mercoledì 29 dicembre 2010

Polly Morgan - Interview


Dal momento in cui ho deciso di intervistare Polly Morgan, sapevo che alcune persone avrebbero potuto provare uno strano disagio davanti alle sue opere, anche fastidio, ma io volevo sapere chi è Polly e sentire con le sue parole come opera e cosa pensa. Il fatto che venga collezionata da Charles Saatchi, Damien Hirst, Kate Moss, Courtney Love e che Bansky sia stato uno dei sui primi scopritori, non ha rafforzato l’idea che già mi ero fatto delle sue opere, ovvero che sono arte con la A maiuscola. La sua arte può risultare scomoda, incomprensibile, forte, fastidiosa, ma è importante capire con che occhi la si sta guardando; io percepisco semplicemente bellezza e fragilità forse perchè Polly, a differenza di altri imbalsamatori, usa piccole creature nei suoi lavori, ma soprattutto si percepisce una certa sensibilità femminile che li caratterizza. La Tassidermia per anni è stata considerata qualcosa di strano e molti non la considerano tutt’ora una forma d’arte, tutt’al più qualcosa di macabro o kitsch. La tassidermia di Polly Morgan è assolutamente diversa da quella a cui siamo stati abituati, non mima la realtà bensì ne offre una sua libera interpretazione.

Cosa pensi degli animali imbalsamati conservati nei musei?

Sono polverosi e male conservati, e mi infastidisce che molti di questi musei continuino a esporre questi vecchi pezzi. Non credo che il fatto che siano rovinati gli aggiunga un valore storico, anzi non capisco perchè non possano essere sostituiti da altri moderni con una rappresentazione più accurata, ora abbiamo i mezzi e l’abilità per migliorare tali rappresentazioni.

Cosa pensi della tassidermia tradizionale?

Credo che gli animali siano meravigliosi e penso che si possa perdere la loro bellezza perdere la loro bellezza con la tassidermia tradizionale che, se non eseguita alla perfezione, può addirittura risultare comica. Anche se io non sono la migliore imbalsamatrice del mondo spero che la bellezza degli animali sia conservata nelle posizioni e nei setting in cui li colloco, usando proprio questa tecnica.

Ma perchè hai scelto proprio la tassidermia?

Ho sempre amato la tassidermia e non ne sono mai stata inquietata, inoltre mi da la possibilità di potermi avvicinare ad animali che in vita scapperebbero da me.

Ma quindi com’è cominciato il tutto?

Niente era pianificato. Ho semplicemente voluto imparare la tassidermia, che ho iniziato e praticato dal 2004. Poi un giorno un mio amico, proprietario di un ristorante, mi chiese di eseguire la tassidermia su alcuni animali per riempire delle campane di vetro. Senza alcuna istruzione, ho usato la mia immaginazione ed è venuto fuori ciò che mi piaceva e poi da lì sono stata incoraggiata a proseguire. È successo in maniera organica, ho avuto la mia stella fortunata.

Una delle opere che mi ha colpito particolarmente è quella in cui tanti piccoli uccellini escono da un feretro, me ne parli?

In quei buchi ho infilato pulcini di quaglia nati da un giorno. Sembra che stiano lottando per uscire o che siano affamati, mentre se li si guarda da una certa distanza potrebbero addirittura sembrare muschio o dei cirripedi che crescono sul lato del legno. Ho cercato di sovvertire la naturale reazione di tenerezza, in quest’opera, infatti, lo spettatore osserva dei pulcini che sembrano vermi, che a loro volta si moltiplicano ferocemente uno sull’altro. Ho inoltre voluto creare un lieve senso di panico alla vista di tutte quelle facce in cerca di nutrimento.

Immagino che ciò che fai sia sovente oggetto di critiche morali...
Nonostante ci sia una dichiarazione sul mio sito in cui chiarisco che nessuno dei miei animali è stato ucciso per mio uso, non ferma alcuni dall’essere offensivi. Ci sono state persone che hanno detto che è irresponsabile far vedere le mie opere ai bambini, il tutto è per me assurdo perchè non ho mai visto un bambino che non ne fosse intrigato. Un’altra critica che mi muovono è che vado in giro ad uccidere animali per il mio lavoro, questo per me, significherebbe fallire nel mio obiettivo, che non è uccidere bensì fare in modo che l’animale sembri ancora vivo. È perverso. Non lo farei. Non uccidete niente, ci sono un sacco di animali che muoiono per altre ragioni, si trovano ai lati della strada, nei campi o portati a casa dai gatti degli amici.

Cosa credi rappresentino le tue opere?

La bellezza del decadimento mi ha sempre affascinato, non è molto semplice fermarla e la tassidermia è un modo per ingannarla.

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