Nelle
foto di Lars Stephan generalmente vediamo luoghi meravigliosi e il suo corpo
nudo in relazione ad essi. Lars utilizza la ritrattistica come metodo
d’esplorazione della sua identità e del suo posizionamento nel contesto. Principalmente
Lars è interessato al dialogo costante tra un aspetto del sé e l’ambiente
circostante. Nei suoi scatti infatti fa sì che il personaggio interiore che ha
deciso d’interpretare venga costantemente influenzato dagli aspetti e luoghi
naturali in cui ha deciso di collocarsi e con il fine ultimo d’immortalare
questi momenti.
Mi
racconti del tuo background?
Sono
cresciuto in Germania, ma ho sempre avuto la voglia di viaggiare e scoprire
nuovi luoghi. Mia madre era ed è ancora una grande viaggiatrice così da bambini
ha portato me e mio fratello gemello in giro per tutta l’Europa. Da adulto ho
continuato a farlo, ho vissuto e trascorrere del tempo tra gli altri posti in
Australia, Cile, Argentina, Francia, New York. Attualmente sto facendo un
master in fotografia a Londra al LCC .
Quando
hai capito che l’autoritratto fotografico sarebbe diventato il tuo modo
d’esprimerti?
Scatto
fotografie perché voglio cogliere qualcosa prima che svanisca definitivamente.
È stato così fin da bambino. Disegnavo ma non ho mai avuto il coraggio di
esprimere che ciò che volevo veramente scattare delle fotografie. Fotografarmi
è uno sfogo. Lo faccio provando ad interpretare diversi personaggi, è molto
terapeutico, ma non è l'unica cosa che fotografo, cerco di catturare momenti;
soprattutto quando viaggio, è affascinante. Tutto è fresco, nuovo e mai visto
prima, è molto stimolante, sia per i miei lavori artistici che per i miei
reportage di viaggio.
Riesci
a prendere distanza tra Lars il fotografo e Lars il modello, qual’è la sfida?
Io
non mi vedo come un modello. Usare me stesso come un modello, ma non mi rivedo
negli autoritratti. Non sono davvero io, sto solo dando vita ad un personaggio.
Come
ti sei accorto di essere così a tuo agio da mostrarti nudo nei tuoi lavori?
In
realtà non sono affatto sicuro. Posso solo farlo, a scopo artistico e
soprattutto perchè sto interpretando un personaggio.
Apprezzo
che molte delle tue foto siano senza tempo, potrebbero essere state scattate
ieri o 10 anni fa ma questo non importa. Il rapporto che sei in grado di
ottenere tra il corpo nudo e il luogo è particolare, come ti è venuta
quest’idea?
È
stato ed è un processo molto naturale, soprattutto nelle scelta paesaggistica,
rimuovendo ogni riferimento alla civiltà. Prediligo l’atemporalità. Osservo il
posto, trascorrere un po' di tempo lì, cerco di coglierne le sfumature e subito
dopo inizio a scattare.
Credi
che un corpo nudo sia più sexy o libero?
Credo
che le parole giuste per descrivere il corpo nudo sia senza tempo.
Ma
credo che tu ti diverta a fotografarti così, trasmetti un senso di libertà. Ho
ragione?
Può
essere molto liberatorio essere completamente nudo in un ambiente naturale, con
nessuno in giro. Tuffarsi in mare, senza vestiti, senza che nessuno sia lì ad
osservarti ( tranne forse il proprio partner) è una cosa meravigliosa, ma io ho
un’immagine in mente che alla fine voglio offrire. Non c’è non una storia alle
spalle. Inoltre ho paura che raccontando com’è andata nel momento in cui stavo
scattando una foto possa rompere la magia della foto.
Che
è un luogo o un paesaggio in cui ti vedi nudo e non sei ancora andato?
Non
mi vedo nudo in un certo paesaggio. È più come reagisco ad un determinato
paesaggio. In generale, tutti i paesaggi offrono la possibilità di fare una
foto.
Alla
fine la reazione però è quella di spogliarsi. Hai mai avuto paura di farti
beccare e venire arrestato perché eri nudo all’aperto?
C’è
il rischio, ma la mia esperienza dimostra che le persone non si aspettano di
vedere un uomo nudo in certi luoghi, di conseguenza, non “lo vedono”.
Pensi
alle reazioni degli spettatori quando ti scatti o non ci dai peso?
Non
ho il pubblico in mente quando fotografo. Di solito sono ispirato da un luogo o
un'idea che ho e che voglio tirare fuori dal mio corpo. Voglio produrre
qualcosa perché mi emoziona. Il pubblico è secondario.
Pensi
che qualcuno possa fraintendere il tuo lavoro ed etichettarlo come un eccesso
di vanità? Ti darebbe noia?
Posso
capire perché la gente potrebbe chiamarmi vanesio, ma i miei primi autoritratti
sono nati dall’insicurezza e poi si è sviluppata in qualcosa d'altro. Non
m’interessa quello che dice la gente o penso di me. Penso che come artista si
debba solo fare quello che si devi fare. È parte del lavoro di un artista
rendere visibili cose che altrimenti non si potrebbero vedere. Può essere una
ricerca folle, e naturalmente, si riceverà critiche per questo, ma fa parte del
gioco.
Hai
un corpo super atletico quanto tempo trascorri nel mantenerlo così?
Mi
piace essere in buona forma e avere un corpo funzionale. Voglio continuare in
questo modo. Essere consapevoli del proprio corpo è una cosa che ho scoperto
molto presto e credo che mantenere un corpo sano non sia davvero un gran lavoro.
Sei
è stato un modello, quindi probabilmente conoscere tutti i nomi dei fotografi,
a quale fotografo ti senti più vicino artisticamente?
Sono
stato un modello solo per un breve periodo. Ho sempre desiderato scattare con
fotografi dai grande nomi, che sapevano quello che stavano facendo, che avevano
un’idea, un concetto, una visone corretta che va oltre alla foto di moda che
diventa ridondante molto velocemente. Non ho un fotografo che ammiro, ci sono
aspetti di un sacco di fotografi che ammiro tutti per motivi diversi. Solo per
citarne alcuni citerei Cindy Sherman, Robert Frank, William Eggleston, Daido
Moriyama, Bert Stern, Bill Brandt, Edward Weston, Dan Holdsworth, Richard
Misrach e Darren Almond.
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