venerdì 22 agosto 2014

Kostis Fokas - Interview


Nei lavori di Kostis Fokas l'uso spiritoso del corpo umano nella sua interezza è usato come strumento di esplorazione e si propone di trasmettere le sue fantasie più intime attraverso la sua arte. Le sue fotografie sono colme di riferimenti alla sessualità, al movimento Dada, alla cultura pop, il tutto mischiato con una sana ironia che rende il suo lavoro quasi postmoderno in un continuo gioco stimolante tra spazio, corpo ed oggetti. Kostis è originario della Grecia, ma ora vive a Londra, dove crea le sue fotografie utilizzando la sua capacità innata di creare e catturare personificazioni del provocatorio nella forma umana. Impegnativo e sessualmente carico, il suo lavoro utilizza il corpo spogliato dei suoi vestiti, lasciato completamente esposto e arreso, come una metafora per la sessualità, la forza, e l'umanità. Nel suo lavoro credo che la rappresentazione sia spesso legata all'accettazione, dove a volte la sottomissione trasmette l'arrendersi a qualcosa di più grande e più potente di noi.
Cosa ricordi della tua infanzia in Grecia ?
Sono nato ad Atene in Grecia. Mio padre lasciò presto la famiglia così sono cresciuto solo con mia madre. Ho iniziato a disegnare più in là di quanto io ricordi, anche prima di andare a scuola. Ho continuato a disegnare cercando di migliorarmi. Ho sempre avuto questa passione, a cui mi sono dedicato molto fin da piccolo ed ero anche molto disciplinato. La pittura è stato anche uno dei motivi per cui ho trascorso molto tempo da solo, preferivo la solitudine, ero un bambino molto introverso. Non sono sicuro se fossi felice.
Oggi vivi a Londra, quanto è differente dal vivere in Grecia?
Atene non è sicuramente così piovosa, come è Londra (ride). Ma quando si tratta di arte una delle grandi differenze tra Atene e Londra è il livello di sperimentazione. Il mercato ad Atene è ancora piccolo e la gente ha paura di prendere rischi . La scena a Londra è anche molto più cosmopolita di quella di qualsiasi altro centro culturale europeo è molto competitiva, d'altra parte la vita ad Atene è molto più facile, più semplice e meno complicata, e ciò è buono.
Spagna, Italia e Grecia abbiamo tutti sangue mediterraneo che scorre nelle nostre vene, quanto di questo lato passionale pensi esca dalle tue opere?
Non so se sia per il sangue mediterraneo, so di certo che è la passione che mi guida sempre. Passione per le persone e per i rapporti. Sono contento che in questa fase della mia vita sto portando passione e disciplina nel mio lavoro. Tutto questo mi da forza per andare avanti ed essere una persona migliore.
Quando ti sei accorto che la fotografia sarebbe diventata il tuo mezzo d'espressione?
All'età di vent'anni avevo già una vasta collezione di pittura di ritratti femminili, un caro amico mi ha dato una macchina fotografica analogica una Praktica e così ho iniziato a fotografare con grande passione. Tutto è avvenuto senza alcuno sforzo, è stato come continuare a fare la stessa cosa ma con un supporto diverso. La verità è che sono interessato a qualsiasi forma d'espressione. Per questo motivo ho deciso di mettere me stesso davanti al mio obiettivo per la prima volta. Usare il mio corpo per esprimere la mia creatività è stato molto liberatorio, per me non conta con quale mezzo ti esprimi ma quello che si vuole comunicare attraverso il proprio lavoro. Per questo motivo non sento di definirmi un fotografo.
Ok. Ma mi spieghi come mai sei finito nel surrealismo?
Ho trovato che sia il Dada che il Surrealismo siano dei movimenti artistici molto intriganti. Preferiscono sempre ottenere intuizioni feconde da questo tipo di arte. Quando mi sono imbattuto nella glitch art è stato come scoprire un nuovo modo di esprimere tutto il surrealismo che c'è dentro di me ma con un'estetica diversa, ma molto vicina ai lavori che mi hanno ispirato. Non so bene quale sia la parte che collega tutte queste forme d'arte, ma da qualche parte lì in mezzo mi ci voglio trovare.
Devo dirti che mi piace che lasci l'interpretazione aperta per gli spettatori in modo che giungano loro stessi alla conclusione sulle tue immagini. Era qualcosa di premeditato o è scaturito naturalmente?
Quando si parla di arte per me nulla è programmato, ma diviene in maniera naturale. Penso all'arte come a qualcosa di personale e soggettivo. Quando creo per me è come se parlassi a me stesso, ma con l'intento di toccare anche altri. Potrei risponderti riguardo i miei pensieri e sentimenti ma non posso raccontarti di quelli degli altri. La verità è che con la mia arte non voglio dare tutte le risposte, ma preferisco che siano gli altri a porsi delle domande a riguardo e a darsi delle risposte.
Il lato sessuale delle tue foto lo trovo molto divertente, credo che sia come un piccolo tesoro per il tuo lavoro. Me ne parli?
La maggior parte delle volte ho raccontato le mie fantasie più profonde e le dipendenze nel mio lavoro. Anche se capisco che per alcuni le mie immagini possono risultare bizzarro e iper-sessuali, ma questo è il mio modo di accettarmi. Ho trascorso gran parte della mia vita a deprimermi riguardo le mie scelte personali. Uso la mia arte per liberarmi e per non essere più depresso.
Che cosa ti eccita davvero?
Uso il mio partner in molte delle mie foto, così quando abbiamo finito di scattare come è successo la maggior parte delle volte finiamo col fare sesso selvaggio. Questo mi eccita veramente, perché so già prima di scattare che finiremo così!
Credi che il fatto che la maggior parte delle volte non si vedano le facce dei soggetti, aiuti a raggiungere questo livello erotico?
Una volta qualcuno mi ha detto che vedendo alcune delle mie immagini ha provato un senso di disponibilità e di accessibilità del corpo umano proprio per il fatto che non si vedono gli occhi. Questo è esattamente quello che voglio esplorare con quelle immagini. Riguardo al livello erotico sono d'accordo con te. Credo inoltre che nelle mie immagini ci sia la proposta di sesso che è spesso correlata all'accettazione, per me la proposta di fare sesso è qualcosa che ho trovo particolarmente interessante, mi eccita e non mi dispiace farlo sapere.
Due parole che userei per descrivere il tuo lavoro sono "libero divertimento", che ne pensi?
La mia arte è l'unico posto in cui mi sento totalmente sicuro anche se mi espongo. È l'unico posto da cui non voglio nascondermi e mi esprimo con assoluta libertà. Sono d'accordo con te e ti ringrazio per averlo detto.
Prego. Come descriveresti la tua arte ?
Mi considero un nuovo artista e penso di avere ancora molto da imparare . Credo l'arte sia multidimensionale ed diventa significativa solo quando si confronta con un soggetto quale il sesso. Questo è ciò che voglio sperimentare ed evolvere in futuro. Vorrei poter rendere la mia arte più importante. Credo anche che l'arte debba essere spirituale tra le altre cose. In questo momento sto lavorando a questo livello, quindi ti direi che in questo momento la mia arte è spirituale.
Credi che si possa parlare di una nuova fotografia astratto-sessuale con opere come le tue e quelle di Ren Hang?
Grazie per aver accennato a questo. Ren Hang è uno degli artisti che ammiro moltissimo e mi ha ispirato molto. Trovo terribilmente interessante che egli viva in un paese che non accetta la sua arte e che quindi in un certo senso renda ancora più significativo il suo lavoro. Nel mio caso devo dirti che anch'io ottengo molte reazioni negative riguardo ai miei lavori, ciò con cui ho a che fare è il fatto che le persone non accettano il lato sconosciuto o bizzarro del mio lavoro. Se dobbiamo parlare di un nuovo filone fotografico e nello specifico di corpi nudi nella fotografia, allora vorrei che venisse riferita come un movimento che accetta la bellezza della diversità.
La tua famiglia o i tuoi amici che reazione hanno riguardo ai tuoi lavori?
La mia famiglia e i miei amici sono i più forti sostenitori del mio lavoro e tutto questo mi fa sentire bene!
Hai mai sentito la sfida di non attraversare la linea di accettabilità/pornografia quando hai lavorato ad un'immagine ?
Mi piace camminare su questa linea sottile. La mia dipendenza dal porno credo si manifesti chiaramente nei miei lavori e si percepisca quanto abbia influenzato il mio modo di creare. Ho del materiale inedito che non è mai stato pubblicato e che spero un giorno possa essere messo in mostra. In ogni caso credo che nell'arte non ci debbano essere dei limiti. Credo che se qualcuno osservi l'arte dentro dei limiti allora tutto perde di significato.
Hai visto qualcosa di recente che ti ha ispirato ?
Ieri ho guardato Marina Abramovic "The Artist is Present ", documentario sulla sua performance al MOMA che non avevo ancora avuto modo di vedere. Ciò che mi ha toccato di più è la sua dedizione all'arte. Non sapevo un sacco di cose su di lei, ma quello che ho trovato più interessante è che la sua arte era ed è ancora più importante della sua vita. Non ho mai visto qualcosa di più stimolante.
Di quale dei tuoi lavori ti senti più fiero?
Mi sento molto orgoglioso del fatto che negli ultimi due anni mi sono dedicato interamente ai miei lavori che mi danno una grande forza nell'andare avanti con la stessa passione che mi spinge ad esser un artista migliore.

OH MY JOSH! - Styling












Lars Stephan - Interview




































Nelle foto di Lars Stephan generalmente vediamo luoghi meravigliosi e il suo corpo nudo in relazione ad essi. Lars utilizza la ritrattistica come metodo d’esplorazione della sua identità e del suo posizionamento nel contesto. Principalmente Lars è interessato al dialogo costante tra un aspetto del sé e l’ambiente circostante. Nei suoi scatti infatti fa sì che il personaggio interiore che ha deciso d’interpretare venga costantemente influenzato dagli aspetti e luoghi naturali in cui ha deciso di collocarsi e con il fine ultimo d’immortalare questi momenti.

Mi racconti del tuo background?
Sono cresciuto in Germania, ma ho sempre avuto la voglia di viaggiare e scoprire nuovi luoghi. Mia madre era ed è ancora una grande viaggiatrice così da bambini ha portato me e mio fratello gemello in giro per tutta l’Europa. Da adulto ho continuato a farlo, ho vissuto e trascorrere del tempo tra gli altri posti in Australia, Cile, Argentina, Francia, New York. Attualmente sto facendo un master in fotografia a Londra al LCC .

Quando hai capito che l’autoritratto fotografico sarebbe diventato il tuo modo d’esprimerti?
Scatto fotografie perché voglio cogliere qualcosa prima che svanisca definitivamente. È stato così fin da bambino. Disegnavo ma non ho mai avuto il coraggio di esprimere che ciò che volevo veramente scattare delle fotografie. Fotografarmi è uno sfogo. Lo faccio provando ad interpretare diversi personaggi, è molto terapeutico, ma non è l'unica cosa che fotografo, cerco di catturare momenti; soprattutto quando viaggio, è affascinante. Tutto è fresco, nuovo e mai visto prima, è molto stimolante, sia per i miei lavori artistici che per i miei reportage di viaggio.

Riesci a prendere distanza tra Lars il fotografo e Lars il modello, qual’è la sfida?
Io non mi vedo come un modello. Usare me stesso come un modello, ma non mi rivedo negli autoritratti. Non sono davvero io, sto solo dando vita ad un personaggio.

Come ti sei accorto di essere così a tuo agio da mostrarti nudo nei tuoi lavori?
In realtà non sono affatto sicuro. Posso solo farlo, a scopo artistico e soprattutto perchè sto interpretando un personaggio.

Apprezzo che molte delle tue foto siano senza tempo, potrebbero essere state scattate ieri o 10 anni fa ma questo non importa. Il rapporto che sei in grado di ottenere tra il corpo nudo e il luogo è particolare, come ti è venuta quest’idea?
È stato ed è un processo molto naturale, soprattutto nelle scelta paesaggistica, rimuovendo ogni riferimento alla civiltà. Prediligo l’atemporalità. Osservo il posto, trascorrere un po' di tempo lì, cerco di coglierne le sfumature e subito dopo inizio a scattare.

Credi che un corpo nudo sia più sexy o libero?
Credo che le parole giuste per descrivere il corpo nudo sia senza tempo.

Ma credo che tu ti diverta a fotografarti così, trasmetti un senso di libertà. Ho ragione?
Può essere molto liberatorio essere completamente nudo in un ambiente naturale, con nessuno in giro. Tuffarsi in mare, senza vestiti, senza che nessuno sia lì ad osservarti ( tranne forse il proprio partner) è una cosa meravigliosa, ma io ho un’immagine in mente che alla fine voglio offrire. Non c’è non una storia alle spalle. Inoltre ho paura che raccontando com’è andata nel momento in cui stavo scattando una foto possa rompere la magia della foto.

Che è un luogo o un paesaggio in cui ti vedi nudo e non sei ancora andato?
Non mi vedo nudo in un certo paesaggio. È più come reagisco ad un determinato paesaggio. In generale, tutti i paesaggi offrono la possibilità di fare una foto.

Alla fine la reazione però è quella di spogliarsi. Hai mai avuto paura di farti beccare e venire arrestato perché eri nudo all’aperto?
C’è il rischio, ma la mia esperienza dimostra che le persone non si aspettano di vedere un uomo nudo in certi luoghi, di conseguenza, non “lo vedono”.

Pensi alle reazioni degli spettatori quando ti scatti o non ci dai peso?
Non ho il pubblico in mente quando fotografo. Di solito sono ispirato da un luogo o un'idea che ho e che voglio tirare fuori dal mio corpo. Voglio produrre qualcosa perché mi emoziona. Il pubblico è secondario.

Pensi che qualcuno possa fraintendere il tuo lavoro ed etichettarlo come un eccesso di vanità? Ti darebbe noia?
Posso capire perché la gente potrebbe chiamarmi vanesio, ma i miei primi autoritratti sono nati dall’insicurezza e poi si è sviluppata in qualcosa d'altro. Non m’interessa quello che dice la gente o penso di me. Penso che come artista si debba solo fare quello che si devi fare. È parte del lavoro di un artista rendere visibili cose che altrimenti non si potrebbero vedere. Può essere una ricerca folle, e naturalmente, si riceverà critiche per questo, ma fa parte del gioco.

Hai un corpo super atletico quanto tempo trascorri nel mantenerlo così?
Mi piace essere in buona forma e avere un corpo funzionale. Voglio continuare in questo modo. Essere consapevoli del proprio corpo è una cosa che ho scoperto molto presto e credo che mantenere un corpo sano non sia davvero un gran lavoro.

Sei è stato un modello, quindi probabilmente conoscere tutti i nomi dei fotografi, a quale fotografo ti senti più vicino artisticamente?
Sono stato un modello solo per un breve periodo. Ho sempre desiderato scattare con fotografi dai grande nomi, che sapevano quello che stavano facendo, che avevano un’idea, un concetto, una visone corretta che va oltre alla foto di moda che diventa ridondante molto velocemente. Non ho un fotografo che ammiro, ci sono aspetti di un sacco di fotografi che ammiro tutti per motivi diversi. Solo per citarne alcuni citerei Cindy Sherman, Robert Frank, William Eggleston, Daido Moriyama, Bert Stern, Bill Brandt, Edward Weston, Dan Holdsworth, Richard Misrach e Darren Almond.







Daniel Catalano - Interview


I quadri di Daniel Catalano sono delle composizioni fatte da molte figure corporee che si perdono o emergono dallo spazio circostante. Non esiste una vera e propria narrativa all’interno di questi quadri, siamo noi che siamo portati a perderci al loro interno per poi ritrovarci a fantasticare e a farci domande che probabilmente non riceveranno risposte. È come se fossimo alla ricerca di un materialismo all’interno di un mondo visivo assurdo, a tratti astratto e costituito da frammenti discontinui, che generano spazi che ci sembrano sì riconoscibili, ma che invece sono astratti. Quello che è certo è che i quadri di Catalano non sono dogmatici, la loro forza sta nel saper toccare il nostro immaginario visivo e a comunicare con esso, lasciando a noi tutte le possibili risposte suggerite dalla nostra esperienza.

Mi parli del tuo background?
Ho preso i miei BFA e MFA al Laguna College of Art and Design nel sud della California, dove ho studiato disegno e pittura classica in un ambiente che sembrava un atelier, prima di indirizzarmi verso un tipo di pittura più contemporanea. Credo che questa sia la naturale evoluzione del mio mestiere, padroneggiare gli strumenti classici indirizzati verso un immaginario contemporaneo.

Dove vivi e lavori ?
Attualmente vivo e lavoro nel sud della California. È un posto interessante in cui lavorare perché la luce opprimente stinge tutto ciò che tocca, comprimendo il colore ad una chiave di valori più alta, un contrasto più crudo e privo di ogni sottigliezza .

Quando e come hai iniziato a fare arte? hai mai pensato perché hai iniziato a dipingere?
Ho iniziato a disegnare come un adolescente che aveva l'intento di studiare architettura, ma quando ho capito che il disegno a mano libera non veniva più insegnato e tanto meno usato, ho abbandonato subito questo percorso prediligendo lo studio per le arti visive. Prima di questo non avevo mai trascorso molto tempo dedicandomi all’arte, ma me ne sono innamorato subito ed ho voluto fare parte di questa ricca storia d’artisti. Mi ci sono dedicato ed ho deciso che avrei passato la mia vita a fare quadri e questa scelta mi ha portato dove sono ora, nel bene e nel male. Ho cominciato a dipingere per emulare l'arte a cui ero stato introdotto senza pensarci troppo o con consapevolezza, soprattutto m’ispiravo all’arte rinascimentale e ai grandi maestri del diciannovesimo secolo. A quel tempo ero troppo giovane per comprendere appieno l'ampiezza del processo creativo, figuriamoci capire sufficientemente me stesso e le questioni che mi avevano spinto ed incitato a tale processo. Alla fine sono giunto a comprendere che il motivo per cui dipingo è che tramite la pittura sono costretto a confrontarmi nella mia interezza e a sperimentare di conseguenza.

Hai delle attese di come la gente possa reagire alla tua arte o semplicemente segui il tuo istinto?
Non ho mai considero lo spettatore. La mia unica preoccupazione è fare un'immagine che voglio sperimentare. L'atto di creazione è uno sforzo completamente egoista e lo spettatore alla fine lo vive attraverso i propri filtri egoistici. Quando qualcuno comincia creando per un pubblico particolare le domande necessarie per un'immagine onesta cessano di esistere, insieme a qualsiasi scoperta che invece sarebbe derivata dal dialogo creativo con se stessi. In definitiva il lasso d’integrità si tradurrà nell’esperienza dello spettatore, nella visone di un pezzo di merda senza senso.

La nudità è sempre stato un tema importante per l'arte classica, dagli antichi romani, ai greci, a Michelangelo tanto per citarne alcuni. Quando la nudità è diventata un argomento così importante per la tua arte? Perché pensi che abbia ancora un così grande impatto nell’arte al giorno d'oggi ?
Fin dalla prima classe di disegno figurativo ho capito che avrei disegnato modelli nudi per tutta la mia vita. Abbigliamento o tendaggi sono noiosi, opachi e senza vita. La carne è ricca di strati semi-trasparenti che assorbono la luce e reagiscono con il sangue prima di riemergere con infinite nuove possibilità di colore. Ogni movimento o punto di vista della figura rivela nuove forme su cui indagare. La figura nuda rivela la nostra fragilità, la nostra sessualità, la nostra umanità, tutto quello che abbiamo sempre disperatamente cercato di negare. Ho scelto di celebrare la carne.

Mi parleresti del progetto " Figure Compositions" ?
È il mio attuale progetto, è fatto da una composizione di mono e multi figure che evitano la narrativa a favore di formalismo non oggettivo . L'uso della figura permette una forma infinitamente variabile, colore e forma vengono distribuiti nella matrice pittorica, mentre il mio esame del nudo è alla ricerca del suo materialismo, all'interno di una visione dell'assurdo o nichilista. L'opera è costruita come un insieme di forme discontinue che creano uno spazio astratto attraverso immagini riconoscibili .
Uno dei tuoi quadri che preferisco è "Reflecting pool” potresti spiegare come nasce una tua idea?
Il mio processo d’ideazione è difficile da individuare, e a volte sembra casuale. Potrebbe trattarsi di qualcosa che proviamo da un particolare punto di vista, per esempio, il guardare verso il basso dall’alto di una scala è stata la genesi della Figure Composizion 101, ed il resto del dipinto è stato costruito intorno alla parte superiore della scala stessa. Ho passato un sacco di tempo a guardare e pensare a come sperimento il mio ambiente in modo scientifico ed esistenziale per conoscere quale sia il punto di partenza e la costruzione di un'immagine, ma non ci sono riuscito. I dipinti "Reflecting pool” esaminano la dualità del sé e della rinascita associata all'acqua. Tutto questo è nato nel corso di un periodo di transizione, quando volevo cambiare il modo in cui dipingevo.

In alcune delle tue opere i corpi sembrano disintegrati e fusi con l'ambiente circostante, come se non vi fosse un inizio né una fine, me lo spiegheresti?
Gioco costantemente con l'illusione dello spazio, e trovo interesse nella rottura di quest’illusione. Sciogliendo il primo piano nello sfondo o viceversa, i piani si spostano dentro e fuori, appiattendo aree e smontando il modello di prospettiva tradizionale. L'effetto sanguinamento esplora a mio avviso anche il nostro campo visivo e l'interpretazione ottica del nostro ambiente attraverso la nostra propensione, alla ricerca di un schema grafico conosciuto.

Dove trai ispirazione?
Sono più ispirato dalle scienze, in particolare le neuroscienze, la fisica e la chimica. Sono affascinato dai meccanismi che plasmano come viviamo il nostro ambiente e il fenomeno inconcepibile che governa la nostra esistenza.

Quanto tempo ci vuole per finire un tuo dipinto? Quando ti rendi conto che un quadro è terminato?
Non so mai quanto tempo ci vorrà per completare un dipinto. A volte potrebbe richiedere una settimana o due oppure dei mesi. È sempre interessante e sorprendente quando ciò che s’immagina, ossia un semplice dipinto, diventa invece un crepaccio tutto consumato. Ti direi che sono un pittore moderatamente svelto. Ci vogliono da dodici a diciotto mesi per mettere insieme un corpo di lavoro a seconda delle dimensioni. Finire un dipinto è un atto di bilanciamento tra il disgusto e l'illuminazione. Il processo è faticoso, quando ho raggiunto un punto in cui non posso sopportare di continuare a dipingerlo e tutte le domande che ho chiesto al quadro sono state risposte, allora è veramente finito.

Quando dipingi in studio metti della musica? Se sì cosa trovi più stimolante al momento e perchè?
Lo studio può diventare un ambiente facilmente tormentato, quindi è imperativo per sedare questo stato improduttivo della mente, riempirlo con una varietà di strumenti tra cui musica, podcast, ed alcool. La prescrizione e il  dosaggio richiesto dipende dallo stato dei dipinti, ed è sempre in movimento. Le band che mi stimolano in quei momenti sono The National , Mark Kozelek & Jimmy LaValle, Faunts, Death Grips, Kendrick Lamar, Frank Ocean, e un po' di tutto il resto, se necessario.

Dove pensi che i quadri si adattino meglio a casa di qualcuno? Soggiorno, camera da letto, sopra un camino?
La camera che ha la luce più bella offre al quadro la migliore visibilità dove può essere vissuto ancora ed ancora, e possa continuare a suscitare quello che il collezionista ha provato nel momento in cui ha decisso di possederlo.

Quello che mi piace di più dei tuoi quadri è il sentimento che trasmettono, a volte mi chiedo cosa stesse accadendo in quel momento. Ha senso?
Sì ha senso. Ho intenzionalmente lasciato le immagini vaghe. So che lo spettatore può sperimentare il quadro attraverso il proprio filtro e metterlo a confronto con la propria esperienza e fare dei ragionamenti personali che non avrei mai potuto immaginare, quindi preferisco incoraggiare questo fenomeno attraverso la vaghezza, piuttosto che essere dogmatico attraverso la narrazione.

Com’è per un pittore quando si sta per vendere uno dei propri lavori? È come dare via un parte di se stessi o per il fatto che si è lavorato da così tanto tempo ad esso che si è felici di liberarsene?

Mi piace vendere il mio lavoro. Direi che è il massimo complimento quando qualcuno si sente di spendere soldi duramente guadagnati per comprare un quadro che ho creato. È già abbastanza difficile comunicare con qualcuno attraverso il linguaggio di tutti i giorni, ma di comunicare tramite un ideale estetico si direbbe impossibile. Quando accade, però, è del tutto gratificante e mi permette di continuare a creare e indagare cosa significa sperimentare .


Tristan Pigott - Interview


Tristan Pigott è un giovane pittore che intensifica nei suoi quadri il dramma quotidiano alterando proporzione e forma per esprimere un’ansia consapevole. I suoi quadri sono semplici esplorazioni delle caratteristiche umane che giocano con la proporzione e con idee surreali. L’interesse di Tristan sono le persone, in questo casoo  amici o famigliari che ritrae in modo umoristico in un mondo scomodo, dominato dall'incertezza, in cui questi giovani ventenni sono ritratti con l’alcol, con i loro vestiti griffati e il loro make up. Facilmente troviamo due ragazze sedute sul letto, una mentre si mette il mascara e l’atra mentre aggrotta la fronte guardando una rivista di moda. Un labbro tatuato diventa l’oggetto di un altro dipinto, o una ragazza che mangia un hamburger facendo attenzione a non sporcarsi il look, in fin dei conti a volte la magia sta proprio in quello che viviamo tutti i giorni.

A che età hai iniziato a dipingere?
Mio padre è un pittore. Non ricordo quando ho iniziato a dipingere, mi sembra di averlo sempre fatto.

Quando hai capito che la pittura sarebbe stata il modo migliore per esprimere te stesso?Fin dall’inizio è sempre stata la mia tecnica preferita. Alla scuola d'arte ero aperto alla possibilità di utilizzare altri mezzi, ma sono sempre tornato ai colori ad olio.

Ciò che mi colpisce di più nei tuoi dipinti è il perfetto equilibrio tra un forte senso di realismo ed idee surreali. Puoi parlarmene?
È importante per me che ci sia un senso di realismo. Tutte le persone che dipingo sono amici, voglio che le situazioni in cui li metto siano delle possibilità reali, ma che abbiano un'enfasi che proietti le loro personalità. Voglio attirare lo spettatore, coinvolgerlo nella narrazione, ma rivelare la natura bidimensionale della pittura, richiamando l'attenzione sulla superficie della tela.

Mi stai dicendo che tutte le persone che ritrai sono tuoi amici?
Sì, e conoscerli mi permette di saper come si adatteranno alla narrazione del quadro, ma spesso in fondo si tratta proprio di questo, di chi in realtà queste persone siano veramente. Le situazioni in cui le metto sono ambigue perché voglio che le cose siano il più ambigue possibili.

Per quale motivo la vita quotidiana sembra essere così importante per la tua arte?
Direi che le persone sono importanti, le cose di tutti i giorni che sono catturate nel dipinto servono per distrarre lo spettatore dal consideralo puramente in modo oggettivo e per farlo pensare.

Quali sono a tuo parere gli artisti che credi abbiano avuto una grande influenza a sul tuo stile e sulla tua tecnica?
Direi John Currin e Otto Dix.

La moda e i vestiti sembrano avere un posto particolare nei tuoi quadri, come mai questa decisione?
Giudichiamo le persone altrettanto dai loro vestiti quanto dai loro volti, è la forma più visibile dell’identità e della proiezione di qualcuno.

Il mondo che crei per loro per alcuni versi sembra essere scomodo o almeno questo è ciò che a volte comunicano i loro giovani volti. Cosa ne pensi?
Trovo la ritrattistica una cosa strana. È pensata per essere un momento nel tempo che viene creato per giorni e settimane. Quindi io voglio che ci sia questa consapevolezza da parte delle persone di questo tempo che passa . Voglio che ci sia quel senso di disagio, come quando qualcuno ti sta fissando.

È una vera e propria ansia consapevole quella in cui vivono i tuoi soggetti e spesso è anche accentuata dall’attenzione che dedichi alla scelta dei props che vuoi aggiungere alla tua composizione, quanto tempo impieghi a crearla? 
Comincio sempre col delineare una composizione che può variare nel tempo, spesso mi è successo di essere a metà strada nel terminare un dipinto e modificarne gli oggetti, nulla è scolpito nella pietra.

Nella realtà che stai presentando pensi che maschio e femmina siano sullo stesso livello?
Sì certo. Penso che siano entrambi visti con un po’ d’umorismo, anche se in realtà in cui lavorando simpatizzo molto di più con le donne rispetto agli uomini a causa della loro rappresentazione spesso sleale. Voglio che l'ambiguità si rifletta su ciò che lo spettatore vede, chiunque stia giudicando i personaggi, si dovrebbe riflettersi su lui. “Reading Easy” si basa tutto sul modo di vedere, il contrasto della naturalezza e del posing e come noi lo leggiamo.

Che tipo di collegamento speri di ottenere con gli spettatori?
Sta a loro, io sono più che felice se qualcuno è in grado di guardare un mio dipinto per più di pochi secondi.

Cosa trovi più stimolante e perché?
Le persone, non smettono mai di sorprendermi.

Quando sei nel tuo studio a dipingere che tipo di musica ascolti? Qual’è l’ultimo cd che hai suonato?
L'ultima cosa che ho ascoltato è stato il nuovo album degli Swans. Ascolto qualsiasi cosa.