mercoledì 29 dicembre 2010
Jonathan Hobin - Interview
Le fotografie di Jonathan Hobin navigano nel lato più dark dell’infanzia, dove vecchie filastrocche celano capricci di bambini non poi così innocenti quanto potremmo pensare o dove eventi terribili, che hanno segnato i nostri decenni, si sono trasformati in giochi infantili. Immagini facilmente fraintendibili e scomode a molti, un modo differente di vedere l’infanzia ed il mondo ludico che la caratterizza, dove i bambini sono forti. The Kids Are Still Alright.
Il lato oscuro dell’infanzia è qualcosa che mi ha sempre affascinato, che cosa pensi di questo tema? Che infanzia hai avuto?
L’infanzia non è stata per me un periodo piacevole. Nonostante sia cresciuto in un ambiente molto amorevole e solidale, spesso ero confuso e solitario. A causa di un continuo senso di colpa sono sempre stato un bambino introspettivo e tutto ciò ovviamente è stato per me problematico. Sostanzialmente, se pensavo a lungo a qualcosa, la mia mente era solita vagare all'interno di tutte le possibilità oscure che ppotevano presentarsi. Probabilmente tutto è successo per una serie d’esperienze che mi sono capitate durante la mia prima infanzia. Puoi chiamarla perdita d’innocenza, ma credo che la maggior parte delle persone vivano un’esperienza che li sveglia dalle realtà più dark del nostro mondo. Il cambiamento può avvenire in qualsiasi momento e credo che il mio forse sia avvenuto un pochino prima del solito. Questo cambiamento nella mia mentalità è ciò che mi ha permesso di sperimentare sia l’euforica gioia dell’infanzia, sia la paura che ne deriva dalla totale assenza di esperienza e di abilità nel risolvere il problema. L’ignoto era terrificante per me ed ho cominciato ad essere molto conscio del mondo che mi stava attorno fin da piccolo. Credo che tutto ciò fosse un modo inconscio di proteggermi. Questa mentalità è ciò che mi ha permesso di riconoscere il lato più oscuro delle filastrocche fin da bambino, che poi sono diventate la mia ispirazione per la mia prima serie di lavori, Mother Goose.
Le tue foto mi piacciono molto, credo sia difficile passargli accanto senza provare nulla, per esempio nella serie Mother Goose c’è un sentimento macabro e le espressioni dei bambini sono di apatia ed impassibilità, me ne parli?
La serie Mother Goose si riferisce alla conoscenza sia del lato oscuro che di quello capriccioso della natura dell’infanzia. La maggior parte di noi sono soliti dimenticare velocemente i momenti più scomodi della nostra giovinezza. Tendiamo a creare una fantasia su ciò che è stata la nostra esperienza. Le immagini di Mother Goose sono anche la creazione di una fantasia infantile attraverso la metafora, riflettono sia l’oscurità che la luce. La conoscenza dell’oscurità è qualcosa che ho dovuto accettare come uno dei temi principali del mio lavoro. Le immagini di questa serie all’inizio sembrano innocenti, ma sotto la superficie appare una storia differente, così la morale, che è la chiave di lettura della filastrocca, diventa più chiara. Spero che chi osserva le mie immagini possa quindi rendersi conto che queste tematiche orribili stanno sagomando le esperienze infantili di innumervoli giovani.
Chi sono i bambini che hai usato nelle tue foto? Dove li hai trovati?
I bambini della serie Mother Goose sono tre fratelli a cui mi sono avvicinato dopo la morte del padre. La morte è diventato un tema ricorrente nella loro vita avendo dovuto affrontare la perdita di quattro membri della loro famiglia, tra cui i due nonni nello stesso giorno. Hanno sperimentato un numero di grandi prove nella loro giovane vita e stranamente sono diventati la perfetta rappresentazione e le muse per quel lavoro.
Ricordo che anni fa ho curato lo styling per un servizio con dei bambini e per me è stato un’incubo, non tanto per i bambini quanto per i genitori che erano sul set, hai avuto gli stessi miei problemi?
Adoro lavorare con i bambini. Sono così pazzi che spesso quando li fotografo creano un senso di leggerezza. Sono difficili da gestire, ma devo ammettere che ne vale la pena. Anche per quanto riguarda i loro genitori, la maggior parte di loro sono stati fantastici. Solitamente spiego ciò che farò nel mio lavoro il giorno prima dello shooting per far sì che tutti siano d’accordo sulla direzione artistica. I genitori che sono d’accordo solitamente sono attenti e solidali.
Credo che i bambini si divertano un sacco mentre fanno le tue fotografie, probabilmente sono gli adulti quelli che si posso sentire più infastiditi dalle situazioni in cui ritrai i bambini. Ho ragione?
Per me i bambini capiscono molto più di quanto noi crediamo... Hai ragione, I bambini si divertono mentre scatto le mie fotografie. Si devono vestire ed essere al centro dell’attenzione per un pò. Dopo che tutto è finito si possono rivedere sulle riviste o sulle pareti di una galleria ed anche questo a loro piace un sacco. Alcuni bambini capisco esattamente il contesto di alcune mie immagini e sopratutto a cosa alludono, loro giocano già con le pistole o con le figurine di guerra, per loro non c’è differenza. Molti dei miei critici pensano che l’uso dei bambini nelle mie fotografie sia un abuso, che cosa che per me è ridicola per me è ridicolo. Queste immagini rivelano ciò che i bambini vedono della nostra società e come sia riflessa nei media. Tutto questo mette le persone a disagio e credo che la critica sia solo una reazione sbagliata al loro disagio. I bambini si divertono, ma sono gli adulti che sono complessati.
Mi colpisce il fatto, che le tue fotografie stiano raccontando una storia e sopratutto che siano così colme di dettagli, quanto hai chiara nella tua mente l’idea ed il set in cui vuoi collocare i bambini?
Il soggetto dell’argomento dell’immagine sembra che mi si riveli da solo. I ricordi della mia infanzia mi sono molto vicini così, quando vedo qualcosa nei media, è semplice per me immaginare come questa cosa possa essere percepita da un bambino. Da quel momento inizio a ricreare un set nella mia mente e a riempirlo con cose che erano magiche per me quando ero bambino. Il passo successivo è lo schizzo e poi la raccolta di vestiti e di props. Il set si evolve durante il tempo finché non sento che è finalmente completo nel momento in cui ho deciso di creare la fotografia. Lo vedo quasi più come un quadro foto-realistico che una semplice fotografia. Non so, ma mettere quei bambini in quelle situazioni drammatiche e tragiche, danno a quei momenti che noi tutti conosciamo un senso di bellezza, che dici? Ci può essere bellezza nella tragedia e c’è fragilità in noi come umani. Quella vulnerabilità è ciò ci incoraggia a difenderci l’un l’altro ed è attraverso questo desiderio di proteggerci che riconosciamo il nostro amore l’uno per l’altro. A volte vedere un’immagine scomoda può portarci verso concetti romantici di protezione e amore, che è nascosto sotto forma d’immagine narrativa.
Come mai hai deciso di trattare temi quali gravidanze inattese, abbandono, depressione, solitudine, disordini alimentari?
Sono tutti temi forti... Il fatto è che questi temi pesanti sono le realtà del nostro mondo. Faresti davvero fatica a trovare una sola persona che non abbia dovuto fronteggiare almeno uno di questi soggetti. Non riesco ad esprimere pienamente perchè io sia attratto dall’esplorare queste tematiche ma so che discuterne mi ricorda la nostra determinazione come persone.
Che cosa pensi delle filastrocche?
Credo che abbiano un loro fascino! Adoro il fatto che molte di esse si basino su eventi reali e mi piace come alcuni significati si siano persi col tempo, mi diverte come le stesse filastrocche siano lentamente cambiate per riflettere la società odierna che le racconta. Mi piace come il ritmo delle rime si basi senza dubbio su ritmi tribali che risuonano come molte culture intorno al mondo. Sicuramente c’è un mistero e una sorta di archivio della nostra storia orale. Le trovo molto affascinanti sotto molti livelli.
Nella serie In The Playroom, invece interpreti alcuni traumatici eventi dei nostri passati decenni come l’attacco al World Trade Center dell'11 settembre o la morte della Principessa Diana e ci mostri come i bambini potrebbero reagire a tali eventi. Me ne parli?
Ho preso spunto da eventi che sono accaduti durante la mia vita e li ho riflessi nei giochi dei bambini. Non è un concetto nuovo vedere riferimenti della nostra cultura riflessa nei giochi dei bambini; questo è ciò che caratterizza il gioco, che è uno strumento necessario e che i bambini usano per trattare e capire il mondo intorno a loro, una sorta di prova costumi. Quello che ho fatto è stato esagerare la riflessione di alcuni eventi che sono successi e di come sono stati trattati dai media. Le persone si sentono a disagio quando capiscono che anche i bambini hanno visto queste immagini. I bambini vedono le immagini in tv e nei giornali. La domanda che faccio in queste immagini è “Ci siamo evoluti oltre le favole di Mamma Oca? Sono forse questi nuovi avvenimenti? È la fiaba moderna che mette in guardia l’odierna gioventù?”
Credo che tu sapessi prima di iniziare con questa raccolta d’immagini che avresti potuto essere frainteso, giusto? Qual è la peggior critica che ti è stata mossa?
Ho sentito moltissime critiche da quando ho iniziato ad esporre questo lavoro. Molte delle quali, come puoi immaginarti, sono atroci. Mi hanno detto di tutto, da pervertito a razzista, non posso prendere questi commenti troppo seriamente ma ci sono stati commenti molto più positivi dalla maggioranza delle persone che hanno visto il lavoro in persona. L’unica cosa che trovo dolorosa è quando a una persona che non apprezza il mio lavoro, coglie l’opportunità di insultare i genitori dei bambini che hanno preso parte alle fotografie. Dovrei dire che tutti questi commenti non sono mai stati fatti in nessun incontro sull’arte ma bensì nel mondo dei blog dove l’anonimato protegge le persone dal dover difendere i propri commenti.
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