelli di qualcun’altro, ma credo sia possibile.
Hai qualche ricordo particolare riguardo ad uno dei tuoi shooting che vorresti condividere?
Ho imparato una dura lezione quando ero più giovane. Ero al liceo e stavo seguendo un corso di fotografia in bianco e nero, ispirato da quella di strada e dalle storie su Dan Eldon. Immaginandomi come un fotoreporter decisi di saltare la scuola e con una mia amica abbiamo guidato fino ad Hollywood per fotografare la gente per strada. Per una mancanza di ragionamento e con leggerezza sono rimasto scioccato dallo scoprire fatto di che non potevo scattare foto di sconosciuti per strada a mio piacimento. All’inizio ero così vergognoso che decisi di fotografarli di nascosto. Alcuni mi urlarono dietro e rimasi mortificato. Decisi allora di fotografarli a distanza, ma non erano le foto intime e personali che mi ero proposto di fare. Finalmente incontrai una giovane ed amichevole marchetta che mi convinse che “l’husting” non era altro che un gruppo di omosessuali che stavano in piedi per strada a rubarsi i portafogli, diciamo, una mezza verità da parte sua. In ogni modo è stato un corso di rottura nello strano dinamismo che intercorre tra il fotografo e il soggetto. Ho imparato che le persone non sono animali dello zoo e che conviene sempre chiedere in maniera gentile prima di fotografare qualcuno.
Fai molti ritratti, c’è qualcuno che vorresti fortemente fotografare?
Ci sono centinai di persone che vorrei fotografare, non mi viene in mente nessuno che vorrei non fotografare, per quanto riguarda le celebrities al momento non sento nessun forte desiderio di fotografarne alcuna. E con questo dico anche che non mi rifiuterei di fotografare Nathaniel Brown. Per nulla.
Penso che ci sia una forte sessualità nelle tue fotografie, è lì, e anche se non è così esplicita la si percepisce, quanto è importante per i tuoi lavori?
La sessualità ha grande peso nei miei lavori, come il sesso. L’arte è uno dei moltissimi modi per esplorare se stessi. Come la sessualità è stato un soggetto enorme per la mia crescita, credo sia una conseguenza naturale il fatto che scaturisca dalle foto che faccio. Anche se non ho mai voluto essere classificato come un fotografo omo-erotico. Non rappresenta tutto di me, anche se mi rendo conto e mi va bene che molte delle mie immagini abbiano riferimenti all’erotismo o al sesso.
Cosa ti attira nelle persone che scegli per i tuoi scatti? Come li scegli?
Seguo il mio istinto, alcune volte penso di scegliere dei soggetti in cui rivedo parte di me stesso. Altre volte invece li scelgo proprio per il motivo opposto, perchè sembrano avere delle qualità che a me mancano e a cui aspiro.
C’è qualche genere musicale che ti piace ascoltare quando fotografi?
Hip Hop, Hip Hop, e Hip Hop. L'anno scorso ho ascoltato tantissimo Big Boi e l’ultimo album di Kanye, ma anche alcuni intramontabili come KRS e Wu-Tang.
Che cosa reputi sexy, che cosa ti eccita?
Le vacanze sono dannatamente sexy. Il viaggiare in città diverse ed incontrare nuove persone divertendosi e scopando in giro, quelle per me sono state le esperienze migliori.
Che persona è Josh McKey?
È un orsacchiotto.
Cosa ti piace fare quanto non fotografi?
Mi piace disegnare e scrivere a mano. Ultimamente sto mandando molte lettere. Controllo internet per qualcosa di più generico, ma per quanto riguarda gli amici e la famiglia rimango in contatto con lettere scritte a mano.
Qualche progetto futuro?
Quest’anno sarà per me una grande avventura. Ho la mia prima mostra personale a NY ad aprile. Dopodiché sarò co-produttore di due mostre, una estiva e l’altra autunnale di altri due artisti, più una collettiva che si svolgerà appena prima della fine dell’anno. Produrrò inoltre dei piccoli progetti video e lavorerò con Casa de Costa che produrrà un’altra mia mostra.
Hai trovato quest’anno sotto l’albero di Natale il regalo che hai sempre voluto ma non è mai apparso?
Sì. Quest’intervista per TOH!
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Slava Mogutin - Interview
Ho sempre apprezzato i lavori di Slava Mogutin sin dai suoi esordi come fotografo, ho consumato i suoi libri Lost Boys e NYC Go-Go a furia di sfogliarli. Conosco Slava da anni, nel corso dei quali siamo sempre rimasti in contatto, di recente mi ha mostrato una serie d’immagini che ha fatto insieme al suo amico artista Josh Lee, una delle sue muse, lo ha fotografato insieme alle sue opere in Colorado, stato che fa da filo conduttore ad una nuova serie di fotografie scattate durante un soggiorno invernale con Brian Kenny in cui la pianura e i suoi vasti cieli vengono catturarti dall’obiettivo di una Holga. Slava ha in programma due personali una ad Aprile alla Wrong Weather Gallery a Porto in Portogallo con Lost Boys e una a Maggio alla As If Gallery a NY.
Hai appena trascorso le vacanze invernali in Colorado dove hai scattato queste foto bellissime. Ricordo che quando ci sono stato anni fa mi sono innamorato dei cieli aperti e della terra: che impressione hai del Colorado?
È stata la mia prima volta in Colorado. I genitori di Brian si sono appena trasferiti e noi siamo andati a trovarli per Natale. Hanno comprato un ranch appena fuori Denver ed hanno costruito una fantastica casa “verde” con pannelli solari. Quando io e Brian diventeremo vecchi avremo un bel posto in cui ritiraci! Il Colorado è veramente bello, ha questo enorme cielo che posso paragonare a quello del Texas, e la luce ha un naturale filtro rosa perfetto per la fotografia. Lì mi sono sentito molto ispirato.
Mi racconti qualcosa di questo progetto che hai sviluppato con il tuo amico Josh? Mi dicevi che l’hai fotografato per anni.
Josh Lee è un artista ricco di talento ed uno dei ragazzi più eccitanti che io abbia mai incontrato. Lo conosco fin da quando era un ragazzino che abitava a New York e lavorava come modello, l’ho fotografato per oltre dieci anni e per diverse riviste tra cui Playgirl, Flaunt e Kink, ci sono un sacco di foto sconce di lui in Lost Boys. Mi sembra giusto dire che Josh è uno dei miei soggetti e musa preferiti. Qualche anno fa è ritornato a Denver, anche se continua a passare per New York, così continuiamo a trascorrere del tempo insieme.
Che qualità dovrebbe avere una musa?
Non sono interessato in facce e corpi convenzionali che hai la possibilità di vedere in qualsiasi rivista di moda. Sto cercando persone con cervelli e personalità che possono offrire più di un semplice bel look, persone che sono a loro agio con i loro corpi e la loro sessualità, ma allo stesso tempo creativi ed aperti a nuove idee. Voglio sfidarli ed essere sfidato a mia volta. In altre parole, penso ai miei soggetti come a dei collaboratori, e Josh è certamente uno di essi.
Che cosa ti piace di più delle sue creazioni?
Credo che ciò che rende la sua arte diversa dalle cose che si vedono negli spazi d’arte istituzionali è il fatto che sono sempre opere che tu puoi indossare, consumare o usare come props o mobili, come una gigantesca coperta fatta di maglie da calcio che possono coprire l’intero campo da calcio e i giocatori stessi, oppure la sedia – trono che ricorda un fiore tropicale, o le due sculture fatte di zucchero che puoi davvero leccare e mangiare. Sicuramente ha un’immaginazione selvaggia, mi piace il fatto, che non prenda se stesso e la sua arte troppo seriamente. Il problema con la maggior parte dell’arte contemporanea è che è così fottutamente seria e noiosa. Le opere di Josh sono sempre divertenti, di cuor leggero ed interessanti.
Circa due anni fa durante un mio soggiorno a New York, sono passato a casa vostra e ricordo che mi hai fatto vedere il layout del tuo prossimo libro, Panoramic View. Sono rimasto colpito dalle immagini e da come le hai assemblate, a che punto è questo progetto, quand’è che vedrà la luce?
È uno dei progetti che sto ancora seguendo e spero che verrà pubblicato entro la fine dell’anno. Panoramic View si basa sulla mia serie d’immagini chiamata Environmental Picture, ( HYPERLINK "http://www.visuramagazine.com/vm/slava-mogutin" www.visuramagazine.com/vm/slava-mogutin), che ho iniziato circa più di dieci anni fa, più o meno durante lo stesso periodo di Lost Boys. È una raccolta di fotografie di viaggio intorno al mondo, di luoghi esotici come Marocco, Guatemala, Costa Rica, Messico e ovviamente la mia natia Russia. Quello che rende questa serie diversa dal resto dei miei lavori è il fatto che non riguarda principalmente le persone, ma spazi ed ambienti. Rappresentano culture diverse, civiltà e bellezza di ciò che viene chiamato terzo mondo. Ci sono alcune occasionali foto di nudi, ma la maggior parte del libro parla di panorami, still-life e ritratti urbani, più una serie d’immagini d’animali come galli, piccioni, pecore, scimmie, lupi e polpi.
Credo che il tuo blog sia un’ottima rampa di lancio di nuovi artisti che forse non sono rappresentati da una galleria, ma fanno ottima arte. Apprezzo molto ciò che fai per loro, offrendogli un’esposizione ed una voce.
Fin da quando ho iniziato il mio blog più di quattro anni fa, l’ho concepito come il mio diario e anche come una galleria virtuale dove mostrare giovani artisti ricchi di talento, la maggior parte di essi scoperti attraverso Internet. Alcuni di loro adesso hanno delle gallerie che rappresentano i loro lavori ed hanno una carriera nell’arte. Tutto ciò mi rende molto orgoglioso e felice perchè sono convinto che questi ragazzi comanderanno il mondo dell’arte del XXI secolo.
È molto divertente perchè spesso vedo copie delle tue fotografie in giro su Internet, mi fanno sorridere perchè solitamente sono brutte copie delle tue idee e delle tue immagini originali. Come ti fanno sentire?
“L’imitazione è la migliore lusinga” come dicono qui in America. Ero molto suscettibile riguardo a chi copiava spudoratamente il mio lavoro senza permesso o senza gli opportuni crediti, il fatto è che più sei esposto più spesso succede di essere imitato. Inoltre noi viviamo nel mondo post-post-post moderno e virtualmente tutto è già stato copiato, replicato, interpretato e re-interpretato infinite volte, tanto che sembra quasi giusto dire che non c’è più nulla di nuovo in questo mondo. Certamente Internet gioca un ruolo strategico in questo processo di replica ed una volta che tu metti un tuo lavoro on line, devi accettare le regole del gioco e divertirti del fatto che la tua arte e le tue idee vivranno di vita propria nel dominio pubblico.
Mi ha sempre affascinato il modo in cui fotografi i tuoi soggetti, è come se riesci ogni volta a creare un legame con loro mostrando la loro realtà. Mi potresti spiegare il tuo processo creativo?
Non sono un fotografo da studio e solitamente scatto in ambienti casuali, dove i miei soggetti non sentono la pressione di un set-up professionale da studio fotografico con luci violente e tutto quel nonsense. Quando ho cominciato a fare fotografia, dopo aver lavorato con artisti quali Bruce LaBruce e Terry Richardson, ho capito che non hai bisogno di un’attrezzatura costosa o di uno squadrone di assistenti per creare un’immagine bella ed accattivante. Sono molto più affascinato da alcuni anonimi autoritratti che puoi trovare su Internet che quelli di uno studio tradizionale.
Ricordo che anni fa, quando ho letto i tuoi poemi, guardando alcune tue foto e conoscendo la tua esperienza Russa, credevo che fossi una persona dal brutto temperamento, ma quando ci siamo incontrati mi sono trovato dinnanzi ad una persona molto gentile e siamo diventati amici. Sei sempre stato così o sei cambiato?
Molte persone mi hanno detto che dopo aver letto ciò che ho scritto e aver visto le mie foto si aspettavano di trovarsi davanti una persona rude e violenta. Beh quando ero più giovane il mio brutto temperamento mi ha messo in un mare di guai, così ho avuto i mie buoi motivi per dare una ripulita al mio modo di comportarmi. In questi giorni non bevo più tanto quando facevo in passato e cerco di non finire in una rissa. Sono una persona molto più felice ora e non sento la necessità di combattere o di provare qualcosa a qualcuno. Preferisco risparmiare la mia energia ed il mio tempo per qualcosa di migliore, qualcosa di creativo e divertente.
Come sta Brian? State lavorando a qualche nuovo progetto insieme?
Ultimamente mi sto concentrando sul mio lavoro personale, e Brian è occupato con la sua carriera che mi rende molto felice. C’è stato un periodo in cui mi sarei rifiutato di viaggiare o di fare una mostra senza Brian, nei primi anni della nostra relazione eravamo inseparabili. Ci divertiamo ancora molto a lavorare insieme, ma vogliamo dare l’un l’altro un pò più di spazio, siamo innamoratissimi ma dopo sei anni di relazione trovo sia salutare. La nostra prossima mostra come SUPERM sarà a Barcellona il prossimo dicembre.
L’anno scorso siete stati fotografati da Richard Kern per Vice come una delle Power Couples. Come ti sei sentito?
È stata la nostra prima volta su Vice e credo sia stata la storia più gay-friendly che abbiano mai pubblicato, è stata una bella sorpresa. Lavorare con Richad è stato divertente, è uno dei mie eroi, una leggenda. Amo il suo lavoro, in particolare i suoi primi film con i Sonic Youth, David Wojnarowicz e Lydia Lunch. Sono dei classici moderni! Recentemente abbiamo fatto uno scambio di opere con Richard, ora abbiamo uno dei suoi nudi bondage femminili in bianco e nero appeso in camera nostra oltre al suo ritratto di Wojnarowicz dal set di Manhattan Love Suicide che gia possedevo. Inoltre sul prossimo numero dio Vice ( febbraio 2011) ci sarà un mio nuovo lavoro, “Bros Blowing Shotties si tratta di una copia di agazzi sexy che si soffiano del fumo nella bocca l’uno dell’altro. Ho fatto questo servizio poco dopo aver smesso di fumare, è stato per me un esercizio di totale disciplina ed alla fine ce l’ho fatta, non fumo più.
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John Starck - Interview
I quadri di John sono intrinseci di una serie di simboli e significati pronti ad essere interpretati. Definirli paradossi pittorici è forse azzardato, ma a volte lo sembrano proprio ai nostri occhi, livelli di lettura allegorici di paesaggi che trascendono nel simbolismo. Come veicoli i quadri di John trasportano informazioni tra scienza, pittura e natura in un rapporto di opposti che si attraggono quali la natura e la civiltà, ordine e disordine, satira drammatica e metafisica pastorale. In un continuo richiamo ai lavori di Salvator Rosa ed alla paesaggistica classica con la suddivisione in primo piano, piano intermedio e sfondo, dove la natura di Starck è arricchita con colori che tendono al metafisico e ci aprono le porte dinnanzi ad un nuovo mondo, inquietante a volte, ma geniale allo stesso tempo. I lavori di John sono rappresentati dalla Connor Contemporary Art di Washigntond DC e dalla Charlie Smith london di Londra.
Mi dici perché i miti e le leggende sono così importanti per te e che ruolo hanno nelle tue creazioni?
L’intera storia della pittura è cosparsa di riferimenti ai miti ed alle leggende di esseri umani che cercano di comprendere la loro natura. Lo trovo difficile da ignorare e cerco di portare avanti questa tradizione. Per me i miti servono come punti di partenza nei miei quadri e sono un modo di attribuire un significato attraverso la narrazione, a volte sono ripresentati, inventati o resi ibridi tramite riferimenti alla cultura pop contemporanea, così che il significato si sposti attraverso la sua ricontestualizzazzione.
Lasci all’osservatore la facoltà di avere la sua personale interpretazione del mito che vede nelle tue opere, ma in un certo qual modo crei quello stato d’animo e conduci l’osservatore in una terra straniera, cosa ne pensi?
Sì, ciò è dovuto al modo in cui uso gli elementi narrativi all’interno di una serie di quadri. M’interessa il modo in cui i quadri possono narrare una storia semplicemente mostrando elementi parziali e poi l’osservatore è condotto all’interno del processo al fine di completarne la narrazione.
Le nuvole hanno un grande ruolo in molte delle tue opere, sono bellissime e la luce che creano è magica, come se qualcosa di catastrofico, oscuro o strano stesse per accadere, è così?
Sì, esiste una forte sensazione di cattivo presagio in tutto il mio lavoro che deriva dalle mie personali sensazioni nei confronti del mondo che rifletto nei miei quadri.
Cosa pensi del potere della natura?
Travolgente, una forza da non sottovalutare.
Ho visto molti simboli nelle tue creazioni, puoi parlarmene?
Uso il simbolismo come un mezzo per seguire le tradizioni del passato ma anche per creare strati molteplici di significato.
Da dove arriva l’idea per queste creazioni, qual è il tuo mito preferito?
Comincia sempre con la pittura, devo trovare il giusto tipo d'immaginario o di narrazione che può servire da tramite per la pittura. In genere, un quadro porta all’altro e vado avanti con la storia un pò come, credo, un regista può fare con un film.
Personalmente adoro l’aura romantica e, in un certo senso, leziosa che vedo nei tuoi quadri, che crea uno scenario apocalittico, come ti riesce?
Tutto sta semplicemente nel modo in cui dipingo e poi viene riflesso dall’immaginario apertamente estremo, pieno di luce intensa e di sfondi drammatici che caratterizzano i quadri di paesaggi romantici o sublimi. Dipingo in questo modo per creare un’immagine leziosa del romanticismo e per intaccare il sublime.
A quale artista di senti più vicino?
Ce ne sono molti, per citarne alcuni, così su due piedi, direi Salvatore Rosa, Joachim Patenir, Casper David Friedrich.....
Esistono dei riferimenti al rinascimento nei tuoi paesaggi ed alcuni concetti medievali come la religione, l’alchimia mischiati al tuo personale punto di vista nella creazione di una storia narrativa, come ci riesci?
Onestamente non so, è tutto quello che suscita il mio interesse ma come venga assemblato è un mistero anche per me…forse è semplicemente strappato dall’etere !
La copertina dell’album dei Crystal Fighters è ad oggi una delle opere migliori, come li hai conosciuti?
Una strana coincidenza.
Qual è la storia che c’è dietro quella copertina? Sei stato ispirato dalla loro musica per quella creazione?
Be’, dopo diversi incontri e corrispondenza ci siamo scambiati delle idee ed ho conosciuto la loro musica in quel modo, avevamo molti interessi in comune e quindi è stato facile mettersi d’accordo sul da farsi.
Com’è vivere da artista?
E’ un’esistenza molto semplice e solitaria, a volte è duro ma anche molto liberatorio essere libero e padrone del tuo tempo. Ho bisogno di molta autodisciplina e ce l’ho e mi piace svegliarmi ogni giorno per andare al mio studio.
Nella casa del tuo collezionista, dove immagini che i tuoi quadri starebbero meglio?
Sarebbero perfetti sopra il camino.
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lunedì 14 marzo 2011
lunedì 7 marzo 2011
Lady Fag - Interview
If you really want to feel NYC and know the essence of it you should go at one of the 6 parties a week Ladyfag is hosting in the city, she’s the girl everyone wants to know, and yes, if you leave New York without seeing her once you can’t tell you have seen New York. The first time I’ve met her I had the same feeling I’ve proved when I’ve met Catherine Baba; an overwhelming sense of style, they both irradiate. It’s hard to not fall in love with her at first sight, sometimes there’re people that are able to live their lives as a piece of art, making their existence stylish and extraordinary and Ladyfag is one of these people.
Ok let’s start form the beginning when did you become Ladyfag?
Ladyfag was born on an art gallery floor. I wrote and performed a
piece called Ladyfag: A Love Story. It was a group show put on by Sook
Yin Lee about different incarnations of outsiders. It was my dark
fairytale lovestory to the gay men in my life and what role I play in
the world I inhabit.
You are originally from Canada than you moved to NY which is the thing you like most about this city?
It can be a tough town, people don't just happen to live here. If you are here it's cause you have some personal dream of what this city can offer. The energy of a place full of creative desires keeps it vibrant and inspiring. It pushes me to my limits which is where I'm happiest.
Do you have some latin genes in your blood you are so passionate and warm...
I often say that I'm a Chilanga. A Mexico city girl. So while It might not run through my blood it flows through my heart. I clam a lot of things that aren't technically true... I'm also a fag. I'm a believer in being proud of not only who you are but what you make yourself to be.
What do you think about Frida Kahlo?
Frida is always a source of inspiration. It's not just her artwork that resonates, but her story and her politics. It's personal for me as I spent a lot of time in Mexico, which became a sort of adopted culture that I carry a lot of love for. Her use of fashion as political statement is something that resonates deeply with me, but I feel that way about many women. Nancy Cunard is another prime example, which is where my bangle fetish comes from. As for Frida, there's a Disneyfication of her in the world which is a good and bad thing. It's great that her work is known to the mass, but to simplfy her as this tortured woman artist is a shame. She'd probably roll over in her grave if she saw keychains of her self in souvenier shops. Mexico has a strong revolutionary spirit at the core of it's people and she's a beautiful example of that and I often reference her as an homage.
How much time do you spend about the outfit or the look you what to have for one night?
Minutes to hours to days. People usually plan an outfit or a costume for one night. My life is one big stage, so I'm always busy working in my dressing room plotting furture 'Looks'. Sometimes I have ideas in my head that I've been toying with, but more often than not it's a mad professor sort of scenario. I go into my dressing room start blasting music, the hangers start flying, home accessories start getting ripped off my walls and fashioned into headpieces, then I hit up my tower of shoes, slip em on and run into the night!
I think that style is a kind of gift, there’s people that can be fabulous
even just wearing a piece of rag, and other that even if they are weraring latest designer’s dress they look like shit, Can you tell me what style means for you?
Fashion is an industry where clothes are for the consumer. Style and true fashion is an artform, and a means of creative expression. Even if I'm dressed casually it's fully thought out, there's always a mood or a statement, that I'm trying to make. Sometimes I do it just for me, and at times for an aufdience. Art shouldn't just be relegated to walls, it should be shared. I carry it on me at all times. My most often worn accessory is my bruises. I like throwing myself into my parties literally, be it jumping on the bar or crawling through the dancefloor. Now matter how pressed I look I can never look perfect with black and blue bruises all over me. Keeps things in perspective.
Beening a fashion stylist myself I would say you may like desinger’s
dresses like McQueen, Galliano, Westwood, Lacroix do you have any favourite?
Looks like you've done your research you've named my top 4. Add in Ricardo Tisci for some dark romanticism, and Mugler for some sharp theatrics and you've got my dream team. I'm not quite Ladylike enough for Alaia but I love it and I'm working on getting there! But just as I'm not a size queen I'm not a label whore either. I love vintage. I love wearing things that no one else will have and just being creative with fashion. While I'd love a Treacy on my head sometimes a perched lampshade can look just as fabulous.
I know it’s not fair to ask what’s in a lady’s pourse, but what’s in yours?
It's more like a fashionable party first aid kit in there....bandaids, bobbypins and aspirins!! There's also always an abundance of drink tickets. Which is why sometimes when people say hello they're really just waiting for me to open it!!
Fashion is a medium through which you can disseminate message which is yours?
Be yourself. Whatever you wear should be an extension of what you're trying to say.I guess that might imply I'm schitzophrenic...all the voices in my head scream pretty loud so I have to let them out through my style.
So you are hosting 5 nights in NY, can you tell me something about it?
I've hosted up to 6 parties a week. Now that I'm producing them too I had to let some go as there's much more involved. The trick is to work hard so they run seamlessly and people don't realize that there's any work and just get lost in the experience. I have lots of little subworlds of people in my life so I have 3 parties that have completely different vibes. I do Friday, Saturday and Sunday, then Monday is my "Suicide Monday" recovering day.
Is it hard to be a host, is it like acting sometimes, making always people welcome and happy when they join to your party?
At times it can be really intense. Beyond having to deal with the actual logistics of the event, I have to be available for everyone to feel welcome. When too many people start grabbing at me I sometimes sneak to the bathroom to just to sit and breathe a few minutes alone. But I'm not complaining, I have a lot of fun, and its really rewarding seeing everyone getting lost in the magic of a good party.
Getting paid or getting recognized...or maybe both?
We always laugh in my house that it's "All caché no cash!" I'm just as happy sitting at the shows in paris as I am dancing in an east Village dive bar with my friends... but hey the money doesn't hurt...especially if one day this FAG wants to be an Alaia LADY!
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ph. Julian Hargreaves
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