sabato 31 dicembre 2011
TM DAVY - Interview
TM Davy, col suo stile classico e con ottima estetica, crea dipinti che raffigurano momenti magici di intimità privata, quotidiana e segreta. Alla luce del suo recente matrimonio, esplora l'idea dell’eternità e della tradizione classica matrimoniale. Da qui, il titolo della sua recente mostra, terminata a Berlino; Epithalamium. Il nome si riferisce ad una forma di poesia, scritta per una sposa in cammino verso la stanza nuziale. Alla prima impressione, il lavoro è disarmante ed invadente, essendo i dipinti profondamente personali è come se ci venisse aperta la porta della camera da letto o della privacy di TM facendo in modo che il voyeurismo diventi centrale nella fruizione di questi quadri, che interrogano, provocano e complicano in modo onesto il nostro linguaggio visivo esistenziale.
I dipinti di Epithalamium sono stati tutti realizzati nell’ultimo anno, fino alla mostra all’Exile di Berlino. Principalmente li ho fatti durante l'estate quando mio marito, Liam, era libero di sedersi per me quasi tutti i giorni. Penso che siano una sorta di raccolta di quel tempo trascorso e della nostra relazione. Trattengono molto di quello che ho provato e pensato durante quest’anno ormai concluso.
Solitamente l’epitalamo è una poesia scritta per la sposa, come mai hai deciso di chiamare questa mostra con questo nome?
Quest’anno sono stato una sposa o una sposa-sposo, con Liam ci siamo sposati all’inizio dell’estate e durante quei mesi ho pensato molto seriamente all’amore e al concetto di matrimonio. Credo che il genere sposa/sposo sia qualcosa con cui volevo giocare, anche se credo che non si debbano assumere ruoli. Sono molto più interessato all’anima/animo all’interno delle identità assunte. Il primo quadro che ho creato quando abbiamo deciso di sposarci era un autoritratto col velo da sposa. Quel quadro non è stato esposto a Berlino, ma è con lui che ho iniziato i miei grandi pensieri sulla tradizione del matrimonio, su dove ne avrei potuto tirare fuori qualcosa di significativo, e dove la tradizione avrebbe potuto provocare qualcosa in me. Nessuno di noi era interessato all'idea di essere semplicemente tradizionali, così, come accade per gran parte del mio lavoro, abbiamo abbracciato e contemporaneamente rifiutato le tradizioni matrimoniali, abbiamo cercato attraverso varie storie di vedere se ci fossero stati dei punti di partenza che avrebbero potuto echeggiare. Abbiamo voluto essere fedeli all'idea che l'amore omosessuale non è improvvisamente più reale, perché il nostro stato lo permette, volevamo rendere omaggio a tutti i grandi amori che ci hanno preceduto, nonostante la legge. Parte di questa ricerca ci ha portato a Saffo, la poetessa della Grecia antica famosa per i suoi epitalami e la sua omosessualità. Mi sono innamorato delle sue poesie, sentivo che c'era un dialogo tra le mie idee e i suoi frammenti pittorici antichi e misteriosi. L'entusiasmo del suo lavoro nel testimoniare l'unione sessuale degli sposi ha convinto il mio istinto a creare il quadro il "missionario" e il "marito nudo". Volevo vedere se potevo dare a quei soggetti una maggiore risonanza esistenziale, e rendere le sue poesie visive, offrendoli al fantasma di Saffo.
Quindi leggi molte poesie? Che libri hai letto di recente?
Ovviamente. Sono stato piuttosto ossessionato da Saffo, in particolare la traduzione di Ann Carson di If Not Winter. Ho anche provato a musicare mettere alcuni degli epitalami di Saffo in canzoni all'interno di una scala Misolidia, che potrebbe essere stata anch’essa un'invenzione della poetessa greca. Leggo un sacco di poesie. Penso che abbiano spesso un modo di stimolare il presente con strani e meravigliosi fantasmi. Non leggo solo Gertrude Stein o Frank O'Hara. Le ho lette, ed ora sono in qualche modo parte di me. Posso leggere la versione di ogni poesia di Walt Whitman, lo adoro. Leaves of Grass è una sorta di opera profetica in molti modi, e l'America si trova in un punto in cui credo che il suo spirito sia estremamente importante per il discorso contemporaneo.
Amo profondamente i tuoi quadri, sono tranquilli e personali, mostrano così tanto della tua vita. Come vivi i dipinti, come un atto liberatorio, un modo per mostrare te stesso o come un bisogno?
Ti ringrazio. Non so bene cosa sia esattamente quel bisogno, ma certamente esiste. C'è qualcosa nel dipingere che permette il trasferimento e l’invocazione di un enorme sentimento, verso o intorno ad una persona, un'idea e un’esperienza. Ho sempre trovato tutto ciò tremendamente eccitante. Amo la storia dell'arte per questo motivo. Si tratta di un aldilà dell'esperienza umana. Allo stesso tempo, sento che la profondità della mia esperienza nella vita non sia ancora in un quadro o in una rappresentazione. Credo quindi che ci possa essere un bisogno di dare al mistero, all'amore e all’intimità che sono centrali nel mio mondo, un posto pittorico nella vita dopo la morte. Sicuramente c'è qualcosa di liberatorio.
Sei un artista che è in grado di rivelare molto di se stesso nelle proprie creazioni, ma come sei come persona, timido? Solitamente coloro che sono timidi riescono ad aprirsi maggiormente in ciò che creano, è così anche per te?
Non credo di essere timido, ma sono certamente molto introspettivo. Il leone che c’è in me esce sicuramente per i miei inseguimenti creativi. C’è stato un periodo, all’età di venti anni circa, dove ho sofferto di terribili attacchi d’ansia sociale, ma è da quando a New York sono diventato amico di persone dolci, creative ed estreme, è molto più semplice per me aprirmi rispetto un tempo.
Hai mai avuto paura che il comunicare così apertamente i tuoi sentimenti potesse essere fonte d’incomprensioni?
Sempre in ogni quadro o disegno che creo.
Esposizione, voyeurismo e nudità sono alcuni dei temi dei tuoi dipinti. Cosa vorresti dire a riguardo?
Penso che il voyeurismo nel mio lavoro sia una sorta di risposta secondaria o contestuale all’intimità che trasmetto. Nelle opere più recenti, l'intenzione è quella di rappresentare qualcosa di molto personale e la nudità ne é spesso parte. Questo spazio può dare allo spettatore la sensazione di essere un voyeur. Penso che ci sia anche qualcosa nel lavoro che permette di entrare in relazione con il soggetto, una volta che quella sensazione d’intrusione è superata. M’interessa quella tensione, la preferisco ad un lavoro facile e passivo. L’esperienza intima non è mai facile o passiva.
Dove trai ispirazione per le tue opere?
Le idee per i miei lavori sono una sorta di archetipi di momenti che tendono a ripetersi più e più volte, sia nella mia memoria che nella realtà della mia quotidianità. Se accadono, allora so che possono essere contenuti fino al rallentamento del tempo nella pittura, dando quella sensazione che l'immagine esista al di fuori del tempo.
Di solito quanto tempo impieghi a finire uno dei tuoi quadri?
Non lo so. Davvero. La gente me lo chiede spesso, ma è difficile dirlo con esattezza, a volte giorni, a volte settimane o mesi. A volte c'è una lotta, a volte non c’è. Sono costantemente al lavoro, e non ho il senso del tempo.
Hai bisogno di lavorare in un determinato ambiente?
Lavoro dove vivo, e penso che sia diventato abbastanza importante per me. Mi piace come il tempo trascorso a dipingere la mia vita sia entrato in loop con la mia vita reale. In un certo senso sono completamente inseparabili. Posso fare un quadro onesto quando sono in viaggio per motivi onesti, ma andare da qualche parte con la seria intenzione di fare arte lo vedo come qualcosa di completamente ipocrita.
Mi parli del processo pittorico e delle tecniche? Dipingi utilizzando la memoria, fai una copia dal vero o utilizzi delle fotografie?
Dipingo traendo dalla vita, dalla memoria, e a volte utilizzo fotografie, anche se non ho mai contato troppo su loro. Davvero, ogni dipinto è una combinazione tra osservazione ed impressione, attraverso un ricordo o un sentimento con un'intuizione costruttiva, poi aggiungendo ciò che si coglie attraverso il tempo trascorso osservando il reale. Le foto non seguono la reattività dell’osservare, né consentono scoperte attraverso il tempo, ma possono aiutare a ricordare alcuni elementi la cui impronta è più lunga della durata dell'azione. Il mio gatto è molto pigro, così è il modello perfetto per la maggior parte delle opere, ma a volte un gesto di una zampa è difficile da ricordare. Così, foto e memoria possono funzionare insieme. A questa domanda è davvero quasi impossibile rispondere, dovrei chiederti di passare una settimana nel mio studio. Il processo cambia tutte le volte.
Ricordi il momento in cui hai deciso che la pittura sarebbe stata la strada che avresti voluto percorrere?
Non lo so. Ho un primo ricordo della scuola materna, avevo tre anni e mezzo e la bambina che mi sedeva accanto mi ha mostrato come disegnare un albero. Per qualche motivo, devo essermi sentito sopraffatto dal grande compito e i suoi alberi sembravano abbastanza belli, ma poi ricordo che una volta tornato a casa guardando un albero vero, ho provato un forte sentimento di tradimento verso la bambina che mi aveva ingannato. L'albero reale era molto più interessante del disegno. Quella sensazione, bloccata in me, si è ripetuta molte volte, avanti e indietro nell’essere selvaggiamente colpito da un'opera d'arte, e poi scoprire che osservarla attraverso la mia esperienza la rendeva ancora più ricca. Caravaggio era la mia ossessione adolescenziale, ma i giovani erano ancora più belli nella vita reale che nei suoi dipinti. Così, sono diventato molto bravo a disegnare alberi e giovani uomini.
Chi è il tuo spettatore ideale?
Mi piace la risposta che ha dato Felix Gonzales Torres ad una domanda simile a questa, chiesta da Rob Storr. "Il pubblico è stato Ross. Il resto della gente era appena uscita dal lavoro". Provo lo stesso. Forse, è come se stessi davvero facendo questo lavoro solo per me e Liam, e forse per una cerchia di amici intimi. Quando Liam pensa che il mio lavoro sia buono, c'è qualcosa che altre persone riescono a cogliere. Cerco di abbassare la guardia il più possibile, così mentre a volte considero la miriade di modi in cui il mio lavoro può essere percepito, cerco di preoccuparmi di esprimere sincerità. Mi auguro che lo spettatore sia in grado di capire, come il gesto sincero sia anche un modo per provocare anche un discorso contemporaneo. Mi piace come è totalmente uncool un gesto. Non m’interessano i meccanismi di difesa.
C'è omosessualià in gran parte del tuo lavoro, me ne parli?
Penso che l'idea di un lavoro che viene classificato come erotico, e poi ulteriormente classificato come omo-erotico, sia un modo di separarlo da un discorso artistico più centrale. Mi piace evidenziare l'ovvio, cioè temi erotici che sono centrali per l'esperienza umana e possono portare ad una maggiore complessità di questa esperienza. Molte persone si sentono a disagio quando si parla chiaramente di certe tematiche, ma è così.
Come mi hai detto ritrai spesso tuo marito come modello, chi sono gli altri soggetti?
Sì, dipingo mio marito, il nostro gatto, le nostre piante, ed altri vari oggetti domestici che per me hanno significato, oltre ad una cerchia di buoni amici. Ci sono molti di loro che non ho ancora dipinto e che vorrei. Tutti loro sono persone creative che amo.
Ed ami anche il tuo gatto...
Amo il mio gatto, Wyeth. La chiamiamo Wy Wy, perché sembra avere tutte le risposte. Amo le vecchie storie sui fantasmi e Wyeth sembra esserne uno. Nel Levitico, i gay e i fantasmi dovrebbero essere messi a morte. In un’altra epoca, saremmo stati tutti condannati.
Come descriveresti la tua visione del mondo al momento?
Non c’è abbastanza spazio in questa intervista per descrivere la mia visione del mondo in questo momento. In breve, credo che gli Stati Uniti abbiano da tempo consegnato la loro democrazia nelle mani di un’oligarchia societaria affamata di profitti e bellicosa. Credo che ciò sia accaduto in tutto il mondo, con innumerevoli effetti negativi. Credo che la gente se ne stia finalmente rendendo conto. Per quale motivo dipendiamo dal petrolio ? Perché se l’energia solare venisse solidamente introdotta in un modo più rivoluzionario, non ci sarebbe carenza di forniture e l’elite delle multinazionali non potrebbe quindi controllare e beneficiare enormemente della richiesta e delle perdite della gente. La moltitudine può impegnarsi per cambiare tutto ciò. La moltitudine deve esigere che si smetta di spendere soldi per i meccanismi della guerra, impiegando invece quella ricchezza per i meccanismi della pace : tecnologia dell’energia sostenibile, istruzione e assistenza sanitaria in tutto il mondo. Le organizzazioni religiose che controllano le scuole in Sudafrica ma che rifiutano di istruire i ragazzi sul sesso sicuro, che permettono che l’omosessualità sia criminalizzata favorendo così l’isolamento dei gay mentre l’AIDS dilaga, devono sapere che ciò è sbagliato. Mandiamo loro del denaro continuamente. La canapa ad uso curativo è ancora illegale in questo paese e ciò è estremamente frustrante. Molti vecchi maestri hanno dipinto su tele di canapa (« canvas », ossia canovaccio deriva dalla parola « cannabis ») perché è più resistente del cotone. L’unica discreta fornitura di tele di canapa che sono riuscito a trovare è in Cina. Crediamo ancora di essere la patria della libertà. Mi piacerebbe tantissimo che un fashion designer sfrontato e pensante facesse dei vestiti dalla canapa… vestiti che non reclamizzino con alcun logo le foglie di marijuana. Ho pensato di farlo io. Indosserei quei vestiti fino a quando l’abuso di pesticidi e lo spreco di acqua dell’industria del cotone non sarebbe una cosa del passato. Ok, sul serio, non farmi iniziare… credo che abbiamo bisogno di più democrazia, meno oligarchia, più umanità, nessuna guerra.
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ANDREJ DUBRAVSKY - Interview
Attraverso i suoi quadri Andrej ci seduce. È come se ci prendesse per mano e ci invitasse a viaggiare nel suo mondo dominato dal piacere e dal dolore, da tematiche ambigue, che potrebbero sembrare ingannevoli, ma che invece sono esattamente quello che sembrano. Andrej nella sua arte è come se accarezzasse il risveglio sessuale e la glorificazione narcisistica dell’essere giovane e del compiacimento nell’essere tale, dell'identità e della sessualità maschile, spesso rappresentata attraverso l’elemento chiave della testa del coniglio, che applica spesso a persone ritratte rendendoli così parte del suo mondo. Una sorta di processo di auto-proiezione, di auto-ritratto e sicuramente di auto-esperienze di crescita che continua ad evolversi in modo sorprendente.
Tu sei un artista cecoslovacco, potresti descrivermi com’è crescere in questa terra?
Ci sono solo nato, all’età di due anni, nel 1989, è iniziata la Velvet revolution in Cecoslovacchia, che ha significato la fine del comunismo. Quando avevo cinque anni la Slovacchia e la Repubblica Ceca sono diventati stati indipendenti, e così sono cresciuto nella capitale della Slovacchia, Bratislava. A volte ci chiamavano i bambini della rivoluzione, mentre crescevo la Slovacchia era molto eccitata da tutte le attrazioni del capitalismo. Tutto era nuovo, il primo hamburger da Mc Donald a Bratislava l’ho mangiato quando avevo 9 anni! La Barbie, la Disney, tutti facevano confronti su ciò che era meglio tra comunismo e capitalismo, Slovacchia o Cecoslovacchia.
Sei molto giovane, che mi dici dei tuoi anni da teenager a Bratislava? Hai qualche ricordo divertente?
Quando ho iniziato il liceo era finita l'era techno, io e la mia ragazza eravamo soliti ballare alle feste con i twisted trousers che erano diventati con l’electro e il nu rave poi sono arrivati gli skinny jeans e io sono diventato gay, ho trovato il primo fidanzato, il mio primo amante, il primo sesso, il mio primo tutto, era più grande di me di più di venti anni, molto romantico... Al mio primo colloquio all’accademia sono andato vestito come un nigga hop-hop (ride), quegli anni sono stati molto turbolenti.
Sei molto a tuo agio con te stesso sul web circolano anche alcuni tue foto dove sei nudo...
Puoi anche trovarci dei video (ride)...
Ti ricordi quando hai iniziato a disegnare? Qualche volta capita che alcuni iniziano a farlo per se stessi e lo vivono come una terapia tu?
Quella gran donna di mia madre mi ha messo una matita in mano per la prima volta quando ero molto piccolo, disegnavo le cose che amavo, gli animali del cortile di mia nonna come polli, cani, maiali, gatti ... Volevo essere un biologo.
Mi piacciono i quadri che raffigurano i conigli e i tuoi sono meravigliosi, mi puoi dire il motivo per cui sono diventati un tuo soggetto ricorrente?
Originariamente i conigli dovevano essere una metafora per i ragazzi giovani, la sessualità, l’adolescenza, ma ora è diverso, i conigli non sono così importanti, il dipinto è importante, gli strati di colore, il materiale, la tela, oh Dio amo dipingere!
Come mai la maggior parte delle volte ritrai figure che sono un mix tra coniglietti e umani? Sono sexy, seducenti, misteriose e potrebbero essere spaventose allo stesso tempo, vuoi parlarne?
Sì, sono tutte queste cose. La storia comincia quando metto l'ultima macchia sulla tela, ho bisogno di prenderne un po’ distanza così inizio a pensare al nome del quadro, basandomi sulla sua storia. Come prima cosa devo essere soddisfatto della forma, perché la cosa più importante della pittura, è quello che vedono i tuoi occhi. La pittura è come una trappola, se si è caduti nella trappola di tutti questi colori e linee allora poi inizierai a fantasticare su tutte quelle storie del coniglio.
Le persone che rappresenti nei tuoi quadri sono reali o sono tratti dalla tua fantasia? Non mi sto riferendo ai conigli.
Ho sempre dipinto solo coraggiosi ragazzi reali che fossero d’ispirazione per me. Sopratutto quando voglio vedere qualche ragazzo a torso nudo ed avvicinarmi di più a lui gli chiedo se posso fargli una foto o uno schizzo, sono sempre così nervoso! Sono più nervoso dietro la macchina fotografica, che davanti! (ride)
Da dove trai ispirazione per un dipinto?
Suppongo di essere nato con questa ispirazione ed amore per la creazione, ma devo dire che sono grato a tutti i miei fan e i miei collezionisti. Sono coinvolto in quello che faccio anche grazie a loro. Ho sempre voglia di mostrare qualcosa di meglio rispetto a prima. Non penso però a loro quando dipingo, non sono schiavo del gusto di qualcun’altro ma ho bisogno di un pubblico, di un feedback e di amore!
Ci sono un sacco di ragazzi e di uomini maturi nei tuoi quadri, qual è il loro rapporto? Ci sono anche alcuni macchinoni come Mercedez e situazioni che a volte possono far pensare al cruising, che mi dici?
Sono sempre stato il più giovane nei cruising, il più giovane nelle darkroom, il più giovane alle mostre di gruppo e mi piace! Le auto sono un simbolo di potere del mondo materiale. I coniglietti sono nudi, sono come dei satiri, appartengono a mondi totalmente diversi.
Guardando i tuoi disegni e quadri si può leggere uno stile di crescita anche a livello tecnico, voglio dire, in principio erano più grezzi e violenti ed ora sono estremamente ben disegnati, come pensi si sia sviluppata questa crescita?
Tutto in modo molto naturale
Cosa cerchi sempre?
Cerco sempre le cuffie, le chiavi e la chiavetta USB.
Che cosa ti eccita?
Adoro i ragazzi grassi e più grandi e le isole esotiche.
Che cosa vorresti trovare sotto l’albero di Natale quest'anno?
Vediamo...qualche burro cacao per esempio, o Lady Gaga dentro al grembo con cui si è presentata ai Grammy, potrebbe essere figo per tutta la famiglia!
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giovedì 27 ottobre 2011
BLAKE LITTLE - Interview
Il fotografo Blake Little è conosciuto per aver fotografato la maggior parte delle star di Hollywood quali Tom Cruise, Anne Hathaway, Jeff Bridges, Julianne Moore Kevin Spacey, Vince Vaughn, Renée Zellweger, Glenn Close, Jack Black ed Adrien Brody. Col suo ultimo libro The Company of Men, Blake celebra ed esplora il rapporto visivo che sussiste tra la mascolinità e l’omosessualità fotografando uomini gay con cui si identifica ma che hai suoi occhi non fanno parte del modello gay mainstream. Le fotografie ritraggono soggetti singoli ma la loro intensità viene percepita maggiormente quando si ha l’opportunità di vederle in gruppo. The Company of Men può essere letta come una celebrazione della bellezza maschile, quella meno patinata e rude, che va a contrapporsi con quella dei modelli di Abercrombie, fatta di uomini che abitano in piccole comunità nelle campagne o in piccole città degli States.
A 17 anni mi sono scocciato la macchina fotografica alla gamba sotto i miei jeans così da poter passare inosservato dalla sicurezza e fotografare il concerto dei Led Zepplin.
Nel 2008 a Brooklyn alla Wessel + O’Connor gallery mi sono inaspettatamente imbattuto nella tua mostra The Company Of Men e me ne sono subito innamorato, pensa che ho ancora la cartolina della mostra sul mio frigorifero. Quando è nata l’idea di questa serie? Quanto tempo hai impiegato a finire questa collezione?
Ho iniziato The Company of Men nel 2006, ma ci ho messo un anno a concludere e rifinire quello che avevo iniziato. Ho chiuso la serie nel 2010.
Ora sei uscito con un libro di The Company of Men, una raccolta di fotografie che raffigurano la mascolinità gay bear, che hai scattato durante gli anni. Ritengo che il look bear, si sia spropositamente allargato tanto da contaminare anche il mondo eterosessuale, mi riferisco alle camicie a scacchi, i capelli rasati, le barbe, la pancia ... che ne pensi?
Credo che si sia chiuso il cerchio. Alcuni uomini, gay o etero si relazionano agli archetipi della mascolinità, e queste qualità maschili influenzano l’apparenza, il modo di vestire e lo stile di vita. Per me è andato anche oltre il look e la comunità bear. Gli uomini guardano gli uomini e s’influenzano tra di loro. I gay copiano gli eterosessuali e gli eterosessuali copiano i gay. È tutto mescolato. Questa è la cosa migliore del mondo moderno.
Amo la naturale mascolinità ed il lato sexy degli uomini che hai fotografato senza svelare tutto come se fossero stati nudi, inizi così a fantasticare su di loro, chiedendoti chi siano, cosa gli piace, dove vivono e cosa li eccita...
Era esattamente questa la mia intenzione. Devo essere connesso con chi sto fotografando, connesso con la macchina fotografica per essere poi connesso con chi guarda. Ho intenzionalmente eliminato ogni forma di posa. Il soggetto presente e immortalato in quel preciso momento. È una cosa molto sottile e potente. Non c’è niente di più sexy che avere qualcuno aperto, connesso e che sta rivelando se stesso.
Ricordo che, guardando tutte quelle immagini nella galleria, circondato da tutti quegli uomini, ho percepito lo stesso una sensazione d’individualità dei soggetti, nonostante fossero parte di uno stesso gruppo o branco. Come li hai scelti?
Credo sia importante vedere il lavoro come una serie. Molto dell’impatto del progetto viene dal fatto di vedere un grande gruppo d’immagini tutte insieme. All’inizio, ho cominciato fotografando gli amici e poi persone che mi sono state suggerite da fotografare, ma circa dopo un anno ho trovato molti dei miei soggetti su internet basandomi sulle loro foto. Puoi capire molto delle qualità di una persona dalle fotografie.
Parlando di location hai scattato questi uomini nel loro ambiente?
L’ambiente e il senso del luogo sono molto importanti nelle mie fotografie. Ho fotografato gli uomini vicino o intorno a dove si trovavano nel momento del servizio. Volevo che il luogo aiutasse a definire il soggetto ed aumentare l’immagine.
Possiamo dire che questi uomini rappresentano la nuova bellezza maschile?
Con The Company of Men credo di aver mostrato un tipo di bellezza maschile che non è rappresentata nella cultura mainstream. È la mia idea di bellezza maschile
Quanto credi sia cambiato lo stereotipo gay negli anni dal tuo primo libro Dichotomy?
Credo che stia migliorando in alcuni posti ma credo che gli stereotipi gay siano norma nella cultura mainstream. The Company of Men rappresenta un’alternativa all’uomo gay.
T’identifichi con questi uomini?
Sì. M’identifico con loro fisicamente, mentalmente e spiritualmente.
Henry Rollins ha scritto l’introduzione al tuo libro, mi racconti com’è andata?
Ho lavorato cone Henry Rollins nel 2000. Henry ha una grande talento e forza da uomo alpha. È sempre stato pro uomini e pro gay senza tante cazzate. Ho pensato che la sua prospettiva sarebbe stata perfetta per l’introduzione al libro.
Credi che qualcuno che non sia gay potrebbe riconoscere questi uomini come uomini gay o no?
Non necessariamente.
Stai iniziando qualche nuovo progetto?
Sto lavorando al mio nuovo libro. Spero di pubblicarlo nell’autunno del 2013 la prossima estate seguirò un progetto in Alberta Canada dove fotograferò rancher e cowboy. E continuo a fare shooting per editoriali e campagne pubblicitarie per vari clienti.
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ERIC SANDBERG - Interview
Le opere di Erik Sandberg ritraggono figure umane dalle sembianze cammuffate e oscurate da un’enorme manto di peli colorati, così come i vestiti e gli accessori che indossano che sembrano urlare il bisogno di colore e stampe grafiche. La fonte d’ispirazione di Erik è la nostra realtà con le sue dicotomie culturali: il consumismo, la celebrità idolatrata ed il suo impossibile raggiungimento. Erik illustra nelle sue opere gli effetti psicologici ed inquietanti che fenomeni come i social media e la celebrità istantanea hanno sugli esseri umani. I suoi soggetti grottescamente pelosi non sono altro che la manifestazione dell’innocenza corrotta, il pelo come metafora dell’assorbimento del consumismo e del ritorno allo stato naturale. Il talento di Erik è quello di sapere sovvertire le nozioni convenzionali di bellezza e di sapere rendere desiderabile e favoloso ciò che un tempo era sinonimo di “bestialità” ...che possa risiedere ancora in noi?
Sei nato e cresciuto nel Minnesota, cosa ricordi della tua infanzia e dei tuoi anni da teenager?
Culturalmente ed architettonicamente il Minnesota è uno stato banale sopratutto nelle aree periferiche, al contrario Minneapolis è un piacevole contrasto a tutto questo. I laghi del nord sono stati memorabili per i miei momenti di ricreazione la ricreazione.
Ma è così conservativa quanto si dice la periferia del midwest?
Lo era un tempo, è una disparità molto evidente nel midwest, te ne rendi conto quando visiti città come Los Angeles. Credo che la disparità sia il carburante della noia che si manifesta nei party selvaggi intorno ai falò e alla dissolutezza lungo il fiume Apple. Tutto avviene in risposta al caro e pessimo tappeto bianco delle ville a schiera dei nostri genitori.
Dal Minnesota ti sei trasferito a L.A. credi che l’esserti mosso tra queste due diverse realtà abbia influenzato la tua arte?
Sicuramente, il cambio d’ambiente nella vita di una persona non può non influenzare il suo comportamento artistico o sociale. Ero parte integrante della vita del Midwest e poi ho scelto di far parte di quella della città protagonista dei film con cui sono cresciuto.
Hai cambiato l’idea che ti eri fatto di L.A. dal momento in cui ti eri appena trasferito?
Sì. Mi piace di più adesso, Los Angeles è la mia casa ed è davvero una città unica. Abito qui da abbastanza tempo per sentirmi sposato a lei e non più fidanzato. È diventata più brutta e un pochino più cattiva verso i confini, credo sia determinato dalla caduta economica degli ultimi anni. Stavo passando sotto un ponte l’altro giorno e mi sono accorto che stavo camminando sopra circa sette centimetri di merda secca di piccioni, ero sul marciapiede ma sembrava di avere della ghiaia sotto le scarpe.
Hai appena fatto una mostra in Australia, mi racconti qualcosa della nuova raccolta di lavori?
Certamente. La mostra intitolata The New Pretty è incentrata sul rapporto tra la proiezione idealizzata di archetipi e la realtà. Molti dei lavori riguardano le dicotomie trovate tra il consumatore americano e la cultura pop. La mostra è composta da quadri, lavori su carta e sculture.
Mi sono subito innamorato dei tuoi soggetti pelosi, me ne parli? Da dove è nata l’idea?
La genesi del primo bambino peloso risale al 2008. I peli hanno avuto origine da un significato più ampio dell’essere una metafora degli effetti sulla cultura contemporanea, il culto dell’idolo, l’emulazione delle celebrity etc... Mi piace la ragazza obesa che é simultaneamente la vittima del marketing del fast food e della sessualità imposta dalla moda teen. M’interessa mostrare le conseguenze psicologiche di questo in un quadro.
Sono quindi una metafora della bellezza e dell’accettazione del proprio corpo nella nostra società?
Sì. I peli sono il veicolo metaforico degli effetti che il consumo culturale ha sul popolo. Sono sempre interessato alla quantità d’immagini proiettate su di noi quotidianamente. Sono curioso di come queste immagini vengono ad esistere, come descrivono accuratamente la verità e se sono di valore reale.
Mi sembra che il tuo linguaggio artistico sia pieno di diversi materiali, tecniche e strumenti. E’ forse per il fatto che siamo costantemente circondati dalle diversità che che nel complesso creano un insieme?
Sono d’accordo, le costruzioni materiali sono ideologiche. Ho iniziato ad usare strumenti differenti fin dai primi lavori, nel 2008, in una serie intitolata The Equilibrium Of Glamour, quei lavori erano molto più narrativi, con ambienti cinetici che mostravano aspetti mostrano unici del vivere a Los Angeles. Ho cercato di sintetizzare con i materiali i diversi processi, per esprimere qualcosa di nuovo ed integrato. Nei ritratti il materiale usato era più industriale e concettuale, sono stato in grado di esprimere le mie idee attraverso la giustapposizione di materiali che alludessero allo stato interiore ed ambientale del ritratto, senza la rappresentazione di elementi.
I colori hanno un grande impatto nelle tue opere, alcune volte sembrano pure psichedelici e si riferiscono ad una palette di colori degli anni ’80, ma molte delle ragazze pelose sono in bianco e nero mentre i loro outfit ed accessori sono colorati perchè?
I quadri a cui ti riferisci sono stati concepiti poco dopo aver fatto una serie di stampe da negativi cianotipi disegnati a mano. Come risultato del processo chimico di cianotipia il colore delle stampe è diventato un profondo ciano e bianco. Quei disegni fotografici erano più tranquilli, eterei e spettrali. Ho voluto portare quel tono visivo nei dipinti per contrastare i colori attivi dell'ingranaggio del consumatore. Gli effetti della baldoria nella cultura del consumo possono diventare ipnotici come i tra i lampeggianti banner del web, i cartelloni pubblicitari, ed il richiamo luminoso degli astucci dei gioielli a basso costo. Il colore tenue simboleggia le conseguenze dell’essere degradato. Il metodo di stampa alimenta la pittura, di solito per me è il contrario, i dipinti alimentano la stampa.
Come artista è difficile avere sempre nuove idee per le tue creazioni o è qualcosa che ti viene naturale? Mi spieghi come funziona il tuo processo creativo?
Non è difficile trovare idee, ciò che reputo personalmente una sfida è mantenere in crescita il lavoro sia formalmente, concettualmente, ed anche personalmente. Come pittore sono pienamente consapevole del peso della storia e le sfide poste in termini di pittura. Alla fine di una giornata spingere materiali in giro anche se è un totale disastro, mi sembra ancora propositivo. Le idee per lo più sono nate dagli aspetti della vita contemporanea, da messaggi paradossali trovati nella cultura del consumatore americano, dai simulacri del popolo, ed osservando la vita quotidiana che ci circonda.
Che CD ascolti quando sei in studio a creare arte?
Solitamente metto musica in streaming su Groove Shark, Pandora o Museum Pod Casts. Trascorro così tante ore in studio che poi comincio a passare attraverso diversi generi di settimana in settimana, o inizio a guardare un’intera stagione televisiva su Netflix. Ho guardato 9 stagioni di Stargate SG-1 di fila mentre lavoravo alla mia ultima mostra a New York. Negli ultimi mesi mi sto facendo una sana abbuffata di Guns ‘N’ Roses.
Se ti dovessi rappresentare come uno dei tuoi soggetti pelosi in uno dei tuoi lavori che colore sceglieresti e perchè?
Forse il rosso neon, perchè quel colore sarebbe figo mentre si fa rollerblading in spiaggia o nuoto agonistico.
Prossimi progetti?
Attualmente sto seguendo la pre-produzione di una coppia di opere video e una nuova mostra personale dal titolo Down By The River che si terrà presso la Galleria Johanssen a Berlino il 2 dicembre 2011.
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FRANCOIS SAGAT - Interview
Everyone knows Francois Sagat for his breathtaking body, his tattooed head and his participation in the gay porn and fashion in more than one way. I don’t think he’s just a gay porn superstar, with his exposure in pop culture, he’s definitely more than that, he’s a pop icon. Francois Sagat has become a cult phenomenon, he has completely changed his body and his life from that shy boy he was at school, to become known as one of the most desiderable man on the planet.
Everyone in his life has had one or a keep going metamorphosis.What about yours?
I don't think I'm keeping going into metamorphosis since a while now,it's been many years I'm the same now. I started doing changes in my body, looks and shapes when i was 24, some big changes I admit, almost violent. I'm really stable with my image since then with more or less weight, that's all. But I'm obviously aging , this: I don't choose it.(laughs).
I’ve red somewhere that you were really shy when you where boy, how much have you changed since your years as a teenager?
I was shy like a young feminine boy who was already self-conscious about his attraction for other boys very early. I was a bullied child in school. I guess the other children noticed already my obvious sensibility. Since then, I got very reserved and strictly cautious with people. I met so many intimidating people on my way that at one point , I almost absorbed their energy. Now I'm hearing sometimes that I'm a very intimidating person, that's crazy; its like a reverse effect ,and I absolutely don't control it. It's a fact. I'm still cautious with people nowadays , but in a different way.
Looking at you right now with your head tattooed, your strong and perfect body it seems you you were always beeing a strong and brave guy. Has your body become a way to feel much comfortable about yourself and who you are?
I guess its the same case for everybody, people that wanna have the balls to make a big change in their lives, in many ways, not only physically, but in different forms profesionaly, in terms of sexuality, esthetics...etc. I don't think my case is extraordinary, it's seems a big deal in your question, it's a very progressive process, also in my mind, I think i was also very strong in my mind as a teenager about all the things I was inspired by, also about my secret universe...etc. I 've always had opinions and self -confidence about some passions I had as a child ...I was believing in it. I admit I was a very fragile child in school yes, very sensitive about attacks but I knew very young ,those stupid young people of my age were not part of my world ,and that's why i may be stronger today.
Are you obsessed with body fit?
Yes I am. I don't wanna loose my body, and it's a very normal feeling, my behavior everyday is a constant work to stabilize what I built since 8 years now. I'm obsessed with being in shape .It's a very important motivation. But I don't have to prove anything to anyone.
Do you remember the moment when you’ve started working on your body transformation? Why did you wanna change?
I started in the early 2000, around 2002/2003 I had enough to look like a fragile young man. I liked muscle or athletic men...but they never paid attention to me , I was very frustrated. I did it for myself of course but also for the others.
How have you felt when your body started to look different?
Why do you wanna know that? I have no answer, it's too progressive, I feel that my body's still pretty average now, with all the years I spent at the gym. Many guys are big today. its not exceptional anymore. Im not the biggest guy at my gym for example. I'm not different, I don't feel different when I'm on the street with a hat on, with the hat on (laughs).
I feel that guys like Muscles, straight men like muscles, gay men like muscles, I like muscles, every men like another muscle men, not necessarily in a sexual way , but just to look at or to get compared with. I know it, I've experienced it. A trained, worked out body is always appreciable. Young Men , nowadays are really more aware about being attractive, taking care of themselves, going to the gym, being in shape, I think thats the new generation. It goes also with bisexuality.
You wanted to be known in the gay world and you had it. Was it all like you have been expected? Have you ever felt over-exposed?
Even if I 'm not doing anything for a year, I'll still be over-exposed, films are rolling (laughs), new dvd packages are released again, best of, videos, Vod, accessories, blah, blah, blah,...etc etc. Who cares. I didn't want to be known as a international pornstar, I 've never said that, never, it was not a goal. You're saying it, I didn't. It happened, that's all, then of course, I saw the success came really fast, I 've just played with it. But I was not dying for fame, no, no ,no. It's easy to be famous with internet now, then to make money from that, its another story.
Just to make the thing clear, is it true that how people see in you in your porno movie are far away different from you are in your personal life?
I 've been told many many many times I was a very very boring performer on films, that may be true, but I've been told I was a very very good and passionate pig in private, that may be true too. You have your answer.
You’ve had not only physical changes but even in your way of living, you have been working in fashion as a stylist assistant, then you went through porno and then into the author movie, how would you like to see yourself in the nearly future?
I don't wanna see myself in the future. I wanna see myself living the present moments, as bad and exciting as they are.
You have been practicing with different designers and fashion people like Jeremy Scott, Thierry Mugler, Paco Rabanne, Nicolas
Ghesquiere, Carine Roitfeld, Martin Margiela, Isabela Blow, Beat Bolliger. right? What have you learnt from these people? Who’s the person that has left more into you as a person?
That's very true, and that's the past and it's very far now. I spent a lot of time and brainstorming with Beat, I learnt a lot from Carine in a very short collaboration, I got a lot of inspiration from Nicolas Ghesquière, I still feel very lucky that I lived the last years of Mugler at "rue aux ours" and I found myself surprised that I stayed in touch with an amazing person named Jeremy Scott...
You’ve always been related into fashion, I remember the first time I’ve seen the lookbook you have done with Bernhard Willhelm, it was so nice and funny, maybe because you were been shooting in a kind of Peter Berlin style, what do you remember of that experience? Would you do something like that again?
Yes. It felt like a funny and exciting experience, very into self-deprecation a lot of good chemistry with all the team, and the photographer who was working for the calendar project I did the last Bernhard Willhelm show and it felt really familiar. I like it.
It seems to me from some interviews I’ve red about you in the past, you are bored about fashion, and some time it seems to me you are rejecting any kind of style and the fashion world is it true?
I just don't see any interest in wearing fashion, or designers, every day of a life for me, it has to be very occasional and rare. I 've always thought that this quote was "true": "Less is more" that's my opinion, for example I bought 4 pairs of sunglasses last week, they were from H&M and they were 5 euros each and they look amazing on me it’s the same with clothes I don"t buy fashion, but I loved to wear designer's clothes for photoshoot or videos, its immortalizing fashion, and its great, when I see "too fancy" guys in the street, with very studied looks during the day. I'm always thinking I would never do the same, but I don't mind on others. Fashion is not my world, but I know everything about fashion.
Have you ever asked yourself why if someone like you that has been so connected to fashion and than left, that thinks that clothes come always second is often asked to be shoot in a fashion story? And in a way is always connected to the fashion world?
It's maybe because when I'm wearing a Hervé Leger dress in high heels like I did last week, it happens that I actually look fabulous, I have a picture to prove it.
How is your perfect day?
Wearing a Hervé Léger Dress in high heels.
Francois has sent me the picture of him wearing a Hervé Leger dress in high heels, and yes! I have to admit he looks fabulous and hot...
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LOGAN WHITE - Interview
Logan è una giovane fotografa americana con un innato e naturale modo di fotografare le donne, che nei suoi scatti sembra stiano provando un’ esperienza fisica, come in preda ad una fase euforica, catartica e liberatoria allo stesso tempo. La sessualità femminile è vista attraverso gli occhi complici di Logan, che si diverte a mostrare il lato sensuale ed irriverente della donna che un uomo difficilmente riuscirebbe ad immortalare senza il filtro della lente maschile.
So che ti sei avvicinata alla fotografia fin da piccola, me ne parli?
Essendo cresciuta nel sud, ero molto ispirata dall’ambiente che mi circondava, abitavo a Macon in Georgia in una casa appartenente alla mia famiglia da sei generazioni. Nella porta accanto c’era la casa di mia nonna e dall’altra parte c’era una casa che mia madre, pianista classica, aveva trasformato in una sala concerti. La mia famiglia è molto matriarcale, la combinazione delle donne, dei cimeli di famiglia, delle immagini di culto degli antenati ed il suono continuo di musica classica mi ha spinto a creare immagini che reinterpretassero quello spirito.
Le tue foto mi divertono perchè giocano sempre con sessualità, ironia, vulnerabilità e spesso hanno un lato macabro. Come riesci a mettere tutte queste sensazioni in una foto?
Forse ci riesco perchè le mie fotografie non sono che la manifestazione fisica dei miei sentimenti.
Con le tue immagini reclami il fatto, che i corpi femminili sono spesso rappresentati per il piacere maschile, mentre tu mostri una sessualità femminile da parte delle donne per le donne?
Dalla parte della donna per tutti.
Nelle tue immagini giochi spesso con i generi, me ne parli?
Non faccio fotografie con un approccio conscio o un intento di discussione sui generi, ma sono attratta dall’estetica femminile. Suppongo di soffermarmi e sfidare quell’estetica mentre fotografo.
Il sesso vende e sempre sarà così, sei d’accordo?
Penso che anche il celibato venda, in questo momento vendono anche le gravidanze adolescenziali. Sono così felice di non essere un bambino che sta crescendo oggi, se così fosse sarei molto confuso.
E cosa pensi allora di tutte quelle donne che cercano sempre di essere più sexy per ottenere attenzione?
Credo che tutti noi, uomini e donne, cerchiamo sempre di essere sexy per ottenere attenzione, certamente non cerchiamo di essere sexy per essere ignorati. Credo non ci sia niente di sbagliato nel volere attenzione per il proprio cervello o il proprio look. Mi piace avere attenzione per entrambi. Ho fatto molta palestra ultimamente e dico costantemente a tutti di sentire i miei muscoli!
C’è qualche fotografo che ammiri in particolare per il modo in cui fotografa le donne?
Nobuyoshi Araki, Ellen Von Unwerth, Helmut Newton, Sally Mann, Deborah Turbeville.
Come artista segui maggiormente il tuo bisogno di fare una certa foto o le fai anche pensando a chi le vedrà?
Non penso a chi le guarderà le foto fino a quando non è il momento di mostrarle, altrimenti credo sarebbe una distrazione e l’immagine non sarebbe forte. Quando mi concentro solo sulla mia visione so che le persone saranno molto più ricettive.
Come ho detto all’inizio molte delle tue immagini a volte hanno un lato oscuro e macabro, sono infatti scattate di notte o in un cimitero, me ne parli?
Cerco di vedere la bellezza in posti oscuri, a volte invece dipende solo dal contesto della foto. Se fotografo nel sud in estate è troppo caldo per fotografare durante il giorno così scattiamo al tramonto quando c’è la luce che preferisco. Amo fotografare nei cimiteri perchè sono un luogo privato, tranquillo e pacifico.
Ti rispecchi nelle donne che fotografi?
Temo sia inevitabile.
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martedì 27 settembre 2011
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