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giovedì 17 settembre 2009

Beautiful, Dirty, Rich - Styling











Florence + the Machine - Photography







Sam McKinniss - Interview


Sam è un giovane artista americano che sembra essere uscito da un film degli anni ’50, la montatura degli occhiali spessa, i capelli col ciuffo sono tutti elementi che fanno ricordare ad un giovane dandy d’altri tempi, ma con un qualcosa di moderno che lo contraddistingue. Il fulcro del suo lavoro è l’amore, quello che fa soffrire, che fa male, ma di cui non se ne ha mai abbastanza.

“Mentre il pittore contemplava la forma aggraziata e attraente che la sua arte aveva abilmente rispecchiato, un sorriso di compiacimento gli passò sul viso e lì sembrò quasi indugiare.” Oscar Wilde – Il ritratto di Dorian Gray

Cominciamo dall’inizio. Ci racconti qualcosa della tua storia?
Ho 24 anni. Sono cresciuto in Connecticut. Ho vissuto ad Hartford per un lungo periodo dove ho frequentato la Hartford Art School ed ho iniziato ad avere molta attenzione. Recentemente mi sono trasferito a Boston, Massachusettes per cambiare leggermente scenario.

Quando hai capito che saresti voluto diventare un artista?
Suppongo di averlo saputo fin da piccolo, non ho mai voluto fare nient’altro e più o meno non valgo nulla se non quando faccio arte. Sono anche bravo a cazzeggiare però.

La maggior parte degli artisti americani vivono a New York tu invece sei rimasto a Hartford. Osservando il tuo blog Weekend Party Update sembra sia un posto meraviglio in cui vivere e divertirsi. È davvero così?
Hartford è un posto davvero strano, molto piccolo, ma è stato un luogo perfetto in cui essere artista per un periodo della mia vita, sopratutto perchè è fuori dal radar ed è quindi semplice viverci. Ho lavorato a due grandi esposizioni subito dopo avere finito la scuola, dipingendo tutto il giorno e facendo festa tutta la notte. Dovevo soltanto lavorare un pochino ogni settimana per mantenermi. Era veramente cheap, inoltre c’erano un sacco di persone interessanti che non facevano nulla tutto il giorno se non fare feste, con cui ho trascorso i sei anni in cui ho vissuto lì. Weekend Party Update è una buona testimonianza spazio temporale dell’umore generale della città, degli artisti interessanti, progetti, performance e persone che amavo mentre mi abitavo lì. Per un lungo periodo è stato perfetto e divertente, ma poi è giunto il momento di spostarsi così lo scorso giugno mi sono trasferito a Boston col mio ragazzo, ad Hartford avevo esaurito tutto il lato produttivo delle cose. Boston mi piace, è molto simile ad Hartford per certi versi, inoltre c’è molta più arte e poi comunque è sia vicina a New York che ad Hartford.

Ricordo che mi ha colpito un sacco un video che c’è sul blog, quello della piscina, perchè credo che tu e la canzone di Buddy Holly siete assolutamente perfetti...
Il mio amico Grzegorz Surman ed io abbiamo fatto video insieme per un paio d’anni. Volevamo “ glamourizzare” il Connecticut e divertirci allo stesso tempo così mi sono detto: “ Perchè non posso avere il mio reality TV show?” Abbiamo registrato la mia recente festa di compleanno nella piscina a casa di un’amica, abbiamo citato scene di alcuni dei nostri film preferiti con grandi scene di nudo in piscina. Per me è una fantasia inserire la tua vita nei film. Abbiamo usato scene da un classico per me; il documentario di David Hockney “ A Bigger Splash” e l’abbordaggio a bordo piscina di “ Fast Times at Ridgemont High”. La canzone di Buddy Holly Raining in My Heart sembra racchiudere tutt’insieme quella sensazione di desiderare tutto ciò che vedi, reale o finto, ed il fatto di non ottenerlo non ti ferma dal desiderarlo con il passare tragico del tempo ed il sentirsi generalmente triste la maggior parte di esso. Ci sono delle scene cariche di desiderio erotico nel cinema e nell’arte che sono così perfettamente immaginate, che non posso che sentirne la mancanza mettendomi a confronto. Ho voluto vivere questa illusione. Voglio nuotare nudo con quei meravigliosi ragazzi raffigurati da Hockney anche se è assurdo e totalmente surreale. Guardare i film erotici o i video è come vivere un amore non corrisposto, è la negazione di se stessi e nonostante ne sia a conoscenza non demorderò dal continuare a farlo. L’amore non corrisposto è un tema fondamentale per me e la musica pop è estremamente vitale per il mio processo creativo, incluso Buddy Holly.

Qual’è quindi la tua colonna sono mentre dipingi?
Ultimamente sto ascoltando un sacco di musica soul e jazz. Artisti quali; Nina Simone, Della Reese, Mahalia Jackson, Roberta Flack. Mi piace anche ascoltare Judee Sill, Cat Power, Antony and the Johnsons, e i the Byrds.

Ho visto alcune tue foto che ti ritraggono e devo dire che il tuo stile mi ricorda un mix tra Chet Baker e James Dean ma più all’avanguardia, ottima scelta per un mondo moderno suppongo...
Grazie. Mi piace come gli uomini erano soliti apparire. Chet Baker e James Dean erano totalmente moderni.

Nella home page del tuo sito c’è una frase che mi piace e che mi ha colpito: “La mia priorità numero uno in questi giorni quando dipingo o nella vita sociale è d’innamorarmi senza discernimento morale.” Me ne parli?
Sto solo cercando di esistere qui solamente in termini estetici. Questo é lo scopo dell’estetismo; l’avere fede nello stile sopra la sostanza. Inoltre credendo che lo stile sia essenziale rigetto l’idea di coloro che credono che dovrei riservare l’amore per qualcosa di misteriosamente puro e vero, anziché per la mera attrazione fisica. Che si fottano! In nome dell’arte devorrò i miei sforzi al grandioso fugace desiderio sessuale. Sto cercando di sistemare i miei desideri per l’uomo perfetto ed il quadro perfetto allo stesso livello, perchè credo che queste due ricerche siano per me inequivocabilmente correlate. Viviamo in un mondo in cui le immagini, soprattutto quelle fotografiche, cercano di riprodurre e sostituire la nostra realtà e tutto ciò che è osservabile. Le fotografie operano per catturare, catalogare e rappresentare tutto ciò che può essere visto, alimentato dal desiderio di trattenere tutto ciò che abbiamo sempre voluto trasformandolo in qualcosa di piatto, a portata di mano e facilmente consumabile. Alla base del mio lavoro di pittura c’è l’amore ed il desiderio di essere amato, ovviamente l’arte non ti può amare, ma forse qualcuno può percepire l’amore osservando il mio lavoro.

Spiegami una cosa sei mai stato innamorato dei soggetti che hai dipinto? Nei loro occhi è come se si percepisse una sorta d’attrazione...
Chiedo alle persone di posare quando sono fortemente attratto da loro. Questo è una sorta d’amore. Amo il modo in cui mi guardano, posso immaginare una sorta di coinvolgimento romantico. L’unica richiesta ai soggetti che ritraggo seduti di fronte a me, è quella di guardarmi come se mi desiderassero ardentemente. Faccio molte foto di riferimento, chiedo di flirtare davanti alla macchina fotografica. Ho stranamente sperimentato una minima resistenza alla mia richiesta di farmi da modelli, sopratutto considerando che li cerco solitamente eterosessuali. Quella tensione è un grande eccitante.

Hai detto: “Voglio innamorami di quadri ancora ed ancora ed esigere indietro solo il cuore infranto”. Questo è un amore alla Dorian Gray solo che mi sembra ancora più masochista, non trovi?
Sì quella era l’idea generale. Amo il Ritratto di Dorian Gray per molte ragioni. Oscar Wilde scrive squisitamente nel libro libro quali sono i suoi credo e i requisiti che la grande arte deve avere. Inoltre la storia rivela le possibilità di una vita animata investita in una cosa inanimata; il quadro. Dorian Gray mostra in maniera meravigliosa quanto è complicato il nostro rapporto con i quadri.

Ok ma oltre al cuore infranto ci sarebbe anche una grande mancanza a livello sessuale...
Non sono così interessato a far sesso più di quanto m’intriga l’eventuale possibilità di farlo. È l’immaginare, il rincorrere ed il desiderare ciò che non hai dove sta tutta la potenzialità erotica. È da qui che si genera la forza che origina l’intero mio progetto.

Credi che quindi che l’amore spezza il cuore?
Quasi sempre, sì, eventualmente.

Amore, pittura e moda come fanno secondo te ad essere correlate?
Credo che tutte siano in gioco per promuovere l’individualismo ed il romanticismo. Gli artisti e gli stilisti fanno cose simili. Entrambi rifanno il mondo in base a come loro vorrebbero fosse visto. Promuovono un look, una visione e si distinguono per il loro modo unico di farlo. Gli artisti che apprezzo cercano di ottenere una risposta emotiva dal pubblico che li osserva, o per lo meno cercano di usare le emozioni come argomento, ed è simile con ciò che ritengo una bella moda. Credo che Raf Simons sia sorprendente, anche Marc Jacobs e Stefano Pilati. Ci sono persone come Coco Chanel, Ossie Clark e Isabella Blow che credo siano stati dei personaggi affascinati che abbiano vissuto le loro vite in un completo romanticismo. La pittura e la moda condividono il desiderio come motivazione e da qualche parte c’è anche il fattore amore. Certo nella moda se nessuno compra la tua borsa o le tue scarpe, allora sei finito. Non mi dovrò mai preoccupare di questo...

Citi spesso il romanticismo, ed io la prima volta che ho visto i tuoi quadri ho pensato a quanto ci fosse di romantico, sei d’accordo con me che ne sono colmi?
Sì. Mi piacerebbe che l’arte contemporanea rischiasse tornando al romanticismo. Questo è ciò che io sto cercando di fare.

Mi racconti come nasce l’idea di progetti come True Love e Fierce Doubt?
Questi sono i titoli delle mie due ultime mostre. Ho semplicemente pensato che suonassero come frasi accattivanti e che racchiudessero in un certo senso lo scopo del mio lavoro. Volevo che l’osservatore provasse lo shock di riconoscere il suo vero amore, seguito subito dal dubbio dopo aver visto così tanti “True Loves”. È come credere in te stesso e nell’amore ma poi non così tanto. True Love, alla Real Art Ways, è stata una mostra euforica, sognatrice, scintillante di romanticismo ritrovato. Fierce Doubt che è stata vista nello stesso periodo al New Britain Museum of American Art, invece era più intima, umorale e più cupa come se chi stava osservando i quadri avesse perso lo sguardo fisso del proprio amore e la connessione tra i due fosse quindi ostacolata.

Se dovessi collocare uno dei tuoi quadri direi che sarebbe perfetto in una casa negli Hamptons sopra il camino nella camera padronale, se potessi ovviamente permettermi di vivere lì.
Ho visto i miei lavori appesi così ed è fantastico.

So che per te le canzoni tristi sono le migliori canzoni pop, quali sono le tue preferite?
"Hey, Thats No Way to Say Goodbye" di Leonard Cohen;
"Slow Graffiti" dei Belle and Sebastian
"Round the Bend" by Beck
"I Don't Want To Get Over You" dei The Magnetic Fields
"He Needs Me" di Nina Simone
"I Told Jesus" di Roberta Flack.
Ce ne sono così tante....

Descriveresti il tuo lavoro come sentimentale e forse anche un pò nostalgico?
Sì è intenzionalmente così. La nostalgia è sempre presente. Credo che influenza sempre il modo in cui guardiamo un quadro anche dopo un breve periodo di tempo, non cerco mai di evitare la nostalgia nei miei quadri anche se personalmente non sono una persona nostalgica. Cerco solo di non chiudere con gli eventi del passato, e con le passate esperienze, gli amici o gli amanti. La nostalgia può anche essere tossica. Il mio lavoro è sentimentale, ma ciò forse è determinato dal fatto che l’amore è l’argomento dei miei lavori allineato ai valori della musica pop e del cinema.

Stai lavorando a qualche nuovo dipinto?
Sto facendo dei nuovi ritratti, alcuni di nudo e sto prendendo alcuni still da film da cui poi farne dei quadri. Ho preso molta ispirazione dalla miniserie Brideshead Revisited e da Women in Love di Ken Russell. La mia prossima mostra è quest’autunno a Boston alla Chorus Gallery, sono molto contento.

Hai un sogno ricorrente?
Tutti i miei sogni sono sogni bagnati...

martedì 21 aprile 2009

Robert Flynt - Interview


Le fotografie di Robert Flynt trasumano ambiguità, quando le vediamo per la prima volta alla mente ci tornano un sacco di altre immagini tratte dal nostro passato e per questo ci sembrano già famigliari. La caratteristica noir ed il significato volontariamente oscuro che le caratterizzano, potrebbero far pensare di trovarsi di fronte a delle vecchie fotografie magiche, trovate in una logora scatola di velluto nero in una polverosa soffitta di una casa abbandonata. Robert combinando immagini di uomini contemporanei con altre che sono riprese ed evocano un passato ed una memoria, offre riferimenti spirituali, esami medici, ipnosi, sessualità, morte, corporalità, dislocazione in un continuo dialogo tra il passato ed il presente, che ci fa sentire parte di tutto questo.

Com’eri da bambino?
Suppongo che dovresti chiederlo a mia madre! Sicuramente ero brillante con un buon comportamento, pieno di riguardo, rispettoso, adorabile e precocemente erudito e spiritoso, ma probabilmente ero anche un miscuglio di tutti quei più fastidiosi, egocentrici ed arroganti vizi. Sono stato fortunato ad essere cresciuto in una famiglia amorevole, che mi ha sempre dimostrato supporto, in un città studentesca del New England con un enorme quantità di attività culturali, una sorta di Urbino americana. Attraversata la strada della casa in cui sono cresciuto c’era un piccolo museo d’arte che ha il più bel Piero della Francesca che si trova fuori dall’Italia. Per favore non avvertire le autorità, non potete averlo indietro!

Quando ti sei accorto di voler usare la fotografia come mezzo espressivo?
Sono sempre stato circondato dalla fotografia, la mia prima macchina l’ho avuta a 6 anni. Mio padre è un fotografo amatoriale di talento mi ricordo che lo aiutavo nella sua camera oscura che si era costruito fin da bambino. Era magico. All’inizio non ho considerato la fotografia come un mezzo “serio”, tanto che sono andato alla scuola d’arte per diventare pittore. Ho continuato ad usare la fotografia, ma non l’ho considerata la mia più importante forma d’espressione fino a quando non mi sono trasferito a New York nel 1980, quando divenni coinvolto nella performance art e nella scena “downtown dance”. E per il fatto che io non abbia mai seguito un singolo corso di fotografia, mi sento ancora un impostore.

Quindi sei sempre voluto diventare un’artista?
Sì. Credo di sì. Mio nonno dipingeva e disegnava tutto il tempo, lo stesso che faceva un mio zio. Sono sempre stato incoraggiato fin dalle elementari.

Come mai la morte sembra avere un tale impatto nelle tue fotografie?
Non credo abbia un impatto così grande, è più sull’idea della presenza e dell’assenza, del ricordo e della perdita. Certamente la morte costituisce una grande parte di tutto questo che diventa sempre più viscerale con gli anni. Inoltre vivere a New York durante il picco della crisi d’emergenza AIDS ha avuto un enorme impatto su di me. Il legame tra sesso e morte era abbastanza viscerale allora. Credo inoltre che quando faccio una foto di una lapide, o di un ritratto in un cimitero, tutto ciò rende ancora più forte il concetto.

Che cosa reputi sensuale ed erotico?
Questa domanda avrebbe bisogno di moltissimo tempo per essere risposta e sarebbe indubbiamente imbarazzante. Credo che sia tutto nel mio immaginario. Guarderei lì.

Col fatto che tu usi la morte e l’erotismo, credi che qualcuno possa fraintenderti; come se tu cercassi di esorcizzare la morte con l’erotismo?
Sono sicuro che la gente fraintenda sempre le mie intenzioni, ma credo che esorcizzare sia la parola sbagliata, forse userei re-interpretare. Un artista non può essere completamente responsabile di tutte le letture che possono essere fatte su una sua opera ed inoltre non credo che si possa esorcizzare la morte con l’erotismo, si può?

Sono sempre stato affascinato dalle vecchie lapidi e tombe, tu che cosa ci trovi d’interessante?
È da poco che m’interesso ai cimiteri nuovi e vecchi. Ciò che m’interessa in questo momento è di come la fotografia è usata in questi luoghi, cosa che non è assolutamente solita negli Stati Uniti, come invece lo è nell’Europa del sud. Sono affascinato dal concetto di una fotografia utilizzata come marchio commemorativo e dal pathos e dalla sentimentalità che ne genera. In un certo senso è simile ma anche differente dall’uso del decoro e della scultura nel cimitero che ha il suo affascinate vocabolario, che noi solitamente vediamo come kitsch. Non so dove tutto questo mi porterà oltre all’uso della fotografia trovata lì, che è già di per se un tema carico.

Quello che mi piace delle tue fotografie è questo sensazione dark che provocano quando le osservo di sesso, morte, forza, ricordo, tradizione, leggerezza era questa la tua intenzione fare provare tutte queste differenti sensazioni alle persone?
Sì! E di più!

Non credo che voi lo abbiate in America ma qui in Italia c’è una vecchia tradizione, non più così usata, che quando una persona muore la famiglia del defunto da come “ricordino” un ritratto della persona deceduta a coloro che la conoscevano. Ricordo che mia nonna ne aveva una scatola piena e non le gettava perchè avrebbe portato male. Credo di avere ancora quella scatola da qualche parte...
No. Noi non l’abbiamo, per lo meno non nella noiosa cultura Protestante in cui sono cresciuto. Sembra una cosa fantastica. Dove le posso trovare? Posso avere le tue?

Mi piace la leggerezza che scaturisce da alcune foto che hai scattato sott’acqua dove nonostante ci sia il silenzio creato dall’acqua, si può percepire comunque una certa tensione, come è nata questa idea?
Mi sono sempre piaciuti i disegni che Robert Longo ha fatto negli anni ‘80 dove le figure sembrano sospese, inoltre sono sempre stato affascinato dall’acqua per la sua mancanza di gravità, per il mistero e la sensualità. Così mi sono fatto prestare una macchina fotografica subacquea da un amico ed ho fotografato dei ballerini in una piscina.

Di solito quanto tempo impieghi a creare uno dei tuoi lavori dal giorno dello shooting alla fine del lavoro di post produzione?
Dipende, il vecchio lavoro che era incentrato prevalentemente sulla camera oscura era più lungo, ma più intuitivo e spontaneo. Scatterei sott’acqua ogni qualvolta ed ogni volta che posso permettermi un’intera piscina ed alcuni ballerini. Ricordo che, dopo aver fatto quegli scatti sott’acqua, ho portato il materiale nella camera oscura ed ho iniziato a lavorarci o forse dovrei dire a giocarci, quindi direi che potrebbe volerci da qualche settimana a qualche mese. Adesso lavorando principalmente in digitale il lavoro è più rapido, a volte bastano pure un paio di settimane. Lavoro incostantemente, posso fare delle foto e non metterci mano per diversi mesi e poi lavorarle fino ad ultimarle. Di solito dico ai miei modelli di non aspettarsi risultati se non entro un anno anche se alla fine di solito il tempo è minore.

Dove trovi la tua inesauribile fonte d’ispirazione?
Vorrei sentirmi sempre inesauribilmente ispirato! Sembra che la mia ispirazione si evolva più che apparire improvvisamente come la luce di un lampo. Il corpo di un lavoro sembra portarmi in un altro, anche se devo dire che sono spesso ispirato dalle performance in particolar modo dal ballo post moderno. Ho collaborato con tantissimi artisti del campo e spesso l’ispirazione e le nuove direzioni che intraprendo derivano da questo.

Mi hai detto che hai studiato Roma, cosa ricordi con piacere di quel periodo?
Ho tanti bei ricordi che continuano a tornarmi in mente e cercano di farmi tornare in Italia ed in particolare a Roma, che in un certo senso è dove ho avuto la mia educazione artistica, avendo avuto il privilegio di studiare nella vostra capitale pittura e stampa per due anni alla fine degli anni settanta. Roma era molto più trasandata, come lo era New York, adoravo camminare a caso in tranquillità ed imbattermi nel Pantheon o Santa Clemente o Villa Giulia, e vedere quel sorprendente lavoro con i miei occhi, e non come i turisti vedono l’Europa in una settimana.

Qual è la cosa di cui preferisci circondarti?
Buoni amici, buon cibo e buon vino. Non necessariamente in quest’ordine.

Avresti paura a camminare di notte da solo in un cimitero?
Dubito, anche se non ho intenzione di andarci di notte, non potrei vedere le fotografie!

mercoledì 4 febbraio 2009