I quadri di Daniel Catalano sono delle composizioni fatte
da molte figure corporee che si perdono o emergono dallo spazio circostante.
Non esiste una vera e propria narrativa all’interno di questi quadri, siamo noi
che siamo portati a perderci al loro interno per poi ritrovarci a fantasticare
e a farci domande che probabilmente non riceveranno risposte. È come se fossimo
alla ricerca di un materialismo all’interno di un mondo visivo assurdo, a
tratti astratto e costituito da frammenti discontinui, che generano spazi che
ci sembrano sì riconoscibili, ma che invece sono astratti. Quello che è certo è
che i quadri di Catalano non sono dogmatici, la loro forza sta nel saper
toccare il nostro immaginario visivo e a comunicare con esso, lasciando a noi
tutte le possibili risposte suggerite dalla nostra esperienza.
Mi parli del tuo background?
Ho preso i miei BFA e MFA al Laguna College of Art and
Design nel sud della California, dove ho studiato disegno e pittura classica in
un ambiente che sembrava un atelier, prima di indirizzarmi verso un tipo di
pittura più contemporanea. Credo che questa sia la naturale evoluzione del mio
mestiere, padroneggiare gli strumenti classici indirizzati verso un immaginario
contemporaneo.
Dove vivi e lavori ?
Attualmente vivo e lavoro nel sud della California. È un
posto interessante in cui lavorare perché la luce opprimente stinge tutto ciò
che tocca, comprimendo il colore ad una chiave di valori più alta, un contrasto
più crudo e privo di ogni sottigliezza .
Quando e come hai iniziato a fare arte? hai mai pensato
perché hai iniziato a dipingere?
Ho iniziato a disegnare come un adolescente che aveva
l'intento di studiare architettura, ma quando ho capito che il disegno a mano
libera non veniva più insegnato e tanto meno usato, ho abbandonato subito
questo percorso prediligendo lo studio per le arti visive. Prima di questo non
avevo mai trascorso molto tempo dedicandomi all’arte, ma me ne sono innamorato
subito ed ho voluto fare parte di questa ricca storia d’artisti. Mi ci sono
dedicato ed ho deciso che avrei passato la mia vita a fare quadri e questa
scelta mi ha portato dove sono ora, nel bene e nel male. Ho cominciato a
dipingere per emulare l'arte a cui ero stato introdotto senza pensarci troppo o
con consapevolezza, soprattutto m’ispiravo all’arte rinascimentale e ai grandi
maestri del diciannovesimo secolo. A quel tempo ero troppo giovane per
comprendere appieno l'ampiezza del processo creativo, figuriamoci capire
sufficientemente me stesso e le questioni che mi avevano spinto ed incitato a
tale processo. Alla fine sono giunto a comprendere che il motivo per cui
dipingo è che tramite la pittura sono costretto a confrontarmi nella mia
interezza e a sperimentare di conseguenza.
Hai delle attese di come la gente possa reagire alla tua
arte o semplicemente segui il tuo istinto?
Non ho mai considero lo spettatore. La mia unica
preoccupazione è fare un'immagine che voglio sperimentare. L'atto di creazione
è uno sforzo completamente egoista e lo spettatore alla fine lo vive attraverso
i propri filtri egoistici. Quando qualcuno comincia creando per un pubblico
particolare le domande necessarie per un'immagine onesta cessano di esistere,
insieme a qualsiasi scoperta che invece sarebbe derivata dal dialogo creativo
con se stessi. In definitiva il lasso d’integrità si tradurrà nell’esperienza
dello spettatore, nella visone di un pezzo di merda senza senso.
La nudità è sempre stato un tema importante per l'arte
classica, dagli antichi romani, ai greci, a Michelangelo tanto per citarne
alcuni. Quando la nudità è diventata un argomento così importante per la tua
arte? Perché pensi che abbia ancora un così grande impatto nell’arte al giorno
d'oggi ?
Fin dalla prima classe di disegno figurativo ho capito che
avrei disegnato modelli nudi per tutta la mia vita. Abbigliamento o tendaggi
sono noiosi, opachi e senza vita. La carne è ricca di strati semi-trasparenti
che assorbono la luce e reagiscono con il sangue prima di riemergere con
infinite nuove possibilità di colore. Ogni movimento o punto di vista della
figura rivela nuove forme su cui indagare. La figura nuda rivela la nostra
fragilità, la nostra sessualità, la nostra umanità, tutto quello che abbiamo
sempre disperatamente cercato di negare. Ho scelto di celebrare la carne.
Mi parleresti del progetto " Figure Compositions"
?
È il mio attuale progetto, è fatto da una composizione di
mono e multi figure che evitano la narrativa a favore di formalismo non
oggettivo . L'uso della figura permette una forma infinitamente variabile,
colore e forma vengono distribuiti nella matrice pittorica, mentre il mio esame
del nudo è alla ricerca del suo materialismo, all'interno di una visione
dell'assurdo o nichilista. L'opera è costruita come un insieme di forme
discontinue che creano uno spazio astratto attraverso immagini riconoscibili .
Uno dei tuoi quadri che preferisco è "Reflecting pool”
potresti spiegare come nasce una tua idea?
Il mio processo d’ideazione è difficile da individuare, e a
volte sembra casuale. Potrebbe trattarsi di qualcosa che proviamo da un
particolare punto di vista, per esempio, il guardare verso il basso dall’alto
di una scala è stata la genesi della Figure Composizion 101, ed il resto del
dipinto è stato costruito intorno alla parte superiore della scala stessa. Ho
passato un sacco di tempo a guardare e pensare a come sperimento il mio
ambiente in modo scientifico ed esistenziale per conoscere quale sia il punto
di partenza e la costruzione di un'immagine, ma non ci sono riuscito. I dipinti
"Reflecting pool” esaminano la dualità del sé e della rinascita associata
all'acqua. Tutto questo è nato nel corso di un periodo di transizione, quando
volevo cambiare il modo in cui dipingevo.
In alcune delle tue opere i corpi sembrano disintegrati e
fusi con l'ambiente circostante, come se non vi fosse un inizio né una fine, me
lo spiegheresti?
Gioco costantemente con l'illusione dello spazio, e trovo
interesse nella rottura di quest’illusione. Sciogliendo il primo piano nello
sfondo o viceversa, i piani si spostano dentro e fuori, appiattendo aree e
smontando il modello di prospettiva tradizionale. L'effetto sanguinamento
esplora a mio avviso anche il nostro campo visivo e l'interpretazione ottica
del nostro ambiente attraverso la nostra propensione, alla ricerca di un schema
grafico conosciuto.
Dove trai ispirazione?
Sono più ispirato dalle scienze, in particolare le
neuroscienze, la fisica e la chimica. Sono affascinato dai meccanismi che
plasmano come viviamo il nostro ambiente e il fenomeno inconcepibile che
governa la nostra esistenza.
Quanto tempo ci vuole per finire un tuo dipinto? Quando ti
rendi conto che un quadro è terminato?
Non so mai quanto tempo ci vorrà per completare un dipinto.
A volte potrebbe richiedere una settimana o due oppure dei mesi. È sempre
interessante e sorprendente quando ciò che s’immagina, ossia un semplice
dipinto, diventa invece un crepaccio tutto consumato. Ti direi che sono un
pittore moderatamente svelto. Ci vogliono da dodici a diciotto mesi per mettere
insieme un corpo di lavoro a seconda delle dimensioni. Finire un dipinto è un
atto di bilanciamento tra il disgusto e l'illuminazione. Il processo è
faticoso, quando ho raggiunto un punto in cui non posso sopportare di
continuare a dipingerlo e tutte le domande che ho chiesto al quadro sono state
risposte, allora è veramente finito.
Quando dipingi in studio metti della musica? Se sì cosa
trovi più stimolante al momento e perchè?
Lo studio può diventare un ambiente facilmente tormentato,
quindi è imperativo per sedare questo stato improduttivo della mente, riempirlo
con una varietà di strumenti tra cui musica, podcast, ed alcool. La
prescrizione e il dosaggio richiesto
dipende dallo stato dei dipinti, ed è sempre in movimento. Le band che mi
stimolano in quei momenti sono The National , Mark Kozelek & Jimmy LaValle,
Faunts, Death Grips, Kendrick Lamar, Frank Ocean, e un po' di tutto il resto,
se necessario.
Dove pensi che i quadri si adattino meglio a casa di
qualcuno? Soggiorno, camera da letto, sopra un camino?
La camera che ha la luce più bella offre al quadro la
migliore visibilità dove può essere vissuto ancora ed ancora, e possa
continuare a suscitare quello che il collezionista ha provato nel momento in
cui ha decisso di possederlo.
Quello che mi piace di più dei tuoi quadri è il sentimento
che trasmettono, a volte mi chiedo cosa stesse accadendo in quel momento. Ha
senso?
Sì ha senso. Ho intenzionalmente lasciato le immagini
vaghe. So che lo spettatore può sperimentare il quadro attraverso il proprio
filtro e metterlo a confronto con la propria esperienza e fare dei ragionamenti
personali che non avrei mai potuto immaginare, quindi preferisco incoraggiare
questo fenomeno attraverso la vaghezza, piuttosto che essere dogmatico
attraverso la narrazione.
Com’è per un pittore quando si sta per vendere uno dei
propri lavori? È come dare via un parte di se stessi o per il fatto che si è
lavorato da così tanto tempo ad esso che si è felici di liberarsene?
Mi piace vendere il mio lavoro. Direi che è il massimo
complimento quando qualcuno si sente di spendere soldi duramente guadagnati per
comprare un quadro che ho creato. È già abbastanza difficile comunicare con
qualcuno attraverso il linguaggio di tutti i giorni, ma di comunicare tramite
un ideale estetico si direbbe impossibile. Quando accade, però, è del tutto
gratificante e mi permette di continuare a creare e indagare cosa significa
sperimentare .
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