venerdì 22 agosto 2014

Daniel Catalano - Interview


I quadri di Daniel Catalano sono delle composizioni fatte da molte figure corporee che si perdono o emergono dallo spazio circostante. Non esiste una vera e propria narrativa all’interno di questi quadri, siamo noi che siamo portati a perderci al loro interno per poi ritrovarci a fantasticare e a farci domande che probabilmente non riceveranno risposte. È come se fossimo alla ricerca di un materialismo all’interno di un mondo visivo assurdo, a tratti astratto e costituito da frammenti discontinui, che generano spazi che ci sembrano sì riconoscibili, ma che invece sono astratti. Quello che è certo è che i quadri di Catalano non sono dogmatici, la loro forza sta nel saper toccare il nostro immaginario visivo e a comunicare con esso, lasciando a noi tutte le possibili risposte suggerite dalla nostra esperienza.

Mi parli del tuo background?
Ho preso i miei BFA e MFA al Laguna College of Art and Design nel sud della California, dove ho studiato disegno e pittura classica in un ambiente che sembrava un atelier, prima di indirizzarmi verso un tipo di pittura più contemporanea. Credo che questa sia la naturale evoluzione del mio mestiere, padroneggiare gli strumenti classici indirizzati verso un immaginario contemporaneo.

Dove vivi e lavori ?
Attualmente vivo e lavoro nel sud della California. È un posto interessante in cui lavorare perché la luce opprimente stinge tutto ciò che tocca, comprimendo il colore ad una chiave di valori più alta, un contrasto più crudo e privo di ogni sottigliezza .

Quando e come hai iniziato a fare arte? hai mai pensato perché hai iniziato a dipingere?
Ho iniziato a disegnare come un adolescente che aveva l'intento di studiare architettura, ma quando ho capito che il disegno a mano libera non veniva più insegnato e tanto meno usato, ho abbandonato subito questo percorso prediligendo lo studio per le arti visive. Prima di questo non avevo mai trascorso molto tempo dedicandomi all’arte, ma me ne sono innamorato subito ed ho voluto fare parte di questa ricca storia d’artisti. Mi ci sono dedicato ed ho deciso che avrei passato la mia vita a fare quadri e questa scelta mi ha portato dove sono ora, nel bene e nel male. Ho cominciato a dipingere per emulare l'arte a cui ero stato introdotto senza pensarci troppo o con consapevolezza, soprattutto m’ispiravo all’arte rinascimentale e ai grandi maestri del diciannovesimo secolo. A quel tempo ero troppo giovane per comprendere appieno l'ampiezza del processo creativo, figuriamoci capire sufficientemente me stesso e le questioni che mi avevano spinto ed incitato a tale processo. Alla fine sono giunto a comprendere che il motivo per cui dipingo è che tramite la pittura sono costretto a confrontarmi nella mia interezza e a sperimentare di conseguenza.

Hai delle attese di come la gente possa reagire alla tua arte o semplicemente segui il tuo istinto?
Non ho mai considero lo spettatore. La mia unica preoccupazione è fare un'immagine che voglio sperimentare. L'atto di creazione è uno sforzo completamente egoista e lo spettatore alla fine lo vive attraverso i propri filtri egoistici. Quando qualcuno comincia creando per un pubblico particolare le domande necessarie per un'immagine onesta cessano di esistere, insieme a qualsiasi scoperta che invece sarebbe derivata dal dialogo creativo con se stessi. In definitiva il lasso d’integrità si tradurrà nell’esperienza dello spettatore, nella visone di un pezzo di merda senza senso.

La nudità è sempre stato un tema importante per l'arte classica, dagli antichi romani, ai greci, a Michelangelo tanto per citarne alcuni. Quando la nudità è diventata un argomento così importante per la tua arte? Perché pensi che abbia ancora un così grande impatto nell’arte al giorno d'oggi ?
Fin dalla prima classe di disegno figurativo ho capito che avrei disegnato modelli nudi per tutta la mia vita. Abbigliamento o tendaggi sono noiosi, opachi e senza vita. La carne è ricca di strati semi-trasparenti che assorbono la luce e reagiscono con il sangue prima di riemergere con infinite nuove possibilità di colore. Ogni movimento o punto di vista della figura rivela nuove forme su cui indagare. La figura nuda rivela la nostra fragilità, la nostra sessualità, la nostra umanità, tutto quello che abbiamo sempre disperatamente cercato di negare. Ho scelto di celebrare la carne.

Mi parleresti del progetto " Figure Compositions" ?
È il mio attuale progetto, è fatto da una composizione di mono e multi figure che evitano la narrativa a favore di formalismo non oggettivo . L'uso della figura permette una forma infinitamente variabile, colore e forma vengono distribuiti nella matrice pittorica, mentre il mio esame del nudo è alla ricerca del suo materialismo, all'interno di una visione dell'assurdo o nichilista. L'opera è costruita come un insieme di forme discontinue che creano uno spazio astratto attraverso immagini riconoscibili .
Uno dei tuoi quadri che preferisco è "Reflecting pool” potresti spiegare come nasce una tua idea?
Il mio processo d’ideazione è difficile da individuare, e a volte sembra casuale. Potrebbe trattarsi di qualcosa che proviamo da un particolare punto di vista, per esempio, il guardare verso il basso dall’alto di una scala è stata la genesi della Figure Composizion 101, ed il resto del dipinto è stato costruito intorno alla parte superiore della scala stessa. Ho passato un sacco di tempo a guardare e pensare a come sperimento il mio ambiente in modo scientifico ed esistenziale per conoscere quale sia il punto di partenza e la costruzione di un'immagine, ma non ci sono riuscito. I dipinti "Reflecting pool” esaminano la dualità del sé e della rinascita associata all'acqua. Tutto questo è nato nel corso di un periodo di transizione, quando volevo cambiare il modo in cui dipingevo.

In alcune delle tue opere i corpi sembrano disintegrati e fusi con l'ambiente circostante, come se non vi fosse un inizio né una fine, me lo spiegheresti?
Gioco costantemente con l'illusione dello spazio, e trovo interesse nella rottura di quest’illusione. Sciogliendo il primo piano nello sfondo o viceversa, i piani si spostano dentro e fuori, appiattendo aree e smontando il modello di prospettiva tradizionale. L'effetto sanguinamento esplora a mio avviso anche il nostro campo visivo e l'interpretazione ottica del nostro ambiente attraverso la nostra propensione, alla ricerca di un schema grafico conosciuto.

Dove trai ispirazione?
Sono più ispirato dalle scienze, in particolare le neuroscienze, la fisica e la chimica. Sono affascinato dai meccanismi che plasmano come viviamo il nostro ambiente e il fenomeno inconcepibile che governa la nostra esistenza.

Quanto tempo ci vuole per finire un tuo dipinto? Quando ti rendi conto che un quadro è terminato?
Non so mai quanto tempo ci vorrà per completare un dipinto. A volte potrebbe richiedere una settimana o due oppure dei mesi. È sempre interessante e sorprendente quando ciò che s’immagina, ossia un semplice dipinto, diventa invece un crepaccio tutto consumato. Ti direi che sono un pittore moderatamente svelto. Ci vogliono da dodici a diciotto mesi per mettere insieme un corpo di lavoro a seconda delle dimensioni. Finire un dipinto è un atto di bilanciamento tra il disgusto e l'illuminazione. Il processo è faticoso, quando ho raggiunto un punto in cui non posso sopportare di continuare a dipingerlo e tutte le domande che ho chiesto al quadro sono state risposte, allora è veramente finito.

Quando dipingi in studio metti della musica? Se sì cosa trovi più stimolante al momento e perchè?
Lo studio può diventare un ambiente facilmente tormentato, quindi è imperativo per sedare questo stato improduttivo della mente, riempirlo con una varietà di strumenti tra cui musica, podcast, ed alcool. La prescrizione e il  dosaggio richiesto dipende dallo stato dei dipinti, ed è sempre in movimento. Le band che mi stimolano in quei momenti sono The National , Mark Kozelek & Jimmy LaValle, Faunts, Death Grips, Kendrick Lamar, Frank Ocean, e un po' di tutto il resto, se necessario.

Dove pensi che i quadri si adattino meglio a casa di qualcuno? Soggiorno, camera da letto, sopra un camino?
La camera che ha la luce più bella offre al quadro la migliore visibilità dove può essere vissuto ancora ed ancora, e possa continuare a suscitare quello che il collezionista ha provato nel momento in cui ha decisso di possederlo.

Quello che mi piace di più dei tuoi quadri è il sentimento che trasmettono, a volte mi chiedo cosa stesse accadendo in quel momento. Ha senso?
Sì ha senso. Ho intenzionalmente lasciato le immagini vaghe. So che lo spettatore può sperimentare il quadro attraverso il proprio filtro e metterlo a confronto con la propria esperienza e fare dei ragionamenti personali che non avrei mai potuto immaginare, quindi preferisco incoraggiare questo fenomeno attraverso la vaghezza, piuttosto che essere dogmatico attraverso la narrazione.

Com’è per un pittore quando si sta per vendere uno dei propri lavori? È come dare via un parte di se stessi o per il fatto che si è lavorato da così tanto tempo ad esso che si è felici di liberarsene?

Mi piace vendere il mio lavoro. Direi che è il massimo complimento quando qualcuno si sente di spendere soldi duramente guadagnati per comprare un quadro che ho creato. È già abbastanza difficile comunicare con qualcuno attraverso il linguaggio di tutti i giorni, ma di comunicare tramite un ideale estetico si direbbe impossibile. Quando accade, però, è del tutto gratificante e mi permette di continuare a creare e indagare cosa significa sperimentare .


Tristan Pigott - Interview


Tristan Pigott è un giovane pittore che intensifica nei suoi quadri il dramma quotidiano alterando proporzione e forma per esprimere un’ansia consapevole. I suoi quadri sono semplici esplorazioni delle caratteristiche umane che giocano con la proporzione e con idee surreali. L’interesse di Tristan sono le persone, in questo casoo  amici o famigliari che ritrae in modo umoristico in un mondo scomodo, dominato dall'incertezza, in cui questi giovani ventenni sono ritratti con l’alcol, con i loro vestiti griffati e il loro make up. Facilmente troviamo due ragazze sedute sul letto, una mentre si mette il mascara e l’atra mentre aggrotta la fronte guardando una rivista di moda. Un labbro tatuato diventa l’oggetto di un altro dipinto, o una ragazza che mangia un hamburger facendo attenzione a non sporcarsi il look, in fin dei conti a volte la magia sta proprio in quello che viviamo tutti i giorni.

A che età hai iniziato a dipingere?
Mio padre è un pittore. Non ricordo quando ho iniziato a dipingere, mi sembra di averlo sempre fatto.

Quando hai capito che la pittura sarebbe stata il modo migliore per esprimere te stesso?Fin dall’inizio è sempre stata la mia tecnica preferita. Alla scuola d'arte ero aperto alla possibilità di utilizzare altri mezzi, ma sono sempre tornato ai colori ad olio.

Ciò che mi colpisce di più nei tuoi dipinti è il perfetto equilibrio tra un forte senso di realismo ed idee surreali. Puoi parlarmene?
È importante per me che ci sia un senso di realismo. Tutte le persone che dipingo sono amici, voglio che le situazioni in cui li metto siano delle possibilità reali, ma che abbiano un'enfasi che proietti le loro personalità. Voglio attirare lo spettatore, coinvolgerlo nella narrazione, ma rivelare la natura bidimensionale della pittura, richiamando l'attenzione sulla superficie della tela.

Mi stai dicendo che tutte le persone che ritrai sono tuoi amici?
Sì, e conoscerli mi permette di saper come si adatteranno alla narrazione del quadro, ma spesso in fondo si tratta proprio di questo, di chi in realtà queste persone siano veramente. Le situazioni in cui le metto sono ambigue perché voglio che le cose siano il più ambigue possibili.

Per quale motivo la vita quotidiana sembra essere così importante per la tua arte?
Direi che le persone sono importanti, le cose di tutti i giorni che sono catturate nel dipinto servono per distrarre lo spettatore dal consideralo puramente in modo oggettivo e per farlo pensare.

Quali sono a tuo parere gli artisti che credi abbiano avuto una grande influenza a sul tuo stile e sulla tua tecnica?
Direi John Currin e Otto Dix.

La moda e i vestiti sembrano avere un posto particolare nei tuoi quadri, come mai questa decisione?
Giudichiamo le persone altrettanto dai loro vestiti quanto dai loro volti, è la forma più visibile dell’identità e della proiezione di qualcuno.

Il mondo che crei per loro per alcuni versi sembra essere scomodo o almeno questo è ciò che a volte comunicano i loro giovani volti. Cosa ne pensi?
Trovo la ritrattistica una cosa strana. È pensata per essere un momento nel tempo che viene creato per giorni e settimane. Quindi io voglio che ci sia questa consapevolezza da parte delle persone di questo tempo che passa . Voglio che ci sia quel senso di disagio, come quando qualcuno ti sta fissando.

È una vera e propria ansia consapevole quella in cui vivono i tuoi soggetti e spesso è anche accentuata dall’attenzione che dedichi alla scelta dei props che vuoi aggiungere alla tua composizione, quanto tempo impieghi a crearla? 
Comincio sempre col delineare una composizione che può variare nel tempo, spesso mi è successo di essere a metà strada nel terminare un dipinto e modificarne gli oggetti, nulla è scolpito nella pietra.

Nella realtà che stai presentando pensi che maschio e femmina siano sullo stesso livello?
Sì certo. Penso che siano entrambi visti con un po’ d’umorismo, anche se in realtà in cui lavorando simpatizzo molto di più con le donne rispetto agli uomini a causa della loro rappresentazione spesso sleale. Voglio che l'ambiguità si rifletta su ciò che lo spettatore vede, chiunque stia giudicando i personaggi, si dovrebbe riflettersi su lui. “Reading Easy” si basa tutto sul modo di vedere, il contrasto della naturalezza e del posing e come noi lo leggiamo.

Che tipo di collegamento speri di ottenere con gli spettatori?
Sta a loro, io sono più che felice se qualcuno è in grado di guardare un mio dipinto per più di pochi secondi.

Cosa trovi più stimolante e perché?
Le persone, non smettono mai di sorprendermi.

Quando sei nel tuo studio a dipingere che tipo di musica ascolti? Qual’è l’ultimo cd che hai suonato?
L'ultima cosa che ho ascoltato è stato il nuovo album degli Swans. Ascolto qualsiasi cosa.

sabato 5 aprile 2014

TAKESHY KUROSAWA SS14 CAMPAIGN - Styling













Busy Earnin' - Styling










ERNESTO ESPOSITO SS14 Campaign - Styling







Double Bubble Trouble - Styling
















JAMIL HELLU - Interview

Il fotografo Jamil Hellu nato in Brasile ed ora cittadino di San Francisco, insegna fotografia presso la Stanford University, il San Francisco Art Institute e il Diablo Valley College. Nella sua ultima creazione, la serie “Guardians Of The Golden Gate”, ha invitato i suoi soggetti a creare dei supereroi fittizi, offrendo loro l’opportunità di esprimersi. Seguendo la loro immaginazione i personaggi fotografati da Jamil hanno creato dei costumi specifici, ogni individuo ha dato vita ad un personaggio unico prendendo spunto dalla mitologia e dalla creatività personale, in un gioco di auto-rappresentazione ed interpretazione fantastica di un ruolo di un supereroe. La serie si chiama "Guardians of the Golden Gate" per il fatto che tutti i soggetti sono stati fotografati a San Francisco o nella Bay Area, grazie ad un annuncio lasciato su Facebook con la ricerca di soggetti disposti a farsi fotografare come supereroi. Il tutto si è sviluppato in modo naturale fino alla raccolta di queste numerose immagini nate dalla collaborazione tra il fotografo ed i suoi eroi. Le fotografie di Jamil rappresentano un susseguirsi colorato ed ironico di icone self-made che condividono un loro lato intimito che, complice il fotografo, diventa un’estensione per lo spettatore, infatti l'idea di qualcuno che ha una vita normale e poi, di punto in bianco possa vagare in incognito con il suo costume per la città è divertente, evoca una sensazione di libertà con un pizzico di sana follia.

Come è nata l'idea dei Guardiani del Golden Gate?
L'idea è iniziata dopo aver fatto una fotografia col cellulare al mio partner mentre indossava un mantello da donna anni ’40 che aveva comprato in un negozio dell’usato nella California del nord. Darrin era così entusiasta di posare come un supereroe che ho pensato: "hummm, c'è qualcosa d’interessante da esplorare qui!”. Come molte persone, sono cresciuto leggendo fumetti e così l'ispirazione per lavorare su questo progetto è stata spontanea.

Hai chiesto ai tuoi personaggi di esprimersi come dei supereroi. Hai parlato con loro prima o si sono semplicemente presentati vestiti così il giorno dello shooting?
Ho parlato con tutti prima dello shooting spiegando ciò in cui consisteva il progetto ed incoraggiandoli nell’essere creativi. Alcune persone avevano una certa idea di come volevano essere ritratte, alcune hanno chiesto ad amici di aiutarli nella creazione degli abiti ed altri hanno collaborato con me in modo molto creativo. E’ sempre molto emozionante arrivare a casa della gente, suonare il campanello e farsi aprire la porta in costume.

Mi sembra che ti sia divertito molto a fare queste foto, ho ragione? Eventuali ricordi divertenti da condividere?
Uno dei miei ricordi più belli è stato quando sono arrivato a casa di
uno dei "Guardiani" e l'ho trovato col suo costume in piedi sul tetto del garage che mi aspettava. E’ stato incredibile e divertente. Ho scattato quella fotografia da lì. Credo sia una delle immagini più forti e cariche di coraggio e libertà del soggetto che stavo immortalando. 

Come hai trovato i tuoi personaggi?
Inizialmente ho fotografato amici poi mentre il progetto si evolveva
sempre più persone hanno iniziato a volerne fare parte. Ho messo un annuncio su Facebook un paio di volte invitando chiunque a partecipare. Ho ricevuto email da persone che non sapevo chi fossero che mi chiedevano se potevano prendere parte al progetto. L'unica condizione era: "Siate creativi!".

Cosa mi dici delle location? Li hai fotografati nel loro quartiere o hai scelto dei luoghi ad hoc ad ogni situazione? 
Ho chiesto alle persone che stavo fotografando di scegliere un luogo specifico per lo scatto, attraverso la nostra collaborazione artistica è nato ogni ritratto.

Se dovessi scegliere il tuo look da supereroe come sarebbe? 
Mi piacerebbe indossare una lunga parrucca, un body, una maschera e probabilmente terrei in mano un phon.

I tuoi soggetti sono dei Guardiani, per che cosa stanno combattendo? Da che cosa difendono la città?
Sono dei protettori. Il loro ruolo è quello di celebrare lo spirito creativo e libero che la città di San Francisco irradia. Da immigrato, ti dico che abito qui da un decennio ed in questo periodo ho conosciuto persone provenienti da tutto il mondo che si sono trasferite qui perché si sentono socialmente accettate e politicamente sicure. Come un faro di speranza per molti, la città di San Francisco e la grande Bay Area rappresentano l’apertura e l’accettazione delle comunità alternative e delle differenze sessuali tra persone provenienti da tutti i ceti sociali. Siamo attratti da questa zona del mondo, come molte altre generazioni prima di noi, è un luogo di libertà d’espressione in qualsiasi forma essa possa prendere.

Come è nato il tuo amore per la fotografia?
Il mio amore per la fotografia ha origini profonde. Durante gli anni accademici ho studiato molto la storia della fotografia e mi sono innamorato della sua cronologia. Più imparo su di essa, più mi piace. La Storia della fotografia è affascinante. Si manifesta nel nostro passato storico attraverso le immagini e rivela idee personali e concetti molto particolari su come deve essere usata o applicata. La fotografia è ancora un giovane mezzo in confronto ad altre forme d'arte, ma credo abbia raggiunto già tanto .

Ogni fotografo ha il suo soggetto preferito, qual’è il tuo?
L’Intimità. Sono profondamente attratto dalla fotografia che è soggettiva ed esprime storie personali. I miei soggetti preferiti sono quelli che trasmettono esperienze uniche e intime.

A proposito di intimità "Darrin" è uno dei tuoi progetti che preferisco. E' così intimo. Puoi dirmi qualcosa su quei momenti?
Si tratta solo di osservare la nostra vita quotidiana per catturare momenti ordinari tra due uomini che vivono insieme. La serie non ha davvero avuto un inizio come progetto ufficiale. Si è evoluto organicamente, l’ho solo fotografato più spesso durante il nostro tempo insieme. Nel corso del tempo, lavorando su queste fotografie, ho imparato molto su me stesso come fotografo e soprattutto sono diventato consapevole dell'impatto che le rappresentazioni personali, come queste creano negli altri. La mia intenzione è quella di allontanarmi dagli stereotipi di solito collegati alla rappresentazione di uomini gay, concentrandomi maggiormente su momenti di intimità ed esperienze di vita personali .

Stai lavorando su un nuovo progetto?
Sono interessato a fare un progetto con alcuni omosessuali anziani, mostrando le loro diverse storie e sfide sociali. Come un omaggio a
coloro che hanno creato nuove strade per noi.

Ti sei ripromesso dei buoni propositi per quest’anno appena cominciato?
Continuare a fotografare sempre di più, trovare nuove vie per
ampliare i miei modi di vedere . Ho recentemente scattato di più con Instagram ( @ byjamil ) è stato sicuramente un ottimo modo per
praticare foto trasformando il banale in qualcosa da guardare.